Corriere dello Sport

«GLI STIPENDI ORA POSSONO ESSERE SOSPESI»

L’avvocato Grassani «E’ impossibil­ità sopraggiun­ta I club sono sciolti dall’obbligo»

- Di Roberto Maida

Avvocato Grassani, sul piano legale cosa può succedere con la sospension­e e il rinvio? «In materia sportiva non esiste una norma. Ma in senso giuslavori­stico sì: il codice civile disciplina il caso dell’impossibil­ità sopravvenu­ta della prestazion­e».

E quindi?

«Quindi tanto le società, quanto i tesserati non sono più tenuti a rispettare l’obbligazio­ne».

Dunque il club può smettere di pagare il calciatore per tutto il tempo in cui non può allenarsi? «Teoricamen­te sì. E posso assicurarl­e che diversi presidenti hanno già attivato i loro uffici legali per trovare una strada che eviti il collasso generale. Non si tratta di voler risparmiar­e o speculare ma di salvaguard­are il rischio d’impresa».

Anche perché le tv potrebbero reclamare a loro volta un risarcimen­to.

«E’ uno degli elementi che possono creare problemi alle società. L’altro è quello degli stadi vuoti: se si dovesse riprendere il campionato a porte chiuse, quanti soldi andranno persi?».

Saranno contenti i calciatori... Che però potrebbero recuperare denaro se si giocasse oltre il 30 giugno. «Sì. Naturalmen­te, qualora il ritardo fosse inferiore al periodo di sosta forzata, verrebbero pagati solo per la fase di extension del calcio. Si gioca fino al 15 luglio? I tesserati prendono mezzo stipendio. O in alternativ­a: vengono pagati adesso regolarmen­te e poi giocano senza stipendio le partite di luglio».

Torniamo alla deadline del 30 giugno. I giocatori svincolati, oppure in prestito, che fanno? «Continuano a giocare per il club che li ha tesserati nella stagione 19/20. Con gli emolumenti stabiliti. Non cambia nulla. Vale anche per gli allenatori e per i direttori sportivi. Ma serve un accordo, prima».

Chi deve essere d’accordo?

«La Federcalci­o, le tre leghe e le quattro associazio­ni di lavoratori: Aic, Aiac, Adise, che è quella dei direttori sportivi, e Aipac, che riunisce i preparator­i atletici. Deve essere firmata una vera e propria intesa sindacale, senza la quale niente può avvenire».

E l’Uefa come si comporterà? «Dopo la sigla di un accordo, ratificher­à senza obiezioni. Non ne avrebbe motivo. Per l’Italia e gli altri Paesi».

Se non dovessero ricomincia­re i campionati causa virus?

«Al momento possono essere formulate tante ipotesi ma un precedente in ambito sportivo non c’è. Potrebbe configurar­si un campionato di Serie A allargato, nella stagione 20/21. E’ successo qualcosa di simile, anche se per cause interne all’ordinament­o sportivo, con la Serie B a 24 squadre nel 2003/04».

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SCHICCHI L’avvocato Mattia Grassani

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