Mauri: La domenica deve tornare al calcio per portare il Palermo in C
«Voglio centrare il traguardo Adesso bisogna stare a casa ma io ho un personal trainer speciale che mi fa lavorare: mia moglie»
L’ allenatore ce l’ha in casa. Beato lui che, in piena crisi di pandemia, ha accanto la famiglia. E una moglie, Camila, che di mestiere fa il personal trainer. Un preparatore aggiunto, comunque una guardia del corpo nel senso che Juan Mauri, trentunenne regista del Palermo, vice di Martin, in un ipotetico finale, potrebbe giocarsi il rinnovo del contratto. «Vorrei avere l’occasione di chiudere in bellezza il campionato - confida a ssdpalermo.it - ancora non ho dimostrato, al meglio, le mie qualità. Palermo non è una tappa passeggera, voglio lasciare il segno e togliermi tante soddisfazioni, indossando a lungo la maglia rosanero».
JUAN E JOSÉ. Nato a Realicó, nella pampa argentina, e per questo soprannominato El Pampa come Roberto Sosa, arrivato in Italia sulla scia del più giovane fratello è stato sedotto e abbandonato anche lui dal Milan che gli ha regalato solo una panchina. José ha cercato nuove avventure tornando al paese d’origine; Juan, da cinque anni, vive in Italia e proprio in Sicilia, prima ad Agrigento ed ora a Palermo, ha ripreso a sognare.
Come ai tempi in cui si ispirava a Riquelme e Zidane. Sia pure in una dimensione diversa. Ma non è mai troppo tardi, virus permettendo, per ritagliarsi nuovi spazi. «Sono ottimista e convinto che torneremo a giocare tra maggio e giugno, pronti a scendere in campo anche a luglio, se necessario. E’ la speranza di tutti vincere il campionato. Serve soltanto un ultimo sforzo. Impensabile una soluzione inedita come quella dei playoff, non si è mai vista una squadra prima in classifica giocarsi la promozione in uno spareggio con la sesta o la settima. Se l’emergenza dovesse cessare, ci sarebbe tempo di portare a termine la stagione, ovviamente in piena sicurezza e non solo per noi. La squadra è pronta per il salto di categoria, del resto al sud la serie C è simile alla D».
COINCIDENZE. Com'è piccolo il mondo. Ad Agrigento sposa Camila, ragazza del suo paese, due i figli: Cristobal, tre anni, nato a Empoli e Caetano, in Argentina, un anno. Cristobal frequenta la scuola calcio della Tieffe a Palermo, ed è il più piccolo, con Diego Siracusa, figlio del team manager della società, Andrea, e con Sofia Tedesco, figlia di Giacomo, protagonista del Palermo dei “picciotti”. Un piccolo “dream team” allenato da Marco Di Fatta, ex compagno di Ricciardo al Milazzo, dieci anni fa.
LONTANI E VICINI. I Mauri abitano a Mondello in una villetta. In ritiro, Juan è compagno di stanza di Santana con il quale condivide la passione per il mate. «Non amo i social, sono geloso della mia vita privata e preferisco un asado in buona compagnia piuttosto che una diretta Instagram. Ma, grazie a WhatsApp, insieme a mia moglie ed ai miei figli, ogni giorno possiamo trascorrere un po' di tempo con i nostri parenti che vivono a Realicó. Un modo per sentirci vicini. Non vedo l’ora di riabbracciare i miei cari».
IL GIORNO PIÙ TRISTE.La domenica. Prima, tutti allo stadio, bambini compresi: «Da un mese, il tempo non passa mai. C'è un'incredibile voglia di tornare alla vita normale. Il calcio, insieme alla famiglia, rappresenta la mia vita. Mi manca la solita routine: lo spogliatoio, la preparazione mentale alla gara, i festeggiamenti dopo una vittoria. Speriamo che il momento più critico, qui, sia ormai alle spalle, ma sono preoccupato per la situazione in Argentina. I contagi sono minimi ma, se l’epidemia dovesse espandersi, sarebbe un duro colpo per il sistema statale che potrebbe trovarsi impreparato a gestire la crisi. In Italia, le istituzioni hanno preso in tempo le giuste precauzioni a differenza di paesi che hanno sottovalutato il problema. Sono addolorato per la gente che sta soffrendo e rivolgo tutta la mia stima a chi è impegnato in prima linea. Deve essere massacrante lavorare in queste condizioni».
«So di non aver dato tutto ciò che posso questa è una ragione in più per ripartire»