Corriere dello Sport

Cronache dal silenzio

- Di Andrea Cittadini

La Leonessa d’Italia è in ginocchio. Il ruggito è sempre più lieve. Gli ospedali non hanno più posti e gli obitori non riescono più a contenere le salme. «Mai ci saremmo aspettati una devastazio­ne così» ammettono i medici di Brescia impegnati a combattere un avversario invisibile che continua ad avere la meglio. Lo dicono i numeri dei contagiati che aumentano ogni giorno, dal primo caso del 24 febbraio quando un operatore di una struttura per disabili di Pontevico, nella Bassa, risultò positivo al Covid-19. I malati sono più di 3800 e i morti 500. Non c’è più un comune, sui 205, che non abbia almeno una persona infettata. E ora tremano tutti, anche i giovani. Perché il ritornello «si ammalano soprattutt­o anziani con patologie» inizia a non essere più così vero. Il 15% dei morti complessiv­i per Coronaviru­s è residente a Brescia. Ci sono tanti ultraottan­tenni certo, ma nell’elenco troviamo anche 60enni, 50enni e non sempre già con problemi precedenti. La vittima più giovane aveva 38 anni ed era uno dei ragazzi affetti da disabilità che frequentav­a la struttura dove lavorava il primo contagiato della provincia. L’altro giorno è morto anche un secondo ospite della stessa cooperativ­a. Catene che nessuno riesce a spezzare, come accade nelle case di riposo. A Quinzano 18 anziani sono stati contagiati uno dietro l’altro. E sono morti in una settimana. «Non siamo riusciti a proteggerl­i» è il commento del presidente della casa di riposo. Altri sono in condizioni critiche e l’elenco potrebbe drammatica­mente allungarsi.

«Quando arriverà la fine di questo incubo?» si chiede la gente. In una delle città più industrial­izzate di Italia, conosciuta da sempre come la patria del tondino, le più grandi aziende si sono fermate. Anche Beretta, marchio planetario, ha, è proprio il caso di dirlo, deposto le armi. Ieri è arrivato pure l’annuncio che la Mille Miglia, la gara per auto storiche conosciuta in tutto il mondo, è stata rinviata. Da maggio a fine ottobre. Non era mai successo. «È il nostro 11 settembre» ripete il sindaco del capoluogo Emilio Del Bono che implora via internet la gente a rimanere a casa. Anche perché gli ospedali sono al collasso. Agli Spedali Civili, riferiment­o della sanità lombarda, arriva un paziente positivo ogni mezz’ora, alla Poliambula­nza, clinica privata e seconda struttura per numero di posti letto, interi reparti sono stati trasferiti altrove per lasciare spazio a persone affette da Coronaviru­s. All’ospedale di Chiari, ovest della provincia a pochi chilometri

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VI (o Piazza del Duomo) deserta. Il capoluogo lombardo è stato uno dei più colpiti dal Coronaviru­s: la città è sotto assedio
ANSA Piazza Paolo VI (o Piazza del Duomo) deserta. Il capoluogo lombardo è stato uno dei più colpiti dal Coronaviru­s: la città è sotto assedio

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