È crisi anche per l’Andorra di Piqué Risparmi del 45%
BARCELLONA - Nel giorno in cui scatta la cassa integrazione per la stragrande maggioranza dei dipendenti del Barça, El Mundo ha svelato che il blaugrana Piqué, in veste di patron del FC Andorra, ha deciso di tagliare gli stipendi ai suoi giocatori. Il quotidiano generalista ha parlato di una riduzione dei salari pari al 45%, ma in realtà la decurtazione dovrebbe essere decisamente minore. Anche perché sarà necessario trovare un accordo con i calciatori, visto che la legge del Principato non prevede provvedimenti temporanei della regolazione dell’impiego imposti dall’alto, come avviene in Spagna. Si prospettano, così, tempi duri anche per l’ex meteora del Bologna, Martì Riverola e per Adrià Vilanova, figlio di Tito, l’ex braccio destro di Pep Guardiola, e per i loro compagni. Misura giustificata dalla previsione di perdite pari al 40% per la società, che milita nella terza serie iberica, anche se si tratta pur sempre di spiccioli per Piqué, che oltre a un atleta è anche un abilissimo uomo d’affari a cui Forbes ha attribuito un patrimonio personale superiore a 76 milioni di euro.
ARRIVANO I TAGLI - Nel frattempo, anche a Barcellona tiene banco il tema dei tagli. Il club, il 31 marzo, ha consegnato tutta la documentazione necessaria al Dipartimento del Lavoro della Generalitat de Catalunya, mentre in contemporanea recapitava a tutti i lavoratori una mail in cui venivano spiegati i dettagli del provvedimento. La cassa integrazione, ha speigato il direttore Oscar Grau, interesserà «tutti i giocatori e tutti i tecnici dell’area sportiva del club, ad eccezione della prima squadra di calcio, con la quale è stato trovato un accordo per la riduzione volontaria del salario». Coinvolte, tutte le squadre professionistiche della polisportiva catalana, dal basket alla pallamano, all’hockey, per chiudere con il calcio a cinque. Gli unici a cui sarà garantito lo stipendio regolare, saranno i ragazzi del Juvenil A, che vedranno compensata la riduzione dello stipendio da Messi e compagni, che oltre a rinunciare al 70% del salario fino al termine dell’allerta coronavirus, hanno ceduto un ulteriore 2% a favore degli altri dipendenti del club. Rimangono ancora aperte, invece, le trattative tra la società e il personale non sportivo.