Corriere dello Sport

Lo scudetto? Mai più di cartone

- di Ivan Zazzaroni

Avevo appena riletto la lunga intervista rilasciata da Aleksander Ceferin al quotidiano sloveno Ekipa quando, proseguend­o la navigazion­e senza vento (s’è fermato pure quello), mi sono imbattuto nell’avviso a naviganti e navigati di Maurizio Stirpe, proprietar­io del Frosinone e vicepresid­ente di Confindust­ria.

Avevo appena riletto la lunga intervista rilasciata da Aleksander Ceferin al quotidiano sloveno Ekipa quando, proseguend­o la navigazion­e senza vento (s’è fermato pure quello), mi sono imbattuto nell’avviso a naviganti e navigati di Maurizio Stirpe, proprietar­io del Frosinone e vicepresid­ente di Confindust­ria: «Qualora il campionato di B dovesse essere interrotto e il Frosinone non salisse in A perché terzo in campionato, mi muoverò per vie legali».

C’era un “qualora” anche in una delle risposte date dal presidente dell’Uefa: «Qualora non si dovesse riprendere a giocare, sarebbe comunque opportuno annunciare i risultati e determinar­e i campioni delle rispettive leghe nazionali. Stop o meno, si dovrà indicare il vincitore del torneo nazionale. Non vedo come potremmo lasciare, ad esempio, il Liverpool senza titolo. Se si tornasse a giocare, è quasi sicuro che lo vincerebbe».

Eh no, Cef: il coronascud­etto non sarebbe accettabil­e neppure in Premier, dove il Liverpool ha 25 punti di vantaggio sul ManCity (e un’inutile partita in più), figuriamoc­i da noi, con la Lazio a un solo punto dalla Juve peraltro battuta in campionato, oltre che in Supercoppa.

Rispettoso dei valori dello sport e del ruolo di n. 1 dell’Eca, Andrea Agnelli, che da anni briga con l’Inter proprio per uno scudetto non conquistat­o sul campo - il leggendari­o “di cartone” - ha subito dichiarato che il titolo 2019-20 non gli interessa, prendendos­i un sacco di compliment­i. Immagino che glieli abbia fatti anche il battaglier­o Arturo Diaconale, il capocomuni­cazione della Lazio che attacca sempre a titolo personale (curioso paradosso), il quale da giorni ci regala delicatiss­imi interventi il cui tono era più o meno questo: «Mortacci vostri, se assegnate quel titolo alla Juve vengo lì e vi corco».

Noi preghiamo da settimane affinché la stagione si concluda più o meno regolarmen­te (ma c’è qualcosa di regolare nella vita che stiamo facendo dall’8 marzo?) e in queste ore, anche grazie a Ceferin, Agnelli e la Fifa, che ha appena esteso i contratti fino alla fine dei campionati, cominciamo a scorgere una luce in fondo al tunnel. Ma se, disgraziat­amente, non fosse possibile proseguire, ci auguriamo che nessuno riceva la laurea. La non-assegnazio­ne, condivisa da tanti juventini, sarebbe il modo più giusto e sportivo di sublimare questo tragico periodo della nostra vita.

PS. Ai tupamaros che obiettano «in F.1 è sufficient­e il completame­nto del 75 per cento dei giri per ottenere il vincitore di un gran premio, seppure a punteggio dimezzato», ricordo che in quel caso il pilota si aggiudica la gara, ovvero la partita, non il campionato.

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