«IL GOL PIÙ BELLO SARÀ QUELLO DELLA RIPRESA»
Mancuso: Suono la chitarra in casa e seguo il programma dello staff Puntiamo ai play off, io ci credo
È rimasto ad Empoli, la città dove è rimasto prima che in Italia scattasse il lockdown. Milano, la città dove è nato, dove vive la sua famiglia, il suo gruppo ristretto di amici, da più di un paio di mesi è tutta chiusa in un monitor, dello smartphone o di un ipad, «perché la tecnologia, adesso, è l’unico alleato che può davvero farti un assist vero. La preoccupazione c’è, è innegabile, ma c’è da essere comunque positivi». Di assist, Leonardo Mancuso, in campionato, con la maglia azzurra ne ha fatti 4, a cui sommare i 10 gol complessivi, tra Serie B e Coppa Italia, ma adesso tocca ai medici e al personale sanitario segnare la rete più efficace. Perché «ripartire, dopo, sarà ancora più bello». E la rinascita è adesso che getta le fondamenta: rinascita interiore in ciascuno, ma anche rinascita del pallone. Non cambiano solo gli obiettivi: «Siamo attrezzati per poter sognare la Serie A, dovremo pensare di essere protagonisti di un finale di stagione al massimo. Tocca a noi: con leggerezza, senza pressione, ma anche con precisione chirurgica».
Leonardo Mancuso, ripartiamo dai suoi gol: quale il più bello? «Dico quello realizzato al Crotone, per il tiro…balistico. Era la prima partita con Pasquale Marino in panchina, ci tenevamo a sancire una ripartenza vera. Anche se….».
Anche se ?
«Anche se il gol più bello sarà quello che farò non appena questa pandemia sarà finita sotto controllo. So già che non sarà la stessa cosa, che probabilmente saremo costretti a ripartire senza pubblico».
Cosa le manca di più in questo momento?
«Da calciatore, rispondo lo spogliatoio. Il ridere coi compagni, lo scherzare tutti insieme e il lavorare, sul campo. Provare e riprovare anche solo una stessa situazione fino alla noia, fino a che non rasenti la perfezione. Mancano gli sfottò, la simpatia, insomma tutti quegli ingredienti che troppe volte si danno per scontati».
Cosa ha riscoperto in questi giorni di isolamento forzato?
«Mi alleno con la mia compagna, Elena, e al mattino, mi ritrovo collegato da remoto con un gruppo di compagni con uno dei preparatori. All’inizio c’è stato anche il fattore novità, adesso ci abbiamo fatto l’abitudine. Ci svegliamo presto, facciamo colazione, lavoriamo in piccoli gruppi e ci concentriamo su quella tipologia di esercizi di potenziamento che possono essere fatti tra le mura domestiche. La società ci ha poi messo a disposizione delle cyclette che usiamo il pomeriggio».
E il vostro allenatore, Pasquale Marino, che cosa vi dice?
«Lo abbiamo visto in qualche allenamento, da remoto pure lui, alternato al preparatore. Sappiamo di dover tenere duro e farci trovare pronti al momento giusto».
L’Empoli ha giocato le ultime due gare, a Cremona e in casa col Trapani, senza pubblico e questo scenario, se si riprenderà, rischia di essere la costante di tutto il calcio. Che effetto fa?
«Quella a Cremona è stata la mia prima gara a porte chiuse. Ti rendi subito conto che manca qualcosa di importante».
La ripresa la spaventa?
«No. E dovremo ricominciare a correre per provare a riacciuffare quella zona play off che dopo l’ultima gara ci è scivolata di mano».
Il sogno Serie A è ancora possibile per l’Empoli?
«Siamo una squadra attrezzata per questo. Servirà un finale di stagione al massimo, per provare a conquistarci quella promozione che tutti sogniamo».
Che cosa le resterà di tutta questa situazione?
«Le immagini che rimbalzano dai telegiornali, anche della mia terra d’origine».
Lei è nato a Milano: la Lombardia è la regione che sta pagando un dazio altissimo.
«Me lo raccontano ogni giorno i miei cari. Perché sì, io sono rimasto qui a Empoli, ma lì ho tutta la mia vita, i miei genitori, i miei amici più stretti. Ci video-chiamiamo, consapevoli che quando ci riabbracceremo sarà tutta un’altra storia».
Sta riuscendo anche a coltivare qualche hobby?
«Sì, mi è sempre piaciuto suonare la chitarra e l’ho ritirata fuori. Suono prevalentemente musica italiana, così da poterla canticchiare, ma lascio che sia il momento a trascinarmi. Lo spartito lo decide il mio stato d’animo».
«Mi manca l’atmosfera che si vive nello spogliatoio» «Mi hanno colpito le immagini in tv specie di Milano dove vive la mia famiglia»