RIPRESA IN ESTATE 4 MOTIVI PER DIRE NO
Oggi Baraldi (a.d. della Virtus) proporrà alla Lega una Final Eight a luglio Gli Usa hanno intimato agli americani all’estero di tornare. I contratti scadono il 30 giugno. Eguaglianza competitiva e incognita pubblico
Oggi pomeriggio la Lega Basket terrà una riunione, l’ennesima in videoconferenza negli ultimi giorni, per ascoltare la proposta di Baraldi, a.d. della Virtus Bologna prima in classifica, su come concludere il campionato ai tempi della pandemia.
Baraldi in sostanza suggerisce di assegnare lo scudetto a luglio attraverso una Final 8 a cui accederebbero le prime 8 squadre del girone d’andata (tutte con lo stesso numero di gare giocate). Visto che in Italia molti palazzetti non sono dotati di aria condizionata, si potrebbe disputare le gare in un’unica sede. Milano con il suo Forum? Con quello che sta accadendo in Lombardia, sarebbe difficile pensarlo. Bologna? Chissà... «Andremmo in campo con nuovi roster - ha detto ieri il dirigente a TMW Radio - Potremmo aprire gli impianti solo agli abbonati, in modo da rispettare il distanziamento sociale».
E’ una proposta suggestiva quella di Baraldi. «Abbiamo messo 10 milioni, ed eravamo in testa al campionato e in corsa in Coppa. Se finisce qui, tutto in cenere» ha dichiarato lo stesso a.d. che a metà marzo diceva: «Ci sono società che sperano che si fermi tutto, o per interesse sportivo o economico».
Il progetto è completamente in antitesi con quanto deciso dai club nell’ultima assemblea e spiegato con chiarezza dal nuovo presidente Gandini: «Se non sarà possibile riprendere gli allenamenti entro il 16 maggio, la stagione è da considerarsi chiusa». Le altre società dovranno esprimersi oggi a riguardo: non tutte sono d’accordo con il progetto, come invece sembra siano, ad esempio, Venezia e Fortitudo.
E’ comunque legittimo da parte della prima in classifica sperare in una ripresa. Ma la proposta si scontra con più di una difficoltà: alcune oggettive, altre più che probabili. Vediamo quali.
APPELLO. Mike Pompeo, segretario di stato americano, ha intimato ieri a tutti gli americani all’estero di tornare negli Usa: «Non sappiamo ancora per quanto ci saranno voli commerciali». Il che significa che un’eventuale ripresa del campionato, a breve o a luglio, non vedrebbe in campo atleti statunitensi. I quali peraltro si guarderebbero dal tornare in Italia, anche in estate, per ovvie ragioni, visto che per riprendere l’attività ci vogliono almeno due-tre settimane di allenamenti: per giocare a luglio dovrebbero essere nel nostro Paese a giugno...
CONTRATTI. Buona parte dei contratti degli atleti scade il 30 giugno. Per disputare le gare a luglio bisognerebbe estenderli per almeno un altro mese. Non riprendendo la stagione, le società, già in difficoltà economica, risparmierebbero sugli ingaggi attraverso un necessario accordo con la GIBA: prorogando invece i contratti andrebbero comunque a perdere altri euro o dollari.
EGUAGLIANZA COMPETITIVA. I roster in estate sarebbero completamente diversi da quelli di ottobre. E già questo manderebbe a farsi benedire la sacrosanta eguaglianza competitiva.
Però poniamo che, per qualche miracolo (e facendoli arrivare da quale angolo del mondo?), un club riesca a ingaggiare persino degli stranieri più forti dei predecessori: anche in questo caso l’eguaglianza competitiva verrebbe meno. Con la conseguenza che qualcuno potrebbe far ricorso al TAR (c’è già che si è detto disposto a farlo). Magari solo perché estromesso dalle Final 8: la formula della serie A si basa infatti sui playoff finali.
PUBBLICO. Con migliaia di morti in Italia, vittime della pandemia, quanti tifosi o appassionati di basket avrebbero voglia di rinchiudersi a luglio in un impianto pur dotato della necessaria aria condizionata?
TEMPO. I club dovranno riflettere su tutto ciò, soprattutto in considerazione del fatto che, come ha giustamente sottolineato il presidente della Lega, sarebbe meglio iniziare a programmare ora il futuro, difficile ma non impossibile.
La Lega vuole che sia il Governo a decretare eventuali chiusure definitive per non fare la prima mossa con il rischio di sedersi in una posizione più debole al tavolo delle trattative con sponsor e Tv, che pretenderanno di rinegoziare i contratti.
Sarebbe auspicabile che nel frattempo si iniziasse a studiare la maniera per garantire alle società i mezzi per non affondare. Magari prendendo il coraggio a quattro mani e introducendo il salary cap e la riduzione drastica del numero delle squadre in A.
Senza la disputa dei playoff c’è chi si è già detto pronto a rivolgersi al TAR