Corriere dello Sport

Emozionand­o

Comanda i 200 stile libero per tre vasche. Lascia alla cinese Jiaying Pang la gioia di sfilare prima ai cinquanta. Appagata la fame nazionalis­tica del pubblico, comincia a spingere E così negli ultimi venti metri siamo solo noi a soffrire, noi che vediamo

- Di Dario Torromeo

Sul podio più alto di Pechino 2008

Federica Pellegrini, 31 anni, è primatista mondiale nei 200 sl ed europea nei 400 sl. Ha preso parte a quattro rassegne olimpiche dal 2004 al 2016, vicendo alla prima ad Atene, ancora sedicenne, la medaglia d’argento nei 200 sl. Qui è sul podio più alto ai Giochi di Pechino 2008 (primo successo olimpico femminile nella storia del nuoto italiano). Ai campionati del mondo è l’atleta più vincente in una stessa gara grazie ai 4 ori, 3 argenti e 1 bronzo conquistat­i in 8 diverse edizioni.

Federica è arrivata a Pechino in un mutismo a mezza via fra la timidezza e la scaramanzi­a. Poi è scesa in acqua e ha lanciato la sfida. Con i capelli ancora bagnati per la frazione della staffetta appena disputata, con quegli occhiali che le regalano un’aria seducente, sorride ai giornalist­i, poi dice solo due parole.

«Si comincia».

Non aggiunge finalmente, ma lo pensa.

La nemica si chiama Katie Hoff, una che negli anni ha visto aumentare la massa muscolare e il volume delle mascelle, oltre al conto in banca. Terzo incomodo Rebecca Adlington, la diciannove­nne britannica che ha il vezzo di cambiare costume a ogni gara. Una che sa reggere il peso della sfida, una cliente scomoda.

Federica non si guarda indietro, non l’ha mai fatto. Ha una consideraz­ione molto alta di sé, non riesce proprio a pensare che il resto del mondo possa farla perdere. La responsabi­le di ogni sconfitta è solo lei stessa. Nello sport, come nella vita.

A diciotto anni diceva: «Non sono più una bambina, sono una donna». Adesso, ventiquatt­ro mesi dopo, si guarda indietro e dice: «Sbagliavo, sono una donna solo da poco. Una bella donna».

Non si nasconde, non l’ha mai fatto. Anche quando deve sfidare gli uomini, in acqua o nelle esperienze quotidiane.

Un pomeriggio di sole, in uno dei rari momenti di pausa dagli allenament­i, davanti alla spiaggia che adora, parliamo.

«Prendi l’amore. Alle donne basta un bacio, gesto di grande sensualità, per capire tutto. Agli uomini, non si sa perché, serve molto di più. Sono incapaci di mostrare con semplicità i loro sentimenti. Se devono dirti una parola dolce, si sentono sminuiti. E, frenati nell’orgoglio, restano muti. Sono orgogliosi. In allenament­o mi sono spesso confrontat­a con loro. Piuttosto che cedere, si prenderebb­ero una settimana di febbre. E questo mi fa ridere. Farsi battere da una donna non è bello, lo so. Ma io godo, come godo. Godo davvero!».

Novella Calligaris, una che di tensioni se ne intende, dice che la ragazza dovrebbe isolarsi, mettersi

La nostra prima pagina

Divina Federica così il Corriere dello Sport-Stadio del 9 agosto 2008 ha esaltato la grande Pellegrini. Divino è il suo stile e divina è la sua statuaria bellezza. sotto una campana di vetro, tenere dentro la rabbia per poi farla esplodere in gara. Ma la Pellegrini sa navigare tra le insidie della comunicazi­one. Non a caso è una tra le sportive più popolari approdate a Pechino. Ora non resta che mettere l’ultimo tassello.

Bang! La delusione arriva alle undici del mattino. Ed è terribile. Federica Pellegrini mai in gara. Lenta, viaggia sempre dietro avversarie che marciano su tempi lontani dai suoi.

I 400 stile libero dovevano essere la gara dell’oro, della consacrazi­one, il primo successo ai Giochi del nuoto femminile azzurro. Alla fine le arrivano in quattro davanti. Rebecca Adlington, Katie Hoff, Joanne Jackson e Coralie Balmy. Fede è solo quinta, lei che è la più forte tra quelle che sono scese in acqua.

Ha la faccia stupita di chi non capisce se stia vivendo un sogno o cavalcando una brutta realtà.

Meno di ventiquatt­ro ore prima aveva nuotato da padrona del mondo, andando a palla come se volesse sgretolare il suo stesso primato, fino a scendere sotto il muro dei quattro minuti. Aveva rallentato ai duecento per osare di più in finale. Una volta in gara si è ritrovata spenta, incapace di reagire.

Una veloce dichiarazi­one polemica.

«A quest’ora non vado. La colpa non è mia se non abbiamo mai provato gare alla mattina. Gli allenament­i non bastano. A sbagliare non sono stata solo io».

Deve essere proprio tanta la frustrazio­ne, se si lascia andare a una frase che tocca l’uomo della sua vita. Alberto Castagnett­i è il tecnico, la guida, il mentore. Loro due si capiscono al volo, si stimano. Ma l’atleta, si sa, quando è sotto stress non sempre misura le parole. Accade a tutti i campioni, in questo la Pellegrini non fa eccezione.

Torna al Villaggio Olimpico, si stende sul letto ma non riesce a dormire. Passa tre ore a fissare il soffitto.

Torna al Cubo d’acqua e segna il primato del mondo dei 200 sl con 1’55”45, sette decimi in meno del vecchio record di Laure Manaudou.

E allora le sensazioni si mischiano. C’è la gioia per quello che è appena accaduto, unita alla speranza per quello che potrebbe accadere in finale. Ma anche tanta rabbia per la grande occasione buttata al vento in una mattina da dimenticar­e.

Federica tocca la piastra, guarda il tabellone comincia a prendere a pugni l’acqua. Ride, si entusiasma. «Ho dimostrato che dopo una batosta so reagire. Non c’è l’ho con Castagnett­i, siamo in sintonia. Sono forte come lo ero stamattina , anche se non so spiegarmi cosa sia successo. Sono testarda, conti

Il podio Olimpico

Federica tra l’argento Sara Isakovic, slovena, e il bronzo Pang Jiaying, cinese: ecco il podio dei 200m delle Olimpiadi di Pechino 2008

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