PESCARA, IL GUERRIERO MEMUSHAJ NON MOLLA: «PRIMA LE REGOLE»
Il centrocampista albanese vive in casa, s’allena da solo e segue una dieta ferrea: «Tutti insieme ne usciremo» Un appello forte anche dal leader degli abruzzesi
Il balcone di casa, in pieno centro a Pescara, per fortuna è ampio e profondo, inoltre offre un bel panorama: si intravede anche uno spicchio di mare. Il centrocampista biancazzurro, Ledian Memushaj e sua moglie Francesca ci si affacciano spesso per distendere lo sguardo e accantonare i brutti pensieri. Perché la paura è tanta per tutti, anche per un leader qual è Ledian. Un guerriero in campo, ma un essere umano fuori. E come ogni umano anche in lui è forte la consapevolezza che tutti insieme ce la faremo.
Memushaj, ce la faremo, ma come?
«Anzitutto rispettando le regole. Se ci dicono di stare a casa dobbiamo starci. Io sono ferreo in questo comportamento».
Non esce proprio mai?
«Solo per fare la spesa nel supermercato più vicino, per il resto io e Francesca siamo molto diligenti. In questa fase l’importante è che ogni cittadino faccia meno danni possibile».
Com’è la vita casalinga per un calciatore abituato agli abbracci (virtuali, ma anche reali) dei tifosi? «Beh, credo che possiate immaginarlo. Però è un sacrificio necessario e dobbiamo farlo tutti. Certo è che sembra di essere protagonisti di un film: chi avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi davvero nel mezzo di una pandemia?».
Sente i sui parenti in Albania? Tra l’altro nel suo Paese d’origine le cose non sembrano così gravi come in Italia.
«Sì, ci sentiamo. Siamo preoccupati l’uno per l’altro, perché se è vero che qui in Italia l’emergenza è attualmente maggiore, il virus sta arrivando anche lì. Ho raccomandato a tutti di restare a casa. Ci raccomandiamo a vicenda».
Restando a casa che si fa? Potrebbe esserci il rischio di mangiare di più e ingrassare ... .
«Per me no, perché mi controllo sempre e appena mi accorgo di aver messo su qualche etto... mi metto a stecchetta. Comunque, ci alleniamo individualmente, io faccio esercizi (sul famoso balcone, appronfittando del bel tempo, ndc) seguendo il programma del preparatore. Sinceramente la mattina mi alzo piuttosto tardi, verso le 10,30 (un modo per rendere meno pesante la giornata di clausura, ndc), poi tanta televisione, qualche libro e nelle ultime ore sto cercando anche qualche gioco di società che ricordo di aver comprato in passatio, ma... non ricordo dove l’ho messo».
Poi la mente va ... .
«Alla ripresa del campionato, ovviamente, cioè al ritorno alla normalità».
Ha una sua previsione? «Ovviamente no, tutto dipenderà dall’evolversi del contagio. Chiaramente il nostro obiettivo è di riprendere il campionato, saremmo disposti a giocare anche in estate».
Se ne sono dette tante, dall’annullamento ai soli play off all’ipotesi di spalmare la stagione in due: lei che ne pensa?
«Intanto è stata una scelta giusta quella di rinviare gli Europei, a maggior ragione ora sarebbe un delitto non salvare i campionati nazionali, anche per rispetto di chi, come ad esempio il Benevento in B, ha già dimostrato di meritare la promozione. Ripeto, anche a costo di giocare in estate».
E, nel caso, cosa potrebbe cambiare?
«Eh, dopo una pausa così lunga possono cambiare tante cose, però... qualunque cosa sarà meglio del Coronavirus».
Trasferendocidalgeneralealparticolare, cioè al vostro orticello, ultimamenteperilsuoPescaralecose non è che andassero benissimo. «D’accordo, tuttavia se guardate il numero degli indisponibili nelle ultime due partite capite bene
che eravamo in una situazione un po’ particolare. Ma ora bisogna resettare, d’altronde se si riparte sarà tutta un’altra storia. L’importante è che si riprenda, non solo perché è giusto che finiscano i campionati, ma soprattutto perché significherebbe che ci siamo messi alle spalle la pandemia. E questa è la cosa più importante in assoluto».