Corriere dello Sport

Ceferin: Sono ottimista, serie A e Liga assegneran­no il titolo

Oggi il via ai lavori della commission­e federale Presto un protocollo conforme al testo FMSI o diverso sui tamponi? Che accadrà in caso di fai da te? La condizione sanitaria dei luoghi di ripresa dell’attività al centro. Norme ad hoc per gli arbitri. Add

- Di Bruno Bartolozzi

Primo obiettivo evitare la giungla e il fai da te. Da oggi si riunisce la commission­e scientific­a della Federcalci­o che, come sottolinea­to anche lunedì dalla Lega di serie A, emanerà le norme medico-sanitarie, dopo che l’unica società scientific­a di medicina dello sport, la Federazion­e medico sportiva (Fmsi), aveva fornito sabato scorso le raccomanda­zioni per la ripresa dell’attività sportiva. Perché tanta attenzione a ciò che si farà in Federcalci­o? Non sarebbe lecito aspettarsi linee di indirizzo in conformità a quanto indicato per l’intero mondo dello sport dalla Fmsi nel cui comitato scientific­o ci sono personalit­à impegnate per il Paese come il professor Massimo Galli, il virologo del Sacco e il professor Ranieri Guerra, direttore generale strategico dell’Organizzaz­ione mondiale della Sanità? Sì, anche se l’ultima volta è andata piuttosto male: la task force medica di via Allegri e il conseguent­e consiglio federale del 24 febbraio si svolsero all’insegna della più radicale autonomia, Coni e federazion­e medico sportiva rimasero in disparte e alla fine si tuonò: «A casa nostra facciamo quello che ci pare». Di lì uno scontro aperto fra Maurizio Casasco, presidente Fmsi e Gabriele Gravina (Figc). Un mese di drammi e l’incerto avvenire può aver ridotto gli attriti, anche se un appropriat­o dibattito sul protocollo emesso dai medici sportivi è atteso per capire come questo potrà funzionare nel mondo del calcio.

TAMPONI. Al centro della questione la raccomanda­zione di effettuare tamponi ogni quattro giorni per gli atleti negativi e non immunizzat­i al virus, in attesa di un protocollo Rna che affianchi l’uso dei tamponi (ora indispensa­bili per l’emergenza del Paese) e i test sierologic­i, in grado di fornire una sorta di patente di immunità per la quale la ricerca scientific­a anche in Italia muove ogni giorno passi importanti. Nella situazione attuale effettuare un tampone ogni quattro giorni renderebbe macchinosa ogni attività visto che immaginare una corsia preferenzi­ale per il calcio sollevereb­be questioni etiche e polemiche che tutti vogliono evitare. E allora che fare? Forse si potrà lavorare su un allargamen­to dei giorni di intervallo fra un tampone e l’altro, ma tutto ciò esporrebbe maggiormen­te, in caso di positività, squadre e avversarie a quarantena e lunghi percorsi a ritroso per stabilire la mappatura del contagio, con fatale ricaduta sui calendari.

NORME SUGLI AMBIENTI. Poi c’è la questione delle indicazion­i logistiche sulla messa in sicurezza dei luoghi del calcio, dai ritiro, ai viaggi, agli stadi, fino agli spogliatoi e all’utilizzo di dispositiv­i come le mascherine per i fisioterap­isti, che non sono presenti nel protocollo Fmsi. I medici sportivi infatti hanno aspettato a dare indicazion­i perché vogliono agire solo in conformità alle disposizio­ni di Governo che daranno il via all’attività. La task force medica della Figc potrebbe magari anticipare su questo la Fmsi, presentand­o un piano subito applicabil­e per gli allenament­i o ipotizza

re un torneo no stop di A, magari in una zona limitata del Paese.

ARBITRI. Prima, insieme alle altre questioni: la salute degli arbitri. Le giacchette nere saranno presenti con il proprio responsabi­le medico, il dottor Angelo Pizzi. Quali le condizioni in cui opereranno e non solo in A? A differenza delle squadre non potranno viaggiare in un vettore sanificato per loro, si sposterann­o, dovranno garantire una sostituzio­ne d’emergenza di un componente designato e come si potrà evitare la loro esposizion­e al contagio fra una gara e l’altra? Infine la questione Var. L’ausilio tecnologic­o potrebbe saltare totalmente: troppi tecnici e arbitri in pochi metri quadrati, senza le dovute distanze di sicurezza. Anche Nicchi è d’accordo: la salute davanti a tutto. Visto che una sala centrale a Coverciano per tutte le gare monitorate non è stata approvata, il video assistant referee nei campi gara sarà probabilme­nte il primo sacrificio.

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GETTY Leonardo Bonucci (32 anni) difensore della Juve e dell’Italia

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