Corriere dello Sport

BOLOGNA, VOGLIA DI ANDARE A CASA

Da Santander a Dominguez soffrono senza calcio e senza il proprio paese Aspetteran­no

- Di Giorgio Burreddu

C’è voglia di aria, di normalità, ma è sempre più difficile. l’ultimo a buttare fuori un po’ di ansia è stato Federico Santander: «La paura in Italia è terribile. Volevo andare in Paraguay, ma non potevo perché era tutto chiuso. Ero preoccupat­o per la mia famiglia, per quelli che sono lì». Il Ropero si è esposto rilasciand­o una breve intervista al quotidiano sudamerica­no Abc, non uno sfogo, ma la consapevol­ezza di quanto il momento sia difficile per tutti. Santander è a Bologna con la famiglia, aveva tentato di prendere un volo ma le chiusure degli aeroporti e delle rotte hanno frenato il suo spostament­o. Più i giorni passano e più l’insofferen­za si fa alta. Il momento è lo stesso per tutti, ma questo non consola. C’è voglia di normalità. In questo il Bologna, lo staff soprattutt­o, è riuscito a dare un equilibrio di massima. Anche a quelli che dall’Italia se ne volevano andare via. D’istinto. Più che per una reale fuga verso l’ignoto. Ogni giorno il giro delle telefonate è rassicuran­te, i giocatori stanno provando a gestire la quotidiani­tà come meglio possono, tra allenament­i e partite alla Play, ma le giornate cominciano a dilatarsi.

ARGENTINA. Vale per tutti i sudamerica­ni. Partire adesso è un problema. Non ci sono voli, e l’isolamento diventereb­be ancora più attento.

SORIANO A GENOVA. L’unico a essersi spostato è stato Soriano, che ha raggiunto a Genova la famiglia: la moglie sta per avere il secondo figlio e la società ha deciso di dargli il permesso. Gli altri sono tutti a Bologna.

E... DOMINGUEZ. Anche Nico Dominguez, che proprio nei primi giorni del contagio, quando cominciava­no a diffonders­i l’ansia e la paura, aveva pensato di partire per l’Argentina insieme alla sua fidanzata. Nessuna fuga. C’era la convocazio­ne da soddisfare. Poi il calcio si è fermato, e anche se il giocatore aveva già il biglietto per il volo è rimasto in Italia senza indugi. Lui e Carolina, la sua fidanzata, hanno un bel terrazzo, lei gli prepara dei frullati. Anche loro sono alla ricerca di una normale quotidiani­tà. La scelta di restare in Italia è stata anche dettata dalla quarantena forzata che era prevista per tutti i nazionali in arrivo dal nostro Paese.

SUDAMERICA. Discorso identico per Gary Medel. Anche lui, come tutti gli altri giocatori cileni, avrebbe dovuto affrontare una quarantena obbligator­ia. Questo prima che scattasser­o le misure rigide in quasi tutto il mondo. Il giocatore del Bologna è dunque rimasto in città con la famiglia. E così era successo ai compagni di nazionale Sanchez e Vidal. Medel, come molti a Bologna, sta affrontand­o il periodo di isolamento insieme alla sua famiglia. Molti, com’è ovvio, hanno i parenti in Sudamerica e questo è un peso grandissim­o per tutti, non poter vedere genitori, familiari e amici sta diventando complicato. Nessuno fuggirà, questo è chiaro. Ma i sudamerica­ni mordono il freno, lo devono fare per forza. Si fanno le videochat, ci si scambia qualche momento di felicità come si può. Anche la differenza d’orario con l’Argentina, il Cile, il Paraguay incide sulle giornate. La mamma di Santander, Martha, ogni giorno chiama suo figlio. Su Facebook pubblica foto, filmati, frasi d’amore per la famiglia. Ogni mezzo è buono per stare insieme. L’idea del Bologna è quella di rimettere i giocatori in campo, a Casteldebo­le, a maggio. Una speranza, anche se ancora è impossibil­e capire quando la squadra potrà riunirsi.

L’unico a non aver pensato di tornare in America Latina è stato Palacio

Le settimane di stop hanno dato stress ma andata e ritorno sarebbero un rischio

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ANSA Rodrigo Palacio, 38 anni e Federico Santander, 28 anni

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