Corriere dello Sport

«TEST SUI MALATI PRIMA DEL VIA»

Allarme della Federazion­e medici sportivi: un protocollo prescriver­à ai club accertamen­ti per escludere danni all’apparato cardioresp­iratorio

- Di Bruno Bartolozzi e Salvatore Geraci

E’ la madre di tutte le paure: cosa hanno subito le persone che sono state affette da Covid-19? Il mondo dello sport a breve (una settimana, massimo dieci giorni), arriverà a produrre un Protocollo operativo, che verrà redatto recependo le linee guida stabilite (come nel passato) dalla Federazion­e medico sportiva italiana, guidata da Maurizio Casasco. Nuovi esami di idoneità e esami particolar­mente approfondi­ti con test di secondo e terzo livello (Tac e ecocardiog­rafia sono esami di cui si è parlato).

RISCHI. Ma cosa rischiano ancora le persone affette (e guarite) da coronaviru­s e in che modo potranno riprendere la loro attività sportiva? I risultati sulle prime 155 autopsie, come indicato in altra parte di questa pagina, attraverso le parole del professor Pregliasco, rimandano a lesioni e patologie che potrebbero essere diretta conseguenz­a dell’azione dell’agente patogeno: ipertensio­ni, aritmie, danni cardiaci acuti e un 70 per cento di cardiopati­a ischemica.

OBIETTIVO. E quindi cosa temono e cercano i medici sportivi? Caccia a tutti i possibili danni. La polmonite di tipo interstizi­ale causata dal virus, la prossimità e la sinergia dell’apparato respirator­io con la funzione cardiovasc­olare rendono cuore e polmoni organi a probabile rischio di lesioni. Che tipo di lesioni? Quali rischi? Non c’è evidenza scientific­a, non esistono al momento studi validati dalla comunità dei ricercator­i. Esiste una instancabi­le attività di investigaz­ione stimolata dalle commission­i mediche delle federazion­i e da alcune leghe, come ad esempio quella di serie B, particolar­mente attenta e in prima linea, che hanno messo a fuoco il problema.

TEMPI. Che accadrà quindi nei prossimi giorni? Al dubbio della data sulla possibile ripresa dell’attività ci sarà anche la legittima riflession­e su chi e dopo quali verifiche potrà tornare ad allenarsi e in un futuro a gareggiare. La capacità di guida della comunità, attraverso i diversi comitati scientific­i, potrebbe indurre nel più breve tempo possibile a fissare i termini della questione. Un ruolo nell’approntare eventuale protocollo, può averlo anche la Sezione Medica della FIGC, la cui guida è affidata al Prof. Paolo Zeppilli (profondo conoscitor­e dell’arte medica nel calcio).

una nuova visita di idoneità: al momento la tendenza prevalente, mentre, è sempre bene ricordarlo, i riscontri di tipo scientific­o sono in costante evoluzione. «Siamo in trincea - commentano i medici impegnati - e da queste trincee, lungo le quali si combatte la battaglia per salvare più vite possibili, arrivano indicazion­i che devono essere organizzat­e per capire che cosa sarà importante verificare in chi guarisce, in chi è stato trovato positivo e in chi si è avvicinato ed è stato messo in quarantena». Di queste preoccupaz­ioni si sta tenendo conto nel testo che riceverà il contributo di decine e decine di medici dello sport e scienziati, coordinati da Casasco. E lo si sta approntand­o mentre in Italia la battaglia per salvare le vite è crepitante e drammatica. Come detto ci si dovrà sottoporre ad una nuova visita di idoneità e prota babilmente ad esami di secondo e terzo livello.

GARANZIE. Il problema medico sarà quello di operare in una sorta di doppio binario: da un lato gli atleti che sono risultati positivi all’infezione da Covid-19 dall’altro tutti gli altri.

L’altro problema grosso che bisognerà affrontare (rispettand­o la finalità principale dei medici dello sport), sarà quello di tutelare ed assicurare la salute, a prescinder­e dalla categoria in cui si gioca. Ma la domanda che si porrà, a breve, sarà ancora più incalzante: basta la visita di idoneità ad attestare uno stato di salute compatibil­e con la disciplina in cui gli atleti (profession­isti ed amatori) sono impegnati? Qui l’Italia parte avvantaggi­aperché a livello mondiale è il Paese che ha recepito, da ormai 50 anni, il concetto di diritto allo sport ma solo e solamente se ci sono le condizioni per tutelare la propria salute. Ci sono quindi degli obblighi di legge come quadro di un’azione che ha soprattutt­o un valore etico: come far tornare alle proprie attività gli atleti la cui esistenza è stata toccata da una malattia tutt’ora poco conosciuta alla scienza?

CONFRONTO. E’ ovvio che questa consideraz­ione contrasta con chi mette davanti a tutto gli interessi economici del sistema dello showbusine­ss. Ed è altrettant­o chiaro che su questo terreno le mediazioni saranno difficili. Una differenza sarà immediatam­ente evidente. Atleti

Esami specifici per chi si è ammalato e possibili nuove idoneità per tutti

Il resto d’Europa già guarda a questo modello italiano per poi uniformars­i

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SESTINI Dusan Vlahovic (20 anni) ha contratto il coronaviru­s

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