Gno. Il preparatore dei portieri che era con Corini, ed è rimasto con noi, si è permesso di ricorrere all’associazione allenatori per sottrarsi al lavoro. Un mese fa».
Rispondi tu delle tue affermazioni.
«L’avvocato, hanno chiamato. Non mi far parlare…».
Oddio, mi sembra che tu abbia detto già abbastanza.
«Uno mi ha risposto che lui fa l’osservatore, non il preparatore. Un osservatore da duecentomila euro l’anno».
Il rischio per la salute era altissimo.
«Sì, però lo devi andare a spiegare anche a chi sta chiuso per ore dentro un supermercato, una farmacia, per mille e duecento euro al mese e oltretutto a contatto ogni giorno con centinaia di persone. L’idea iniziale era quella di seguire il protocollo all’aperto in uno spazio privato».
Tornando al punto, oggi sarebbe necessaria una presa di posizione europea, non italiana. «Quale Europa, scusa? Cazzo dici? Quella che ci ha chiuso le frontiere non appena abbiamo registrato i primi decessi. O quella che ci ha dato degli untori? Oppure quella che adesso ci porta ipocritamente ad esempio? Io sono sardo, come lo era Gianni Mura, una perdita grave per la nostra cultura, ho vissuto e lavorato in Inghilterra, negli Stati Uniti, ma adesso mi sento idealmente bresciano. Ammiro i lombardi, il loro rigore, un’indiscutibile integrità morale, torneranno a essere il motore del Paese perché hanno un fortissimo senso del dovere e una dignità a prova di bomba. L’altro giorno ho chiamato un amico dirigente dell’Asl di Cagliari, piangeva perché non ha né strutture, né mezzi. Ed è a corto di mascherine. Ai 180 posti in terapia intensiva della Lombardia la Sardegna risponde con dieci. Ho comprato quindici respiratori e li ho spediti a Cagliari. C’è gente che in tempo di guerra, perché questa è una guerra, specula anche su strumenti necessari. Mi hanno chiesto 25mila euro per un respiratore che di listino viene dai 2.500 ai 3.800 dollari».
«Sulla storia degli staff di Grosso e Corini non è stata detta la verità Due su cinque hanno risposto. E poi non erano tecnici»
«Sono sardo, ho vissuto all’estero. Ma idealmente mi sento Bresciano. Gente che soffre in silenzio e non chiede, vuole solo tornare a lavorare»