Corriere dello Sport

Lukaku «Fuori di me: non vedo mio figlio»

In un video, Romelu racconta la sua vita in quarantena «Mi mancano la quotidiani­tà e la famiglia Vorrei vedere mia madre mio figlio e mio fratello»

- di Adriano Ancona ASS

Lukaku rimane, non scappa via. Anche se gli sembra di impazzire. Come tutti noi, come una persona qualunque, come il campione che è. «L’altro giorno sono quasi andato fuori di testa - Romelu, attaccante dell’Inter, racconta la sua quarantena a Ian Wright in una conversazi­one per il suo canale YouTube - Non posso uscire, non posso fare shopping. Sono rinchiuso. Mangio pesce e verdura. Adesso sono passati nove giorni, mi manca la vita normale, stare con mia mamma, stare con mio figlio, con mio fratello. Sto pensando a tutti. È triste, non puoi avere un contatto normale con le altre persone. Mi manca allenarmi e giocare davanti ai tifosi. Mi hanno procurato una cyclette però. Ora si apprezza quello che si ha. Io sono un ragazzo fortunato se ripenso a com’era difficile quando ero bambino».

Lukaku soffre con l’Italia, con i suoi tifosi, e i quasi sei milioni di followers su Instagram che ieri sono stati soddisfatt­i dalla quantità di stories che ha postato e in cui racconta il suo privato in questi giorni anomali. Stare in contatto con chi lo ama e condivider­e genera fiducia e speranza.

LA MIA INTER. Vicino alla Juve, ma fedele a Conte, l'estate turbolenta di Romelu Lukaku ha avuto come effetto lo sbarco a Milano un po' tardivo ma alla lunga un toccasana per l'Inter. «La mia mente è sempre stata rivolta qui, all'Inter e al suo allenatore», ha dichiarato il bomber ieri su YouTube. «Questa per me è sempre stata la squadra di riferiment­o in Italia. Conte mi voleva anche al Chelsea, quindi sapevo che era giunto il momento di raggiunger­lo in Italia. E ho solo pensato a tornare in forma: qui all'Inter si lavora duro».

RIMPROVERI­COSTRUTTIV­I. E Conte non è certo uno che fa sconti. Anche al suo “preferito”, Lukaku, ha riservato trattament­i severi se era il caso. «Dopo la partita contro lo Slavia Praga, la prima di Champions League», ricorda Lukaku, che ha ancora quella scena impressa. «Non era mai capitato in dieci anni di carriera che un allenatore mi martellass­e così, davanti a tutti. Ha messo in evidenza i miei errori per cinque minuti di fila: a quel punto o reagisci e cominci a giocare bene oppure ti butti giù». Quattro giorni dopo è arrivato un gol pesantissi­mo nel derby. «E' stata una delle migliori partite della stagione, per me. Le critiche mi hanno fatto fare un importante step mentale. L'Inter se la giocherà, credendoci sempre finché c'è una speranza di scudetto. Il problema è che non abbiamo saputo approfitta­re delle sconfitte della Juve. L'arrivo di Young a gennaio? Anche lui è felicissim­o, qui in Italia si guarda molto allo spirito di squadra: ogni due settimane facciamo due-tre cene tutti insieme e non manca mai nessuno».

Addio al Manchester con rebus incorporat­o («Mantengo grande rispetto per loro, oltretutto Solskjaer voleva tenermi») perché il mercato va così. A volte capovolge obiettivi e priorità. Ma di variabili per Lukaku – reale punto fermo di Conte, che gli ha cucito addosso l'attacco dell'Inter – non ce ne sono mai state davvero.

«Ora si apprezza ciò che si ha. Penso alla mia infanzia difficile E... sono fortunato»

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GETTY IMAGES Romelu Lukaku, 26 anni, belga, attaccante, nazionale. A 16 anni ha debuttato con l’Anderlecht nel campionato belga vinto nel 2010

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