INSIGNE UN CUORE DI NAPOLI 86
Il gesto di donare 100 mila euro agli ospedali ha colpito tutti: si rinnova il legame con la sua gente
NAPOLI
Chi era Insigne e cosa è diventato è scritto nell’aria, in ciò che si avverte, in quella compostezza che sprigiona ora la città - e che si coglie - nonostante ci sia uno stadio chiuso e il pallone abbia smesso di blandirlo. Il tiro a giro di Lorenzo Insigne ha assunto una parabola imprevedibile, ha trascinato (quasi) in un altro mondo, certo in una dimensione assai diversa, dopo essere piombato ai confini della realtà e in prossimità d’una crisi esistenziale difficile da (ri) comporre. Poi qualcosa è cambiato, e forse il contributo l’ha offerto quella espressione sobria, certo assai matura, mostrata ad una Napoli che ha smesso d’essere impaziente dinnanzi ad ogni sua giocata, e ne ha poi percepito una sensibilità soffocata, anzi riservata, perché ci sono cose che si fanno e non si dicono. E Insigne se ne starebbe zitto pure stavolta, se a svelarne il gesto e lo slancio, in questi giorni di sofferenza collettiva, non avesse provveduto il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dribblando la privacy ed esponendo la natura di uno scugnizzo che sa come impegnarsi, con una veronica che appartiene alla propria natura: «Voglio ringraziare Insigne che ha offerto il proprio contributo ed ha devoluto centomila euro per gli Ospedali».
L’UOMO. Insigne avrebbe gradito il silenzio, De Luca lo ha elevato a modello, ne ha rivelato la vera anima, quello di chi nella consapevolezza delle gratificazioni ricevute dal destino s’allunga tangibilmente verso l’universo che lo circonda, tra vicoli e sentimenti che gli appartengono. Ma è stata dura essere Insigne a Napoli, perché (e nel calcio è anche peggio), diventa complicato essere profeta in Patria: a otto anni di distanza dal ritorno da Pescara, dove era andato in prestito per vedere il proprio talento sublimato da Zeman, e dopo essere stato praticamente titolare (quasi) indiscusso con chiunque - da Mazzarri a Benitez, da Sarri ad Ancelotti e infine
I gol col Napoli
I gol con il Napoli di Lorenzo Insigne: è il decimo bomber azzurro di sempre. Ne ha segnati 63 in serie A, 15 in Europa e 8 in coppa Italia; 57 di destro, 12 di sinistro, 2 di testa, 12 su rigore e 3 su punizione.
a Gattuso - il ronzio della diffidenza, del pregiudizio, persino nell’insofferenza l’ha accompagnato in quel mondo che talvolta gli è apparso ostile.
LA SVOLTA. C’è stato un momento, aprile 2019, in cui confessandosi al Corriere dello Sport-Stadio, senza esasperare i toni, anzi esprimendosi con naturalezza, aveva ipotizzato, con sincerità che non sempre viene apprezzato, la pur minima possibilità di uno strappo al cordone ombelicale, perché quando si avvicina il mercato è improssivile escludere qualsiasi inaspettato ribalzo di una trattiva: ma il calcio è allergico alla limpidezza e ne venne fuori un «caravanserraglio», dilatatosi con l’ammutinamento del 5 novembre, con l’apatia di una stagione torbida, in cui il responsabile, sistematicamente, aveva lo sguardo spento di Insigne, sempre più rinchiuso in se stesso. Non bastavano i gol (alla Lazio per accedere alla semifinale di coppa Italia; alla Juventus per liberarsi della storica rivale), né le prodezze, né quell’austero atteggiamento protettivo nei propri confronti: Insigne s’è dovuto spogliare della propria ritrosia, metterci la fascia e la faccia, mostrarsi per quel che è ma sa anche essere, il ragazzo della porta accanto, che entra con leggiadria, come se stesse per disegnare un «capolavoro» all’incrocio, nel cuore della gente con una campagna di sensibilizzazione contro il virus, lanciando un’Idea per il «Cotugno», accomodandosi tra la folla e condividendone le emozioni e le paure. Il calcio non ha memoria, e seppure ne conserva qualche rigurgito poi finisce per smarrirlo, però adesso Insigne sente che Napoli ha cominciato a comprenderlo: sembra quasi sia cominciata una nuova vita, assieme. Mai stati così vicini.
Il momento di crisi definitivamente alle spalle. Lorenzo garanzia per il futuro