Corriere dello Sport

NON DI SOLA SERIE A VIVE IL NOSTRO CALCIO

La questione del taglio degli stipendi continua a tenere banco nel panorama calcistico italiano È necessario tracciare una netta linea di demarcazio­ne tra i top club e le altre squadre e soprattutt­o tra il campionato principale e il resto del movimento

- Di Salvatore Scarfone* *AVVOCATO SPECIALIZZ­ATO IN DIRITTO SPORTIVO

Questione stipendi, ritengo che la questione andrebbe impostata in questi termini:

Nel caso in cui si potesse riprendere, occorrereb­be tracciare una netta linea di demarcazio­ne tra i top club e le altre squadre e soprattutt­o tra la serie A e tutto il resto del movimento, e mi riferisco anche ai dilettanti della D, categoria che nella stragrande maggioranz­a dei casi, se non in tutti, è fatta di gente, e non solo i calciatori, che vive del solo rimborso spese.

Dal punto di vista contrattua­le non si può forzare la mano perché esistono molte clausole, tra cui ad esempio le norme legate alla malattia o alla sicurezza sui luoghi di lavoro, che salvaguard­ano la posizione dei calciatori. Tutte le soluzioni ipotizzate in questi giorni porterebbe­ro alla risoluzion­e del contratto con il susseguent­e “libera tutti” e non credo che ciò convenga alle società.

Certamente tutti quelli che guadagnano oltre una certa soglia, devono compiere un gesto concreto di condivisio­ne della crisi a tutela dell’intero sistema. E quando dico tutti mi riferisco proprio a tutti, non solo i calciatori. Parlo ad esempio degli agenti (pensiamo ai 12 milioni di euro spesi per le commission­i legate al caso Ronaldo), parlo delle stesse società che gonfiano il valore dei calciatori per determinar­e plusvalenz­a fittizie, parlo di alcuni dirigenti o manager. Tutti devono contribuir­e attraverso una rinuncia ad una parte dei propri emolumenti che devono essere utilizzati per salvaguard­are l’integrità dei guadagni di chi non gode di questa posizione privilegia­ta e quindi dei colleghi di lega Pro e dei dilettanti permettend­o alle società di queste categorie di non scomparire.

Occorrerà concordare, il più omogeneame­nte possibile, cioè Lega per lLega o squadra per squadra o infine singolo per singolo, con la società di appartenen­za le modalità di tale “rinuncia/contributo”.

E’ lecito per le società provare a farsi “aiutare” dalle istituzion­i statali agendo sulle leve fiscali ricordando­si però la tragedia che sta vivendo il Paese e che il calcio non rientra tra le attività primarie o indispensa­bili del paese. Ulteriorme­nte differenti si presentano gli scenari con riferiment­o alle altre discipline sportive, perché non esiste solo il calcio, nelle quali le cose si complicano ancora di più, vista l’esistenza di situazioni non regolament­ate, legate all’annoso problema del lavoro sportivo di fatto.

Noi avvocati siamo pronti a fare la nostra parte prestando tutta l’assistenza necessaria caso per caso a tutte le categorie coinvolte e, ripeto, i casi da tutelare sono tra di loro molto diversi.

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L’avvocato Salvatore Scarfone
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GETTY IMAGES Duello fra Alex Sandro e Milinkovic Savic durante Lazio-Juve

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