«LA STRADA È UN ACCORDO COLLETTIVO»
Due esperti di diritto del lavoro e la questione ingaggi «Serve maturità, uno scontro non conviene a nessuno»
Bisognerà venirne a capo uniti e ragionevoli, altrimenti non se ne viene a capo affatto. «Qualcosa in questa vicenda degli ingaggi al tempo dell’epidemia bisogna fare o il calcio davanti agli italiani schiacciati dalla crisi ne esce proprio male», dice Arturo Maresca, professore ordinario di diritto del lavoro alla Sapienza di Roma. E il suo collega Stefano Bellomo, che dirige il master della facoltà di giurisprudenza su sport e lavoro, aggiunge: «Mi pare che i giocatori e i club debbano prendere esempio dalla maturità con la quale è stato affrontato un momento tanto grave dai professionisti degli altri sport».
Un po’ come chiedere la pace nel mondo, anche di questi tempi. Per Maresca comunque la situazione è chiara: «Campionato sospeso, impossibilità temporanea della prestazione che non dipende dalle parti. Dal punto di vista civilistico questo comporta la sospensione della retribuzione. Per i comuni lavoratori ci sono gli ammortizcondo sociali, per i calciatori di alto livello no. Per questo, suppongo, i club vogliono aprire una trattativa sulla riduzione partendo da questo principio civilistico generale». Altro elemento, puntualizza Bellomo, «sta nella preclusione generalizzata ad allenarsi. L’obbligazione lavorativa viene ulteriormente resa inesigibile. Quindi in astratto non c’è l’obbligo di retribuzione. Una parte dei doveri però rimane: osservare regimi alimentari, evitare condotte che incidano sulla condizione atletica. L’entità dell’impegno richiesto tuttavia è notevolmente ridotta e l’imprenditore può addurre forti ragioni per una diminuzione delle retribuzioni». «Poi, come per tutte le norme, si può scegliere di non applicarla - spiega Maresca - Dipende dalle parti. Se capisco bene i club vogliono gestire tutto con un accordo, anche per evitare i problemi giuridici che uno scontro porrebbe».
Intanto però alcune squadre cominciano a richiamare i giocatori e ad annunciare la ripresa degli allenamenti. Ancora Maresca: «In tal caso cade il discorso dell’impossibilità lavorativa e si applica l’articolo 1258 del codice civile che parla di temporanea impossibilità parziale». Secondo Bellomo le regole introdotte dai decreti emergenziali non lasciano dubbi: «Stando al testo della norma gli allenamenti sono proibiti, senza eccezioni». Non c’è dubbio però che i giocatori in generale si allenano in casa seguendo le istruzioni via video dei preparatori e dei tecnici e allora si torna sotto l’ombrello dell’articolo 1258.
La strada maestra per gli esperti è quella dell’accordo quadro. «Nonostante le differenze tra club e club e tra i singoli, un documento valido per tutti ha più forza», sezatori Maresca. Bellomo è d’accordo. «Sarebbe utile almeno fissare principi generali e parametri all’interno dei quali ciascuna realtà può muoversi in base alle proprie esigenze e agli impegni che deve affrontare. E’ equa una riduzione della retribuzione proporzionale alla limitazione dell’attività». Una cosa è sicura, per tutti i giuristi: non conviene a nessuno andare fino in fondo, perché significherebbe andare a fondo. «Scioperi o altre manifestazioni di tensione sindacale oggi sarebbero incomprensibili. Sia i club sia i giocatori devono stare molto attenti a non compromettere la credibilità futura del calcio».