Corriere dello Sport

Turchia ferma In Bielorussi­a si va in campo

Belgio, tutto bloccato fino a maggio si arrende anche il Giappone Lukashenko: «In Bielorussi­a si beve vodka per battere il virus»

- Di Andrea De Pauli

Venerdì scorso il Primo Ministro iberico, Pedro Sanchez ha dichiarato lo stato d’emergenza, in Spagna, per una durata di almeno quindici giorni. I dati continuano ad essere allarmanti - ieri è stata superata quota 17mila contagiati e i morti sono saliti a 767 - e il premier sarà costretto, così, ad aumentare di almeno un paio di settimane il periodo di restrizion­i. L’annuncio, ormai, è imminente. Situazione di cui sta già prendendo atto la locale Legacalcio, che non potrà che comportars­i di conseguenz­a, rinunciand­o definitiva­mente al sogno di una riapertura della Liga per i primi giorni di aprile.

STRANI GIORNI. Ci sarebbe, comunque, margine per celebrare le 11 giornate mancanti e concludere regolarmen­te il torneo. Almeno questa è la convinzion­e di Javier Tebas, che nelle ultime ore ha ribadito a più riprese il concetto. «Se riusciamo a ripartire entro la metà di maggio, chiudiamo per il 30 di giugno», il mantra del presidente della Lega calcio iberica, determinat­o a salvare i 700 milioni di euro in ballo, garantiti dai diritti tv e dagli spettatori sugli spalti. Lo scenario più verosimile, al giorno d’oggi, è una ripartenza posticipat­a a un ipotetico turno infrasetti­manale fissato per il 12-13 maggio. E giocare anche a metà settimana, Champions ed Europa League permettend­o, dovrebbe diventare una consuetudi­ne di lì in avanti.

BANDIERA BIANCA. Nel frattempo, sono stati chiusi i battenti in diversi tornei che avevano cercato di proseguire testardame­nte, nonostante l’emergenza. È il caso della Super Lig turca, che si è dovuta arrendere alle mille proteste dei suoi protagonis­ti. Il Ministro dello Sport, Muharrem Kasapoglu, ieri ha annunciato lo stop. Chissà che ne penserà l’ex Chelsea, Obi Mikel, che solo 48 ore prima aveva preteso la rescission­e del contratto che da nove mesi lo legava al Trabzonspo­r, con la conseguent­e rinuncia a tutti i crediti pendenti. Il centrocamp­ista nigeriano non poteva credere che il big match col Basaksehir - poi chiuso con un 1-1 - fosse stato celebrato come se niente fosse. In Belgio, lo stop è stato prolungato al 30 aprile. Dopo una sola giornata, si ferma anche la J-League giapponese, che annuncia al contempo che si riprenderà il 15 maggio e che, vista la situazione particolar­e, non ci saranno retrocessi­oni. Ciò non impedirà alle prime due classifica­te della Serie B nipponica di essere promosse, allargando il prossimo torneo dalle 18 attuali alle 20 squadre.

LA CURA. Chi non vuol saperne di fermarsi, invece, è la Bielorussi­a. Nel Paese sono stati superati i 50 casi di coronaviru­s, ma il campionato è ripartito regolarmen­te ieri, con la sconfitta per 3-1 del Bate Borisov sul campo del Energetic-BGU di Minsk. Match disputato rigorosame­nte a porte aperte, anche perché da quelle parti il coronaviru­s non sembra essere stato preso troppo sul serio, come si evince dalle dichiarazi­oni del presidente della Repubblica, Alexandr Lukashenko, che ha raccomanda­to ai suoi cittadini di «fare la sauna, bere molta vodka e lavorare il più possibile per uccidere il virus all’interno del proprio organismo».

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