BRANCHINI CON LA CATEGORIA «SI CHIAMA LIBERO MERCATO»
L’agente Fifa, tra gli esperti migliori, cataloga il tutto come «cifre del calcio» «I calciatori scelgono senza vincoli un agente E con i prezzi di questi tempi c’è poco da stupirsi»
L’anno scorso i 20 club di Serie A hanno girato di commissioni agli agenti 187,8 milioni. Giovanni Branchini lei è un agente FIFA ed è tra i nomi più prestigiosi e credibili della categoria: che riflessione le viene da fare?
«Sono le cifre del calcio, non mi sembra ci sia niente da stupirsi. Trovo obsoleto cavalcare questa tigre».
Nessuno si stupisce, stiamo solo registrando un fatto.
«Mi perdoni: ma perché la moralità deve riguardare solo certe categorie?»
Giusto: il mercato è mercato. «La FIGC ogni anno comunica questi dati perché ha l’obbligo di farlo. E io dico: bene, ora noi agenti aspettiamo che venga applicata anche la norma del CONI per pubblicare tutte le operazioni che vengono fatte. Invece di perderci in demagogie, chiediamo più trasparenza. Sappiamo tutti che per quanto entra nelle tasche dei procuratori ci sono poi benefici per l’erario. E poi accanto alle nostre commissioni andrebbero comunicate anche altre voci».
Quali?
«Quelle per l’acquisizione dei calciatori, quelle degli stipendi dei calciatori e dei dirigenti. Le mettiamo lì e poi le confrontiamo. Questo per dire che siamo di fronte a una crescita di tutto il sistema. Non possiamo far finta di niente, far finta di non sottolinearlo».
E’ un sistema che negli ultimi anni si è gonfiato a dismisura. «C’è stata un’impennata collettiva. Ci sono valori aumentati in entrata e in uscita. Da anni la presenza degli agenti è funzionale al sistema ed è diventata sempre più strategica. E’ successo perché è cambiato profondamente il mondo del calcio. Il valore delle commissioni non è aumentato in maniera astratta, ma all’interno di un’economia. Se un’operazione è legittima, si tratta di un accordo tra le parti che rispetta le leggi del libero mercato. Oggi si parla tanto di riduzione degli stipendi e di tagli, ma lei ha visto con chi stanno trattando i calciatori?».
Direttamente con le società, saltando a piè pari l’AIC. «Appunto. Nessuno dei calciatori che oggi sta trattando il taglio dello stipendio è andato a chiedere parere all’AIC. E’ un accordo tra le parti. I club sono liberi di servirsi degli agenti, e allo stesso tempo i calciatori sono liberi di affidare la gestione della propria professione agli agenti. Mi spiace se a qualcuno non piace, ma è così. L’agente è parte organica di questo sistema che negli anni ha raggiunto queste cifre».
Non può durare per sempre.
Ci sarà un punto di rottura. E’ d’accordo?
«Quando anni fa il calcio muoveva cifre inferiori, anche ciò che intascavamo noi agenti era in relazione. Oggi le cifre sono altre. Prima di questa emergenza del Coronavirus si parlava di club pronti a pagare 100150 milioni per un giocatore. Come si fa a stupire se questi sono i numeri? Anche i diritti televisivi hanno numeri importanti, così come i biglietti per lo stadio. Ma perché nessuno si preoccupa se una maglietta che a produrla costa 10 euro viene venduta a 90?».
Ci sono anche giocatori che valgono 10 euro e vengono venduti a 90.
«Nello sport non si può mai sapere prima quanto rende un giocatore. E comunque, ripeto: il mercato è mercato. Se ci sono eccessi o irregolarità vanno punite, per questo continuiamo a chiedere maggiore trasparenza. Perché è solo in un contesto di grande trasparenza che chi si muove border-line risalta con più evidenza. Ne avrebbe benefici tutto il sistema, su questo non ci sono dubbi. Vediamo se e quando la FIGC recepirà questa nostra richiesta».
«Siamo i primi a chiedere trasparenza alla Figc: siano pubblicate tutte le operazioni come indica il Coni»