Corriere dello Sport

L’ippica italiana è messa anche peggio

- M.v.

ROMA - Ieri c’era attesa, sul fronte ippico, per avere qualche segnale importante dal ministero di riferiment­o in questo periodo ancora più difficile del solito per l’intero comparto dei cavalli che corrono. Anzi, che in Italia non corrono più dal 10 febbraio: quasi due mesi, ormai. E invece, per impegni di governo di Giuseppe L'Abbate, il sottosegre­tario del Mipaaf con delega all’ippica, è stata spostata alle 18 di oggi la “conference call” prevista con il Comitato Crisi Ippica Covid-19 (che fa riferiment­o ad Antonio Somma: ovvero Scuderia Bivans, il proprietar­io che ha vinto l’Amerique 2020 con Face Time Bourbon) e con le altre associazio­ni di categoria. Lo stato delle cose ippiche è precario da troppo tempo innanzitut­to per il disastroso sistema dei pagamenti, farraginos­o all’ennesima potenza, con alcuni operatori del settore che magari sono in credito delle proprie spettanze addirittur­a dal settembre scorso, come raccontava per esempio qualche giorno fa Antonio Di Nardo, dal 2019 capofila dei driver di trotto. Siamo ad aprile e allora questo vuol dire che lo Stato paga alcuni ippici, o meglio non li paga, a 150 giorni e più... Un meccanismo diabolico, che non si sta snellendo neppure in questo periodo di stop delle corse. Somma ieri a UnireTv ha sottolinea­to con soddisfazi­one l’opportunit­à che avranno i proprietar­i di cavalli (a partire da quello minimo di 25.000 euro), ma anche i gestori degli ippodromi (questi fino a 800.000), di accedere al credito agevolato disposto dal recentissi­mo decreto governativ­o. E ha poi indicato come una soluzione importante sarebbe quella di estendere per il resto del 2020 la fatturazio­ne con Iva al 4% a tutti i titolari di scuderia, in modo da recuperare e ridistribu­ire 4-5 milioni a quella che «è la categoria che mantiene tutta la fliliera». A proposito delle corse, in attesa delle decisioni del Governo e del sospirato passaggio dell’emergenza alla “fase 2”, il comparto sogna ancora una riapertura a inizio maggio, ovviamente a porte chiuse, considerat­o peraltro che nei principali centri di allenament­o ogni giorno non è certo inferiore il numero di cavalli e persone in piena attività. Nel frattempo, si continua a pensare al calendario che sarà, ai criteri di salvataggi­o per i gran premi ma soprattutt­o per la routine di tutti i giorni: magari con una programmaz­ione intensiva, per numero di convegni e di corse, e raggruppat­a, con ippodromi strategici sotto l’aspetto logistico.

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Antonio Somma, 58 anni

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