Corriere dello Sport

SANTANA, AMORI VERI: «PALERMO È CASA MIA»

Reduce da un lungo stop, l’attaccante argentino non vede l’ora di battere l’emergenza sanitaria e tornare in campo. Non solo per rimettersi in gioco «L’infortunio è alle spalle. Mi alleno 4 ore al giorno per essere pronto alla ripresa. Stagione da finire»

- Di Salvatore Geraci

Da semisconos­ciuto a uomo simbolo. Dal San Lorenzo, squadra per cui tifa Papa Francesco («Mi piacerebbe incontrarl­o»), al Palermo. E diciotto anni dopo, ancora in rosanero passando per club famosi, Coppe europee, nazionale argentina e, purtroppo, numerosi incidenti di gioco, che ne hanno frenato la carriera, comunque, prestigios­a. Una leggenda infinita. Mario Alberto Santana, infatti, non si arrende. Vicino ai 38 anni e, alle prese con le conseguenz­e dell’ultimo infortunio (rottura del tendine d’Achille), non si sente sul viale del tramonto e aspetta solo di tornare protagonis­ta.

E’ così, Santana?

«Non è tempo di smettere. Mi sono messo in testa di tornare a giocare e basta. Ho avuto tanti incidenti e ne sono venuto fuori. Ce la farò, l’età non conta. I dirigenti continuano a ripetermi che resterò in rosa. Adesso, però, ho solo voglia di ricomincia­re, da calciatore. Non vedo l’ora. Per altri ruoli, ci penseremo».

Tornato più per amore del calcio o per la famiglia?

«Sono stato io a chiamare Sagramola. A Palermo, ho scritto la mia storia familiare e vissuto anni straordina­ri. Il destino mi ha dato quello che cercavo. E mi ero ripromesso di chiudere il cerchio qui».

A quando il rientro?

«Mi alleno quattro ore al giorno, per recuperare in fretta. L'operazione è stata eseguita il 12 dicembre. Spero fra un mese, o due, di essere pronto».

In tempo per l’eventuale ripresa del campionato.

«La prima cosa che mi ha detto Mathias dall’Argentina: “Così, potrai giocare qualche partita e festeggiar­e la promozione”. E’ l’unico figlio maschio, ha 11 anni, gli piace il calcio, e di recente ha fatto un provino per il Rosario. E’ tipo “Ringhio” Gattuso, altro giocatore rispetto al papà».

La pandemia le ha creato non poche difficoltà per il recupero. «Non esco dal giorno in cui mi hanno ordinato di stare a casa. Non so neppure dove correre. Il mio terrazzo non è adatto, rischio di scivolare. Per fortuna, questo è il periodo di esercizi per rinforzare il tendine. Ogni stanza è diventata una palestra».

E se il Palermo dovesse vincere a tavolino?

«Sarebbe sempre un successo stramerita­to. Però, meglio a giugno o luglio, sul campo. Un peccato chiudere la stagione senza più partite».

Da ragazzino in cerca di gloria a stella guida.

«La maturità è arrivata alla Pro Patria, quando mi hanno dato la fascia di capitano. Un pezzo di stoffa dal quale ho imparato che non esistevo solo io, ma il gruppo. I ragazzi mi consideran­o leader, anche se non gioco? Il calcio, per noi anziani, è passare ai giovani le nostre esperienze».

Si sente più argentino o italiano? «Sono argentino (ride, ndc)! Con un animo italiano. La mia compagna Federica è palermitan­a, le mie “pincipessi­ne” sono nate a Varese e Palermo; i primi due figli, che vivono in Argentina con la mamma, a Firenze e Palermo. Ho un debito di riconoscen­za nei confronti dell’Italia che mi ha dato qualità di vita diversa da quella che avrei avuto in Argentina dove facevo il muratore e lo strillone».

Come va a casa?

«E’ tutto sottosopra! Ci svegliamo, facciamo colazione, poi gioco con Emily, nata il secondo giorno del ritiro precampion­ato, mentre Federica prepara Alis, che ha già tre anni. E di seguito: allenament­o, pranzo, ancora con i bambini, secondo allenament­o, la cena e tutti a letto. Film? Arriviamo così stanchi che prendiamo una camomilla e crolliamo».

Cucinare è stato sempre un suo hobby.

«Ora, faccio da baby sitter. A Federica do una mano in altre cose: penso alle bimbe, lavo i piatti, passo l'aspirapolv­ere. La spesa la ordino su internet e in 3-4 giorni arriva».

Il suo rapporto con i social? «Non mi troverete mai su Facebook o Instagram. Con i compagni, Pergolizzi, lo staff ci sentiamo per telefono o mandiamo qualche messaggio. Chiamo i ragazzi che vivono senza la loro famiglia, così sentono meno la solitudine. E soprattutt­o il nostro “vecchietto francese” (Martin, ndr) che ha moglie e figli a Montecarlo. Il bimbo appena nato lo ha visto di sfuggita».

Tutti sul divano ... Lei cosa consiglia?

«La gente deve capire che non bisogna uscire. Ogni giorno mi affaccio dal terrazzo e vedo troppe macchine in giro. Vorrei che si prendesse coscienza della situazione».

Paura?

«C’è sempre, per i figli, la famiglia, i parenti. La mia ex moglie vive a San Nicolas con Mathias e Mia; i miei genitori si trovano a Comodoro Rivadavia, in Patagonia, dove sono nato. L’Argentina, dopo i primi casi, è stata blindata, così sono più tranquillo».

La pausa rischia di diventare troppo lunga.

«Ci troviamo in D, ma in fondo siamo profession­isti. Basta una settimana per tornare come prima. Gli alibi non servono. Certo, se restiamo chiusi in casa ancora per un mese, diventa più difficile».

«Questa città è nel mio destino Con le mie figliolett­e Emily e Alis e la mia compagna Federica passo tanto tempo a giocare in casa»

«L’Italia mi ha dato un’altra vita. In Argentina facevo il muratore e lo strillone. Mio figlio Mathias gioca ma sembra Gattuso»

 ??  ?? L’attaccante argentino Mario Alberto Santana è nato a Comodoro Rivadavia il 23 dicembre del 1981
L’attaccante argentino Mario Alberto Santana è nato a Comodoro Rivadavia il 23 dicembre del 1981
 ??  ?? Santana con la compagna Federica Fantaci
Santana con la compagna Federica Fantaci
 ??  ?? Santana con Emily, 8 mesi, e Alis, 3 anni, avute dalla compagna Federica
Santana con Emily, 8 mesi, e Alis, 3 anni, avute dalla compagna Federica

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