Corriere dello Sport

«IL GOL PIÙ BELLO SARÀ QUELLO DELLA RIPRESA»

Mancuso: Suono la chitarra in casa e seguo il programma dello staff Puntiamo ai play off, io ci credo

- Di Francesca Bandinelli

È rimasto ad Empoli, la città dove è rimasto prima che in Italia scattasse il lockdown. Milano, la città dove è nato, dove vive la sua famiglia, il suo gruppo ristretto di amici, da più di un paio di mesi è tutta chiusa in un monitor, dello smartphone o di un ipad, «perché la tecnologia, adesso, è l’unico alleato che può davvero farti un assist vero. La preoccupaz­ione c’è, è innegabile, ma c’è da essere comunque positivi». Di assist, Leonardo Mancuso, in campionato, con la maglia azzurra ne ha fatti 4, a cui sommare i 10 gol complessiv­i, tra Serie B e Coppa Italia, ma adesso tocca ai medici e al personale sanitario segnare la rete più efficace. Perché «ripartire, dopo, sarà ancora più bello». E la rinascita è adesso che getta le fondamenta: rinascita interiore in ciascuno, ma anche rinascita del pallone. Non cambiano solo gli obiettivi: «Siamo attrezzati per poter sognare la Serie A, dovremo pensare di essere protagonis­ti di un finale di stagione al massimo. Tocca a noi: con leggerezza, senza pressione, ma anche con precisione chirurgica».

Leonardo Mancuso, ripartiamo dai suoi gol: quale il più bello? «Dico quello realizzato al Crotone, per il tiro…balistico. Era la prima partita con Pasquale Marino in panchina, ci tenevamo a sancire una ripartenza vera. Anche se….».

Anche se ?

«Anche se il gol più bello sarà quello che farò non appena questa pandemia sarà finita sotto controllo. So già che non sarà la stessa cosa, che probabilme­nte saremo costretti a ripartire senza pubblico».

Cosa le manca di più in questo momento?

«Da calciatore, rispondo lo spogliatoi­o. Il ridere coi compagni, lo scherzare tutti insieme e il lavorare, sul campo. Provare e riprovare anche solo una stessa situazione fino alla noia, fino a che non rasenti la perfezione. Mancano gli sfottò, la simpatia, insomma tutti quegli ingredient­i che troppe volte si danno per scontati».

Cosa ha riscoperto in questi giorni di isolamento forzato?

«Mi alleno con la mia compagna, Elena, e al mattino, mi ritrovo collegato da remoto con un gruppo di compagni con uno dei preparator­i. All’inizio c’è stato anche il fattore novità, adesso ci abbiamo fatto l’abitudine. Ci svegliamo presto, facciamo colazione, lavoriamo in piccoli gruppi e ci concentria­mo su quella tipologia di esercizi di potenziame­nto che possono essere fatti tra le mura domestiche. La società ci ha poi messo a disposizio­ne delle cyclette che usiamo il pomeriggio».

E il vostro allenatore, Pasquale Marino, che cosa vi dice?

«Lo abbiamo visto in qualche allenament­o, da remoto pure lui, alternato al preparator­e. Sappiamo di dover tenere duro e farci trovare pronti al momento giusto».

L’Empoli ha giocato le ultime due gare, a Cremona e in casa col Trapani, senza pubblico e questo scenario, se si riprenderà, rischia di essere la costante di tutto il calcio. Che effetto fa?

«Quella a Cremona è stata la mia prima gara a porte chiuse. Ti rendi subito conto che manca qualcosa di importante».

La ripresa la spaventa?

«No. E dovremo ricomincia­re a correre per provare a riacciuffa­re quella zona play off che dopo l’ultima gara ci è scivolata di mano».

Il sogno Serie A è ancora possibile per l’Empoli?

«Siamo una squadra attrezzata per questo. Servirà un finale di stagione al massimo, per provare a conquistar­ci quella promozione che tutti sogniamo».

Che cosa le resterà di tutta questa situazione?

«Le immagini che rimbalzano dai telegiorna­li, anche della mia terra d’origine».

Lei è nato a Milano: la Lombardia è la regione che sta pagando un dazio altissimo.

«Me lo raccontano ogni giorno i miei cari. Perché sì, io sono rimasto qui a Empoli, ma lì ho tutta la mia vita, i miei genitori, i miei amici più stretti. Ci video-chiamiamo, consapevol­i che quando ci riabbracce­remo sarà tutta un’altra storia».

Sta riuscendo anche a coltivare qualche hobby?

«Sì, mi è sempre piaciuto suonare la chitarra e l’ho ritirata fuori. Suono prevalente­mente musica italiana, così da poterla canticchia­re, ma lascio che sia il momento a trascinarm­i. Lo spartito lo decide il mio stato d’animo».

«Mi manca l’atmosfera che si vive nello spogliatoi­o» «Mi hanno colpito le immagini in tv specie di Milano dove vive la mia famiglia»

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LAPRESSE L’attaccante milanese Leonardo Mancuso, 27 anni, 1ª stagione all’Empoli

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