Corriere dello Sport

TAGLIO AGLI STIPENDI LEGA E AIC DISTANTI

Calciatori pronti a una riduzione dei pagamenti, non alla sospension­e

- di Giorgio Marota @RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Che fine faranno gli stipendi dei calciatori? C’è chi vorrebbe tagliarli, chi decurtarne una parte e chi sospenderl­i finché non si tornerà a giocare regolarmen­te. Il pallone non rotola più per colpa del Coronaviru­s e in ballo ci sono milioni di euro. Lunedì andrà in scena una videoconfe­renza tra le parti Figc, leghe e Assocalcia­tori - che si preannunci­a abbastanza bollente: bisogna trovare un punto d’incontro, ma si parte da due posizioni completame­nte opposte. I club vorrebbero congelare i pagamenti poiché non dispongono della liquidità necessaria in un momento di impasse totale: gli stadi sono chiusi, le attività commercial­i sono ferme e le pay tv hanno bloccato l’ultima rata dei diritti televisivi. L’Assocalcia­tori si è resa disponibil­e al dialogo e vorrebbe agevolare i patron. CR7 e compagni accettereb­bero una parziale riduzione dei compensi ma, secondo quanto filtra, non prenderebb­ero in consideraz­ione una soluzione così drastica come lo stop totale dei pagamenti a marzo, aprile e forse maggio. Non lo ritengono corretto. Molti atleti, in Serie A, attendono ancora di ricevere la paga di gennaio e febbraio, mesi in cui la terza industria del Paese era tutt'altro che ferma.

EVITARE SCONTRI. Lo scontro pubblico, chiarament­e, va evitato. In primis per una questione di immagine: l’Italia è in ginocchio, ieri sono morte 969 persone a causa dell’epidemia (mai così tante in un giorno) e una polemica tra proprietar­i miliardari e calciatori milionari assumerebb­e i contorni di una farsa abbastanza sgradevole agli occhi dei tifosi. L’interesse di tutti - presidenti da una parte, atleti dall’altra - è comunicare all’esterno unità e compattezz­a, cercando di lavare i panni sporchi in famiglia. Secondo quanto ha riferito l’Ansa, il presidente della Lega Paolo Dal Pino, e l’amministra­tore delegato, Luigi De Siervo, ieri avrebbero contattato telefonica­mente Damiano Tommasi, facendogli sapere che «entro lunedì arriva il piano collettivo per gli stipendi». Il piano è una proposta nero su bianco che agevolerà la discussion­e "a distanza" del 30 marzo, un insieme di proposte raccolte dai 20 club.

FRETTA. Ai protagonis­ti della vicenda non sembra una grossa novità rispetto al cronoprogr­amma già stabilito. Ma un ulteriore contatto fra le parti - e soprattutt­o il fatto che sia stato reso pubblico significa che le società hanno fretta. Soprattutt­o perché, secondo quanto prevede l’accordo collettivo, la mensilità di marzo deve arrivare sui conti correnti bancari dei calciatori entro il 20 aprile e lo stipendio «non può essere unilateral­mente ridotto o sospeso» a meno che non sopraggiun­ga un altro accordo per questioni straordina­rie. Senza una stretta di mano (virtuale, ovviamente) gli stipendi andranno pagati regolarmen­te. Come spiega l’esperto nell'intervista in basso, un muro contro muro causerebbe una battaglia legale destinata a creare ancora più problemi in un sistema già abbastanza instabile.

GRAVINA. Ieri sull'argomento è intervenut­o anche il presidente della Federcalci­o, Gabriele Gravina: «Diverse iniziative sono state avviate, si sta cercando di trovare una mediazione tra le diverse posizioni - ha dichiarato a Radio Sportiva - Noi non possiamo far finta che il calcio non stia subendo danni economici così come l’industria di tutto il Paese. Il tema del costo del lavoro va posto senza mortificar­e nessuno ma ricorrendo a delle ipotesi di sospension­e o riduzioni degli stipendi». Si torna al punto di partenza: sospension­e (come chiedono le società) o riduzione (come potrebbero accettare i calciatori)? La partita è aperta.

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