Corriere dello Sport

Emozionand­o

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nuerò a provarci. Si ricomincia».

Impiega cinquanta metri per dimenticar­e.

Sette ore dopo la grande delusione, si tuffa nuovamente in acqua. Quarta dopo la prima vasca, comincia a marciare su grandi ritmi lasciandos­ele tutte dietro. Una gara folle per scacciare la rabbia accumulata al mattino. Cerca il colpo delle meraviglie per purificars­i e tornare quella che era prima della batosta sui 400 sl.

Ora deve fare l’ultimo passo.

Solo in quel momento Federica conoscerà la verità. In Italia è l’alba del 13 agosto, anno di grazia 2008, quando la Pellegrini si tuffa in acqua e va a vincere il primo oro femminile del nuoto azzurro in un’Olimpiade. Finalmente è felice.

Allo sport ha sempre chiesto sicurezza, cercando di riprovare quella piacevole sensazione che avvertiva quando, da bambina, si metteva nel letto tra mamma e papà mentre fuori tuoni e lampi riempivano l’aria. Ha trovato il suo angolo di certezze all’interno di un gruppo che l’ha aiutata a uscire dalla delusione profonda, l’ha fatta tornare a sorridere. E si è presa quello che era suo.

Oro per una ragazza diventata donna. Con grande fatica. Ed è forse per questo che sente nostalgia di quel suo essere bambina, ha rimpianto e orgoglio per essere dovuta crescere in fretta. La vittoria e il primato cancellano brutti ricordi che adesso sembrano così lontani.

Tempo fa mi raccontava come l’argento di Atene 2004, a soli sedici anni, le avesse creato attorno più di un nemico. Aveva aggiunto che la sconfitta ai Mondiali di Montreal aveva esaltato l’ipocrisia di altri.

Ma lei aveva tirato dritto. Una donna italiana sul tetto del mondo. Ci sono altri sport che ci hanno abituato a questa realtà. Per il nuoto è una novità assoluta. Per una vita ci siamo aggrappati a Novella Calligaris, prima in acqua e poi nei ricordi. Adesso Fede è diventata la più forte di sempre, maschi inclusi. Nessuno ha mai fatto quello che lei è riuscita a fare: oro e argento in due Olimpiadi, quattro record del mondo, argento e bronzo ai Mondiali. I due ori ai

Nata sotto il segno del Leone

Federica Pellegrini è nata a Mirano il 5 agosto 1988, sotto il segno del Leone. Per i successi ottenuti ai Giochi Olimpici nel 2004 e nel 2008 è stata insignita dei titoli di Ufficiale e Commendato­re dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Giochi di Domenico Fioravanti, le cinquantot­to medaglie di Rosolino. Vero, anche loro sono nel Gotha del nuoto. Ma la Pellegrini è un passo avanti.

Come Massimilia­no ha saputo volare via dai ristretti confini di questo sport. È diventata personaggi­o popolare, ha occupato riviste femminili, programmi televisivi, quotidiani sportivi e politici. La faccia di questa bella ragazza veneta è entrata nelle case degli italiani. E lei non si è nascosta, andando a mostrare anche un corpo di cui è orgogliosa.

«Mi piaccio con tutti i miei difetti. Mi hanno proposto di posare per un calendario, ma ho risposto di no. Non per pudore. Un calendario lo realizzi per venderlo, devi solleticar­e la curiosità del compratore. Io le foto nuda le faccio per me stessa, senza volgarità».

Ogni volta che le ho chiesto quale fosse il suo ideale di donna, mi ha risposto allo stesso modo.

«Sono troppo vanitosa per dire che mi piace un’altra».

Quando è in acqua non si può proprio darle torto. Da noi non c’è nessuna come lei. Non c’è mai stata, forse mai ci sarà.

Comanda i 200 sl per tre vasche. Lascia alla cinese Jiaying Pang la gioia di sfilare prima ai cinquanta. Appagata la fame nazionalis­tica del pubblico, Fede comincia a spingere. E così negli ultimi venti metri siamo solo noi a soffrire, noi che vediamo la Isakovic in rimonta centimetro dopo centimetro. Lei è sicura che nessuna le toglierà quell’oro che insegue da quattro anni.

Voleva fare l’archeologa, la psicologa.

Ancora non ha deciso cosa farà da grande.

Le piace leggere, non può fare a meno della musica. Ama vestirsi di nero, adora i tatuaggi.

Ha scritto un libro che ha intitolato “Mamma, posso farmi il piercing?”.

E il piercing se lo farà davvero. Sul capezzolo sinistro.

È uscita da Atene 2004 con una medaglia d’argento e una crisi profonda. Poi è tornata, più forte di prima.

Ha tirato fuori qualche lacrima dopo aver toccato la piastra d’arrivo e aver visto sul tabellone luminoso il record del mondo. Poi ha gridato al mondo quanto sia bello il sapore della rivincita.

La ragazzina è diventata donna e ha imparato ancora di più a soffrire. Le gioie, conquistat­e dopo il pianto diventano più esaltanti.

Ha preso la medaglia e l’ha chiusa a chiave in un cassetto della sua stanza al Villaggio.

Neppure un incubo è venuto a turbare la notte della vigilia. A volte le è capitato di sognarsi ultima, di vedere come in un film dell’orrore lei che sbaglia la partenza. Le è capitato di guardare se stessa in piscina, ancora stretta nell’accappatoi­o, mentre cercava disperatam­ente di liberarsi e l’angoscia saliva sempre di più.

Stavolta no, i demoni l’hanno risparmiat­a.

E dopo il trionfo si è addormenta­ta sorridendo, con la medaglia vicina.

Quando si sveglierà, potrà urlare al mondo quella frase che le piace tanto. Quella che ha sentito in un vecchio film trasmesso tempo fa dalla tv.

«Io la mia vita ho deciso di viverla come l’ho sognata». Vai, Federica.

E pensare che hai paura dell’acqua, o meglio: del mare…

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