ALLENATORI: PRIMA GLI ULTIMI
Anche l’Aiac prende posizione nello scontro tra Lega e Calciatori sul possibile taglio deglistipendi Ulivieri: Ora pensiamo alle figure tecniche più deboli I big? Hanno la volontà di fare la loro parte
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Assoallenatori in campo, dopo aver assistito negli ultimi giorni all’innalzamento della tensione tra Lega di A e l’Aic di Damiano Tommasi, con la messa in scena di un braccio di ferro sempre più muscolare tra le parti. Ieri è toccato a Renzo Ulivieri, storico leader dell’Aiac, prendere le distanze dalla deriva assunta dal confronto. Affiancandosi per certi versi alla posizione dell’Assocalciatori ma con un taglio proprio. Il tentativo è quello di trovare una terza via, di merito e di metodo: «Faccio fatica a seguire certe dinamiche quando ancora muoiono 600 persone al giorno...» spiega il presidente dei tecnici italiani, riuniti in un associazione che conta 18mila iscritti, compresi i preparatori atletici. «E il punto è esattamente questo. In un momento così delicato bisogna guadare la situazione con gli occhi di chi sta peggio. Che sono tanti. Capisco che le esigenze delle società di vertice sono fondamentali per la tenuta del sistema. Ma la pandemia ancora non permette di fare previsioni certe. Inutile usare modi e toni padronali, cercare polemiche fuori dalla storia. I campionati finiscono: sì o no? Si giocherà anche a giugno e a luglio, ovvero due mesi in più? Non si sa. Dunque per ora ci sono le leggi dello Stato e le norme della Figc che valgono. Poi vedremo come ripartire, come trovare nuovi punti di equilibrio».
FUTURO. Detto questo Ulivieri delinea le sue priorità: «Bisogna garantire l’Azienda calcio, formata dai tanti club di tutte le categorie, perché il futuro è lì, lì sono i posti di lavoro. Ma è appunto questo il nodo: l’azienda non è un concetto astratto, non è solo chi ha le chiavi per aprire il portone la mattina. Ma è fatta anche della gente che ci opera. C’è la cornice ma il quadro sono le persone. E con questo intendo, tornando al calcio, migliaia di figure, istruttori, preparatori e collaboratori che hanno meri redditi da lavoro, anche al di sotto delle medie nazionali. Su questi stipendi non è ammissibile pensare ad alcuna riduzione. Per umanità. E per giustizia. Ora come ora si deve provvedere prima a garantire loro».
VOLONTA’. Per quanto riguarda gli allenatori della serie A, Ulivieri ricorda che, così come per i calciatori, gli accordi che intercorrono con i club sono individuali. «Premesso questo, per quello che ho registrato nei colloqui che ho avuto in questi giorni con molti di loro e per quello che leggo mi pare che si possa parlare non solo di disponibilità ma anche di volontà da parte degli allenatori di A nel dare il proprio contributo concreto per uscire da questa situazione». L’esempio di Sarri, anche lui sottoscrittore dell’accordo trovato in casa Juve, è un esempio concreto. Ma si potrebbero fare anche i nomi di Gattuso, Fonseca, Pioli.
VALORI. Aspettando di vedere quale piega assumerà il conflitto in atto tra Lega e componenti tecnicocalcistiche, un rapido focus riguardante gli allenatori dei 20 club di A ci offre il quadro seguente. Ci sono in questo momento 34 tecnici sotto contratto, effetto degli esoneri, per un totale di circa 60 milioni di stipendi netti all’anno (59,45), al netto delle rescissioni di Ancelotti e Di Francesco (6,8 milioni). Questo significa uno stipendio medio per un allenatore di A da circa 1,7 milioni. Naturalmente la forbice è molto ampia, si va dagli 11 milioni di Conte ai 300 mila euro di Longo, subentrato a Mazzarri al Toro. Inter che ha un carico altissimo dato che a bilancio ha anche i 4,5 milioni netti di Spalletti (totale in conto tecnici: 30 milioni a stagione). Non dissimile il caso Juve, che somma il contratto di Sarri a quello di Allegri, per 26 milioni lordi nel 2019/20.