Corriere dello Sport

DELIO ROSSI: CRISI DURA MA BISOGNERÀ RIPARTIRE

Uno dei tecnici più amati del nostro calcio parla dell’emergenza e si augura di uscirne quanto prima «Ricomincer­ei da dove ci si è fermati. Anche il prossimo anno per portare a termine i campionati. Non si possono cambiare le regole del gioco in corsa»

- di Giancarlo Febbo

Delio Rossi, in tempi di Coronaviru­s, quasi quasi vorrebbe annoiarsi, ma non può perché la moglie Rosaria lo tiene bello attivo. «Mi fa fare i servizi, ieri ho dovuto passare l’aspirapolv­ere. Poi vado a fare la spesa, badando bene – sorride - di comprare tutta l’amuchina che posso». Con loro, nella residenza capitolina, c’è anche la figlia più piccola, Giulia, 22 anni, mentre i più grandi, Dario, che lavora con il Milan, e Greta, che è sposata, abitano sempre a Roma, ma in case diverse, poi alla sera si sentono sempre per telefono. Ma il tempo da ingannare è tanto, quindi lo si può immaginare incollato davanti alla tv a guardare partite di calcio, anche di repertorio.

Delio, lo fa davvero?

«Ma no, non guardo vecchie partite, perché penso più al futuro che al passato».

E dove si vede nel futuro, su qualche panchina?

«Speriamo di sì, anche perché io so fare solo quello. Speriamo, anche se sembra che da un po’ si siano dimenticat­i di me».

Ultima esperienza lo scorso anno a Palermo.

«Mi avevano ingaggiato per fare i play off, poi è successo quello che è successo».

Comunque i rosanero a quel traguardo li aveva portati, significa che Delio Rossi è quello di sempre?

«Io credo che ci siano due categorie di allenatori, quelli che ottengono i risultati e quelli che non ci riescono».

Lei, ovviamente, appartiene alla prima categoria.

«Beh, in fondo lo dice la mia carriera. Ma, attenzione, io per risultati intendo il raggiungim­ento degli obiettivi societari, che siano vincere un campionato o salvezza o valorizzaz­ione dei giovani. Quando lavoro non dimentico mai di essere un dipendente, quindi assecondo gli indirizzi societari».

Essendo superfluo domandarle se le manca la panchina, le chiedo: allenerebb­e anche in C? «Talvolta ho fatto anche scelte in controtend­enza, la C magari sarebbe un problema, ma solo perché non conosco la categoria, non per altro».

Comunque, l’anno prossimo la rivedremo al lavoro?

«Speriamo di sì, soprattutt­o speriamo che ci sia il campionato… ».

Lei cosa pensa?

«E’ una situazione talmente anomala che non si possono fare previsioni, se non le fanno gli scienziati figurarsi se posso io. Dobbiamo solo vivere alla giornata e non fare progetti a lungo termine, non siamo in condizione. Tra l’altro, non è che l’emergenza possa finire di punto in bianco, in ogni caso ci sarà un periodo di assestamen­to».

Non crede che certe abitudini cambierann­o per sempre? Ad esempio, rivedremo mai gli stadi pieni, con gente seduta a stretto contatto dopo che ci si è abituati a salutarsi a un metro di distanza e con le mascherine? «Io sinceramen­te gli stadi di nuovo pieni me li immagino, anche perché le cose brutte si dimentican­o prima di quelle belle. La mia certezza è che tutto tornerà come prima, non so quando, ma tornerà».

Nell’immaginari­o collettivo il mondo del calcio sembrava immune da tutto, invece... anche i giocatori contagiati.

«Il fatto è che non ci sono ancora riferiment­i medici precisi. Prima si diceva fosse solo una forte influenza, poi il pensiero comune è cambiato, insomma, chiunque azzarda sbaglia. Certo, gli atleti hanno difese immunitari­e superiori, quindi probabilme­nte ne usciranno prima di altri, ma nessuno è immune».

Certo che a queste condizioni i campionati faticheran­no a ripartire: lei cosa farebbe?

«Li farei ricomincia­re, quando sarà, se serve anche il prossimo anno, da dove è stato interrotto. Dopo che la palla ha iniziato a rotolare non si possono cambiare le regole del gioco. D’altronde hanno spostato anche gli Europei e le finali delle Coppe europee: ragazzi, siamo in mezzo a una pandemia, non è un problema solo italiano».

In Italia, in B, c’è il Benevento che ha un vantaggio stratosfer­ico, difficile da ricordare a memoria d’uomo. Ora, a parte che non sarebbe morale vanificare il tutto, è abbastanza strano per una categoria in genere così equilibrat­a. «Eh sì, evidenteme­nte la serie B non si smentisce mai, è sorprenden­te anche in questo. Comunque, a parte il Benevento, il resto è tutto uguale, con tante squadre racchiuse in pochi punti. Come al solito si sarebbe deciso ad aprile anche stavolta».

Invece non si giocherà. E la serie A come sarebbe finita in condizioni normali, chi avrebbe vinto lo scudetto?

«La Juventus è la più forte, quindi più che vincere un altro lo avrebbero potuto solo perdere i bianconeri, magari per la questione Champion’s. Chi? Forse più la Lazio che l’Inter».

Intanto il Napoli, seppur fuori dalla lotta, si stava riprendend­o: che ne pensa di Gattuso?

«Di Rino penso solo bene, lo conosco da sempre, è stato giovanissi­mo un mio giocatore. In realtà molti degli attuali allenatori sono stati miei giocatori».

E quali?

«Oddo, Simone Inzaghi, Breda, Liverani, Marcolini, Grassadoni­a e forse anche qualche altro».

Chi le somiglia di più? «Caratteria­lmente Breda, tecnicamen­te Liverani».

Cosa le piacerebbe fare quando tutto sarà finito?

«L’ideale sarebbe allenare il Real Madrid, ma dubito che mi chiamino. L’importante è che qualcuno mi chiami».

«Le cose brutte si dimentican­o più in fretta di quelle belle. Ecco perché mi immagino tra qualche tempo di nuovo stadi pieni»

Delio Rossi, è nato a Rimini il 26 gennaio del 1960

«Lo scudetto? Solo la Juve avrebbe potuto perderlo Magari a vantaggio più della Lazio del mio allievo Inzaghi che dell’Inter»

«In B il Benevento di altra categoria Ma per il resto il torneo cadetto non si smentisce mai. Tutti in gioco sino alla fine»

Lei non ha il procurator­e?

«Mai avuto. Ho solo il mio telefonino».

In realtà dovrebbe ricordarsi di tenerlo acceso, visto che è quasi sempre spento (noi lo abbiamo chiamato su quello della signora Rosaria, ndc).

«Sì, in effetti sì, in ogni caso possono sempre chiamarmi su quello di mia moglie».

«Fare pronostici ora è impossibil­e Sarà necessario adeguarsi alle valutazion­i degli scienziati e delle autorità»

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 ??  ?? Da sinistra Delio Rossi alla Salernitan­a. Poi con Brocchi alla Lazio e alla guida del Palermo, ultimo club in cui ha allenato sino al 2019
Da sinistra Delio Rossi alla Salernitan­a. Poi con Brocchi alla Lazio e alla guida del Palermo, ultimo club in cui ha allenato sino al 2019
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