«Attenzione, anche le società possono licenziare i calciatori»
«Gli atleti possono svincolarsi senza pagamenti entro il 30 maggio, ma pure il club potrebbe chiedere la risoluzione: serve concertazione»
Sono questi i giorni segnati dagli accordi tra le società e i calciatori sul taglio degli stipendi, i protagonisti dell’intero sistema stanno vivendo una fase di passaggio che inevitabilmente segnerà profondamente le dinamiche del calcio quando sarà finita l’emergenza Coronavirus. All’avvocato Luca Bergamini - esperto di diritto sportivo, oggi Compliance affari legali del Bologna - chiediamo di far chiarezza sui rapporti di forza che entrano in gioco nelle fasi dell’accordo.
Bergamini, le società procedono con i tagli degli stipendi, digerito più o meno volentieri. Che situazione si sta creando?
«Diciamo subito che la prima soluzione è la concertazione. Qualsiasi accordo va preso con i singoli calciatori. E’ così che si stanno muovendo le società. Anche perché - a meno che non venga fatta in tempi brevi una modifica da parte della FIGC a questo tipo di sanzione - se una società non paga gli stipendi entro il 30 maggio viene penalizzata e i calciatori hanno la possibilità di svincolarsi. Ma è vero anche il contrario». Spieghi.
«L’articolo 1467 del codice civile - a fronte di «avvenimenti straordinari e incredibili» - prevede che anche il club possa richiedere la risoluzione del contratto. Quello che voglio dire è questo: non è solo il giocatore che può andarsene, anche le società possono interrompere un contratto con i propri assistiti».
E possono licenziare i calciatori. «Certo, perché in questo momento siamo di fronte ad «avvenimenti straordinari e incredibili». E a pagare sarebbe la parte più debole dell’organico».
Cioè?
«Giocatori in scadenza di contratto, altri che hanno reso poco o meno rispetto alle aspettative. Cioè: si entrerebbe in un meccanismo distorsivo con le società che