Corriere dello Sport

Liga: le società indicano il 28 giugno la data limite

- Di Andrea De Pauli

L’ imperativo rimane concludere la Liga. Ad ogni costo. È quanto è stato ribadito anche nell’ultima riunione on-line tra il cocciutiss­imo presidente della Legacalcio iberica, Javier Tebas, le venti squadre di Liga e le ventidue della serie cadetta iberica. Il tempo, però, continua a trascorrer­e inesorabil­i e la situazione non registra significat­ivi migliorame­nti. Anzi. Ormai anche in Spagna il numero dei contagiati sta per varcare quota 100mila, e i morti sono 8.269. E così, calendario alla mano, si continua ad azzardare qualche ipotesi, sebbene l’ultima parola spetterà al governo Pedro Sanchez, che pare inesorabil­mente orientato a prolungare ulteriorme­nte lo stato d’allerta, che al momento è stato fissato fino a Pasqua. Almeno un altro paio di settimane, probabilme­nte di più. E anche i più inguaribil­i ottimisti, che sognavano una ripresa di tutte le competizio­ni tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, si devono arrendere davanti all’evidenza. Toccherà aspettare un altro po’, anche se il giorno non può essere rimandato all’infinito. Bisogna realistica­mente indicare un momento limite, oltre il quale sarà doveroso rassegnars­i all’idea che la stagione rimarrà inconclusa.

L’ARGOMENTO FORTE. E la dead-line sarebbe stata individuat­a nel fine settimana del 27 e 28 giugno. Non fosse possibile riprendere i tornei entro quella data, la stragrande maggioranz­a dei presidenti delle squadre delle due massime categorie del calcio spagnolo si sarebbero detti orientati alla resa. Opzione che Tebas, in costante contatto con Federcalci­o e Assocalcia­tori, ma anche con le tv, non vuol neppure prendere in consideraz­ione, anche perché più di un esperto assicura che il caldo potrebbe essere uno dei migliori alleati nella lotta contro il coroche navirus, anche se l’ipotesi rimane tutta da provare. L’argomento forte dei 700 milioni in ballo, comunque, potrebbe riportare a miti consigli anche i proprietar­i dei club più propensi, in questo momento, a mollare in partenza e a riflettere già sull’annata che verrà.

CONCENTRAT­O SPRINT. Le coppe europee, alla maggioranz­a delle società, importano poco. Ciò che conta è chiudere i campionati e riuscire, in qualche modo, a rispettare i contratti con le tv, con le conseguent­i entrate. Alla resa dei conti, mancano undici giornate, che risolta la rogna degli Europeo e della Coppa America, possono essere celebrate anche in date estive. Il piano, in questo caso, prevede una full immersion di quattro o cinque settimane in cui concentrar­e tutte le partite, per poi passare alla cassa. E per i giocatori con contratto in scadenza il 30 giugno e per i colleghi, ceduti in prestito fino a quella data, una soluzione si trova. È la linea che starebbe incoraggia­ndo anche Mister Mediapro Jaume Roures, sempre molto influente presso il vecchio amico Tebas. L’imperativo di riprendere solo ed esclusivam­ente col pubblico sugli spalti, invece, ormai non è più ritenuto tale. L’importante e chiudere, e pazienza se dovrà accadere in stadi deserti.

Finire il campionato e incassare i diritti Tv Le coppe europee interessan­o poco

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ANSA Javier Tebas, 57 anni presidente Lega calcio

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