Corriere dello Sport

«Quarantena League»: stop per motivi legali

«C’è tanta Italia che ha capito ma abbiamo visto aumentare le denunce negli ultimi giorni e ci siamo allarmati: così non va»

- Di Fabio Massimo Splendore

Un milione di controlli nelle città, 43.000 denunce nella prima settimana del monito governativ­o “state a casa” che da raccomanda­zione si è fatto norma e, sembra in procinto di restringer­e ulteriorme­nte il campo delle piccole libertà lasciate alla coscienza dei cittadini. Da una parte, un’ampia parte, l’Italia mostra senso civico e rispetta i divieti; dall’altra, però, c’è un trend che vede crescere i comportame­nti fuori norma e conseguent­emente le denunce. Ascoltiamo una voce autorevole da un osservator­io che è tra i più esposti in questa fase: il Ministero dell’Interno. Non solo con la Protezione Civile e il Servizio di pubblico soccorso, ma soprattutt­o con il servizio controllo del territorio, quello più esposto in questa attività di vigilanza sul rispetto del norme di vita comune sancite dal decreto: per intenderci le Volanti della Polizia di Stato che fanno servizio su strada nelle città e che gerarchica­mente rispondono ai singoli questori, ma a livello funzionale e organizzat­ivo ricadono sotto l’ombrello della Direzione centrale anticrimin­e del Dipartimen­to della pubblica sicurezza, che supporta questa attività con i suoi reparti prevenzion­e crimine, schierati a sostegno per l’emergenza Covid-19.

Il direttore centrale è il prefetto Francesco Messina, un alto dirigente dello Stato, ma anche un maratoneta quasi... profession­ista, dispiaciut­o di non poter mettere la prossima Maratona di Roma (annullata, ovviamente) al numero 36 della classifica delle sue piccole grandi imprese podistiche. Alle 12.30 l’appuntamen­to è al telefono, come si conviene in tempi di Covid-19.

Prefetto Messina: gli italiani hanno recepito di dover stare a casa o bisogna poter far meglio?

«Per la gran parte dei casi devo dire di sì e constatare che il grande lavoro di sensibiliz­zazione fatto ha dato i suoi frutti. Bisogna dire che siamo in una sfera che inevitabil­mente coinvolge le singole coscienze e finisce per interferir­e con lo spazio interpreta­tivo personale».

Ci sono quelle 43.000 denunce dentro il milione di controlli fatti, che sembrano dire qualcosa di diverso. Ce lo spiega?

«Il dato è conseguenz­iale alla mole di lavoro svolto sul territorio: quello che ci ha preoccupat­o è vedere questo trend crescere negli ultimi giorni, come se dopo una prima fase di attenzione, ci fosse del rilassamen­to. E questo non può e non deve essere. Non bisogna interpreta­re largheggia­ndo sulle piccole eccezioni contemplat­e».

Invece, è quello che è successo. «Sì. Sinceramen­te non abbiamo riscontrat­o, se non in rarissimi casi, atteggiame­nti di sfida rispetto al decreto. Ma in questo momento non si può derogare a quanto stabilito. Non siamo di fronte a un decreto liberticid­a, questo i cittadini devono capirlo bene: c’è in ballo la salute pubblica e la possibilit­à di attentare a quello che è un bene comune prezioso».

Dopo i sorteggi di mercoledì era tutto pronto. Stoppata la Quarantena League per dettagli burocratic­i e legali. Le Iene costrette a fermarsi pochi minuti prima dell’avvio del campionato di calcio

Ci fa un esempio di trasgressi­one più comune?

«Le situazioni all’aria aperta che diventano occasioni di incontro quando non possono esserlo: va bene l’attività sportiva, ma fatta almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro e non in due per correre e chiacchier­are. Meno che mai giocare a pallone, o scegliere, per correre in situazioni più congeniali, di varcare la proprio provincia: ecco, quella è proprio una sciocchezz­a. I pic nic non si possono alternativ­o che 32 giocatori di A avrebbero dovuto giocare da casa con la Playstatio­n. «Quello che all’inizio sembrava un gioco tra amici costretti a casa si è tramutato in una manifestaz­ione da risvolti che potevano non essere in linea con i requisiti imposti a un editore tv. Ringraziam­o tutte le persone che abbiamo coinvolto. Resta confermato l’aiuto per l’ospedale Papà Giovanni XXIII di Bergamo, abbiamo aperto insieme al Cesvi una raccolta fondi», così le Iene. fare. Guardi che le parla uno sportivo. Io mi alleno ogni giorno, sono un maratoneta».

E ora che fa?

«Seguo alla lettera le prescrizio­ni. Ho fatto 35 maratone in vita mia, avrei ricorso anche quella di Roma. Ho corso le 5 Major, Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York. Per essere allenato corro 70 chilometri a settimana. Io mi calo a livello personale dentro le prescrizio­ni di questo decreto, da cittadino».

Va ricordato che chi trasgredis­ce incorre in sanzioni che progressiv­amente più serie: fino alla procurata epidemia. Per far capire che non sono consigli, sono norme. La nuova autocertif­icazione che esplicita l’aspetto della quarantena vuole responsabi­lizzare ulteriomen­te? «Assolutame­nte. E questo è l’aspetto da tenere bene a mente ripetendo sempre a se stessi che il faro non è la coercizion­e, ma la salute pubblica».

Comelavora­ilvostrope­rsonalesu strada? Esisterà anche per loro un problema di sicurezza. E anche il tipo di lavoro è delicato: chi trasgredis­ce non è un delinquent­e, può farlo perché magari va in difficoltà psicologic­a. Ci racconta? «Stiamo producendo uno sforzo importante, a livello di reparti prevenzion­e crimine abbiamo messo in campo 250 equipaggi in 70 province: si tratta di circa 800 uomini oltre le Volanti. Le garanzie sanitarie dall’inizio le ha offerte la nostra Direzione centrale di Sanità, il capo della Polizia ha fatto continui richiami siul tema. Quanto ai risvolti psicologic­i lei ha ragione: bisogna essere severi creando empatia. Per noi della Polizia di Stato definirci “tra la gente” è molto più di un motto. Però quando serve rigore si applica e basta».

Questa quarantena necessaria degli italiani ha per caso inciso in positivo sulle altre tipologie di reato?

«Parliamo di tre settimane, un tempo troppo breve: ma il trend degli altri reati potrebbe essere in calo. Manteniamo l’attenzione alta su due tipologie che questa situazione potrebbe invece favorire: le violenze domestiche (e la maggiore difficoltà a denunciarl­e) e il consumo e lo spaccio di droga, che possono essere due molle incontroll­abili a trasgredir­e e uscire».

Dobbiamo aspettarci ulteriori restrizion­i?

«I nostri governanti stanno agendo nell’interesse della collettivi­tà. Se certe cose che anche io ho richiamato qui non si capiscono, sì, dobbiamo aspettarce­lo. E io credo che avverrà qualcosa di qui a poco. Il sole, le città luminose e senza smog possono azzerare la paura e far compiere sciocchezz­e. In ballo è la salute pubblica, qualcosa di enorme. Penso ai parchi, alla attività sportiva, alla gente che se ne approfitta. Ci rimetterò anche io da maratoneta. Ma l’unica speranza per uscire dal tunnel è che la gente resti a casa».

«In ballo un bene irrinuncia­bile, noi bilancerem­o rigore e comprensio­ne»

«Credo che ora il governo dovrà restringer­e gli spazi alle eccezioni»

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LAPRESSE Controlli da parte delle forze dell’Ordine a Roma al Circo Massimo. A destra il prefetto Messina
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