Io, lo sport in casa e Mennea
Chiuso in salotto tra l’esercizio fisico, i vecchi filmati in tv e quella finale mitica dei 200
Qualcuno diceva: chi non fa sport guarda lo sport. Chi guarda lo sport assomiglierebbe a un voyeur che scansa l’esercizio fisico, si butta sul divano, mangia patatine, incita la squadra del cuore, e urla e scalcia come un forsennato. Ebbene trattasi di pregiudizio. Gli stereotipi sono molto pericolosi, promuovono una conoscenza semplice e fallace. Ma vi devo dire la verità? Nel mio caso il suddetto stereotipo fornisce un’immagine esatta di me: sono uno che negli anni ‘80, cioè trenta e passa anni fa, faceva sport: giocavo a pallacanestro (perché sono di Caserta e a Caserta tutti giocavano a pallacanestro nei mitici anni ’80), correvo mezze maratone e i 10 mila metri. Il fisico asciutto, cioè ero secco secco, mi aiutava. Praticavo sport. Guardavo solo le partite del Napoli e quelle della Casertana. Poi non ho fatto più nulla. Dunque, mi sono seduto sui vari divani e ho visto tantissimo sport. E sì, mangiando patatine, gridando come un forsennato. Risultato? Molta conoscenza teorica. E la pancetta. E senso di stanchezza. Ora, in questo periodo terribile di clausura forzata, causa Coronavirus, scendo solo per impellenti necessità domestiche, e cioè buttare la spazzatura. Mi sono detto: e se ricominciassi a fare sport? Da casa? Tanto durerà almeno un mese e più la clausura. In un mese mi faccio venire gli addominali. Detto fatto. Ho consultato vari tutorial e ho scelto di iniziare con 7 Minutes Workout. Sono sette minuti al giorno. Esercizi facili, potete farli ovunque, basta una sedia e un muro. In questo momento, visto le contingenze, una sedia e un muro sono due cose che avevo a portata di mano. Il primo giorno, al minuto 3.5 stavo per mollare e tornare al divano. Perché i muscoli erano in fiamme e tossivo per lo sforzo, suscitando credo i sospetti dei vicini. Poi ho preso il ritmo e molto bene anche, visto che dopo una settimana sono passato a 14 minuti. Mi ha fatto bene. Dormivo di più e sognavo. In particolare ho cominciato a sognare gli anni ’80. Come se l’esercizio fisico mi avesse riportato in quegli anni della giovinezza, a Caserta. Rivedevo i colori accessi, le spalline e l’euforia, la musica da vedere, il consumismo allegro. Mi svegliavo con queste immagini in testa che mi accompagnavano per tutta la giornata. Credo che il mio inconscio mi volesse dire qualcosa, ma sapete come funziona? L’inconscio è inconscio, appunto, nasconde, devi scovare il significato. Visto che stavo riconquistando una forma decente, ho incentivato gli esercizi. Ho imparato a correre da fermo. Quelli di sotto si sono lamentati. Stay home sì, però in silenzio, mi hanno detto incontrandomi a debita distanza, un giorno, nell’androne condominiale: tu per 15 minuti sbatti i piedi per terra. Era vero, anche più di 15 minuti. Fase aerobica e anerobica, nello spazio di un metro quadro.
Non mi sono fermato. Anzi, non solo ho raddoppiato, ma siccome sognavo sempre e ancora gli anni ’80, ho cominciato a frequentare il sito teche Rai e ho cercato la voce sport. E’ impressionante. A parte che ci sono servizi sulle bocce negli anni ’50 e sul tiro a piattello, veri spaccati di vita provinciali, che vi consiglio, ma ho rivisto anche alcune immagini che non trovate nemmeno su YouTube. Quei “Novantesimo minuto” di un tempo e certi spezzoni della “Domenica sportiva”. E molte partite. Mi sono guardato quelle dello scudetto del Napoli, i festeggiamenti della città e ho creduto anche di riconoscermi in un ragazzo con i capelli lunghi che seguiva un corteo colorato. Più facevo esercizi, più ansimavo per lo sforzo, più i vicini si lamentavano, più sudavo, più sognavo gli anni ’80 più ero sicuro che il mio inconscio voleva dirmi qualcosa, un messaggio. Ma non so. Poi per caso, sempre spulciando fra vecchie teche, ho rivisto le Olimpiadi degli anni ’80, quelle del boicottaggio americano. Con una bella cerimonia di apertura. Per la prima volta il pubblico partecipava, muoveva dei cartoncini colorati e si formavano immagini. Bene, sfogliando l’album dei ricordi, l’occhio mi è caduto sulla finale dei 200 metri di Pietro Mennea. Mi sono ricordato di una cosa: ho cominciato a fare sport per merito di Mennea. Così ho rivisto la clip della finale. A bocca aperta, è meravigliosa.
In quel momento il mio inconscio è diventato conscio: mi ha detto, stai facendo sport perché hai paura, paura della contingenza, della solitudine, della clausura. Paura che la giovinezza sia finita, non solo la tua, ma di tutti. Che quegli anni colorati siano finiti e fuori ti aspetta un mondo desolato e grigio. Hai paura. Per questo hai ripreso a fare sport, volevi allenarti, scacciare quella sensazione, e provare a rinascere. Guarda caso sei finito qui, alla finale dei duecento. Cosa dice infatti il commentatore, Paolo Rosi? Quei telecronisti educati e discreti di un tempo. Paolo Rosi dice sempre più entusiasta: recupera recupera recupera, recupera e vince. Recupereremo come Mennea - mi sono detto - che partito male (perché sono uno del sud - spiegò - convinto che non ce la potevo fare) ha vinto. Se non è una metafora, questa. Poi dici male dello sport. Ma sì, recupereremo anche noi, sì.