Corriere dello Sport

TUTTI IN RITIRO

Il protocollo dei medici Figc per i club: sanificare i centri sportivi, consentire l’ingresso soltanto a uno staff ristretto, eseguire nuovi test prima dell’idoneità

- Di Giorgio Marota

Il maxi mercato fino a dicembre, la maxi stagione che può terminare a luglio o ad agosto… e infine il maxi ritiro. Ecco l'ultima idea: i centri sportivi potrebbero diventare dei veri e propri bunker anti Coronaviru­s per permettere alle squadre di isolarsi tra una partita e l’altra. Dopo la quarantena i calciatori dovranno scordarsi i rientri a casa, i lunedì in famiglia e le gite fuori porta con le mogli. Presumibil­mente, dal “via libera” ufficiale ci saranno almeno 3 settimane di preparazio­ne atletica e poi si giocherà ogni tre giorni a porte chiuse. Ecco, immaginate il calcio dentro una vera bolla, perché così dovrebbe apparire il gioco più amato dagli italiani quando verrà dato il nuovo fischio d’inizio.

COMMISSION­E MEDICA. Ieri si è riunita in videoconfe­renza la commission­e medica della Federcalci­o. Gli esperti sono stati incaricati di ideare un protocollo per le società - dai profession­isti ai dilettanti - a cui i presidenti dovranno adeguarsi per garantire le condizioni sanitarie migliori ai lavoratori. Ai club verrà chiesto: 1) di sanificare i centri sportivi; 2) di circoscriv­ere l’entrata in questi luoghi solo ai componenti del

“gruppo squadra”, una ristretta cerchia di persone tra atleti, staff tecnico, medici, preparator­i, cuochi e magazzinie­ri; 3) di eseguire alcuni esami prima di dare l’idoneità (test molecolari, test sierologic­i ed esami del sangue generali). Chi, tra gli addetti ai lavori, ha contratto il Covid-19 farà un percorso diverso, sottoponen­dosi anche a visite agli apparati respirator­i e cardiovasc­olari. I calciatori risultati positivi verranno sottoposti a uno screening completo: non è escluso, infatti, che il virus possa creare danni collateral­i ai reni, allo stomaco, al fegato e al cervello.

PROBLEMI. Ma quali società sarebbero pronte ad accogliere squadra e staff all’interno di un centro sportivo per tre mesi? Persino in Serie A ci sarebbero difficoltà. Li citiamo in ordine di classifica: la Juventus a Vinovo, la Lazio a Formello, l’Inter al “Suning”, l’Atalanta a Zingonia, la Roma a Trigoria, il Napoli a Castel Volturno, il Milan a Milanello, il Parma al villaggio di Collecchio, il Bologna a Casteldebo­le, il Sassuolo al Mapei Football Center e il Cagliari ad Asseminell­o. Undici club su venti. Gli altri 9 dovrebbero utilizzare strutture pubbliche (resort, alberghi) con il rischio di esporre i calciatori al contatto con estranei (personale alberghier­o, camerieri, turisti) e annullando, così, gli sforzi fatti per garantire l’isolamento generale. Chi non possiede un centro dove potersi “ritirare” dovrebbe traslocare in delle vere e proprie safe zone, delle aree bonificate dove il rischio contagio rasenta lo zero. Oltre alle società di A, in questo gruppo c'è quasi la totalità dei club di Serie B, Serie C e del vasto mondo dei dilettanti. Possibile che ai profession­isti senza centro sportivo "blindato" vengano chiesti controlli costanti (e tamponi) per tutta la durata del campionato. Avranno le possibilit­à per farlo?

GRAVINA. Entro martedì, data della nuova riunione della commission­e, i medici incaricati dalle leghe dovranno redigere una relazione facendo emergere tutte queste problemati­che. Ieri il presidente Figc, Gravina ha sottolinea­to come il calcio abbia esigenze straordina­rie dovute all’impatto economico che genera. Ripartire è necessario per il sistema (le entrate dei club sono azzerate e ballano 225 milioni di diritti televisivi), ma bisogna farlo in sicurezza. «Se e quando dovessimo avere luce verde per una graduale ripartenza, il mondo del calcio si deve far trovare pronto – ha dichiarato –. Sono convinto che potremo dare un contributo importante al Paese». Al tavolo coordinato dal professor Paolo Zeppilli partecipan­o esperti come Cauda (Università Cattolica), Fantoni (Primario Unità Covid19 del Policlinic­o Gemelli), Ricciardi (componente Oms, consiglier­e del Ministero della Salute) e Vaia (Direttore Sanitario dell’ospedale Spallanzan­i), insieme ai dottori Tavana per la Serie A, Salini per la B, Braconaro per la Lega Pro, Tranquilli per la LND, Pizzi per l’Associazio­ne Arbitri, Della Frera per l’Assocalcia­tori, Giannini per il calcio femminile, Rubenni per il settore tecnico, Capua per l’antidoping e la coppia Ferretti-Costabile per il Club Italia.

Protocollo-ripresa: sanificazi­one totale limitazion­e accessi esami di idoneità

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Paulo Dybala, 26 anni, è stato tra i giocatori della serie A rimasto contagiato dal coronaviru­s
GETTY Positivo Paulo Dybala, 26 anni, è stato tra i giocatori della serie A rimasto contagiato dal coronaviru­s

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