INSIGNE DA LEADER
Prima volta contro l’Inter nel torneo tricolore: da bambino fu bocciato dai nerazzurri a un provino
La storia è arcinota e anche maggiorenne, considerando che è lui stesso ad averla raccontata più volte e che ormai sono passati più o meno 18 anni, però valutando la mentalità di uno sportivo professionista e conoscendone soprattutto la fierezza del carattere, è possibile immaginare che Lorenzo Insigne torni a ricordare quell'episodio alla vigilia di ogni sacrosanta partita con l’Inter: scartato al provino perché bravo ma piccoletto. «A un certo punto avevo anche pensato di smettere, ero stufo di sentire sempre che ero troppo basso per il calcio», disse una volta Lorenzo. Il tempo, però, è stato galantuomo e anche scugnizzo, e così sabato toccherà a lui guidare il Napoli, la squadra del cuore e del destino, all'assalto della Coppa Italia. Sì, Gattuso questa volta potrà contare anche sul capitano, assente a San Siro nella semifinale d'andata e come tutti letteralmente affamato di calcio. Bella sfida, altroché. E grandi motivazioni: eliminare i nerazzurri, con la fascia al braccio sinistro, chiuderebbe definitivamente un cerchio largo 18 anni. Forse.
LA PRIMA. E allora, Insigne contro l’Inter: incrocio numero 15 in assoluto, ma inedito totale in Coppa. Già, incredibile ma vero: negli ultimi cinque anni le due squadre si sono incontrate già tre volte in questa manifestazione, eppure Lorenzo non ha mai giocato. Mai. Una specie di tabù, evidentemente, confermato anche dal problema fisico rimediato a febbraio, a poche ore dalla prima semifinale: a Milano tifò per i colleghi dalla panchina e poi festeggiò la vittoria - l’1-0 firmato da Fabian -, ma è ovvio che sabato al San Paolo sarà tutta un’altra storia. La prima, nella fattispecie, ma complessivamente la quindicesima: bilancio in attivo, finora, con 6 vittorie a fronte di 4 sconfitte e altrettanti pareggi; ma sotto il profilo dei gol, beh, non è che sia andata benissimo (soltanto uno, nel 2016 in campionato).
REGALO POSTICIPATO. Statistica, nulla più. Mentre è storia la bocciatura dell’Inter quando aveva 11 anni: provino, niente male però bassino e arrivederci. Il calcio, però, non è mica il mondo dei giganti, e così Lorenzo non dovrà fare altro che continuare a seminare talento e colpi a effetto dall'alto dei suoi 163 centimetri più che sufficienti. Ordinaria amministrazione, insomma, fermo restando la possibilità di togliersi uno sfizio bello grande e magari anche l’idea di impacchettare con le proprie mani, anzi con i piedi e se ci scappa con la testa, un regalo per i suoi 29 anni. Compiuti giovedì, poco meno di una settimana fa: tanti auguri in ritardo a lui e tra un po' al calcio ritrovato.
LIETO… FINALE. Ritrovato è anche il piacere di giocare come più gli garba e come meglio rende: freccia sinistra del tridente, nel 4-3-3, un sistema che non ha mai nascosto di prediligere soprattutto a cavallo del cambio Sarri-Ancelotti, e che con l’Italia di Mancini recita esattamente come da quando è arrivato Gattuso a Napoli: a memoria, felice e contento. A proposito di Nazionale: nel 2015, quando il ct era Conte, Insigne lasciò Coverciano tra le polemiche con un ginocchio malmesso alla vigilia di un doppio incontro di qualificazioni a Euro 2016, e così al successivo giro di convocazioni fu escluso. Puntualmente. Storia vecchia anche questa, anche perché poi l’attuale tecnico dell’Inter lo portò all’Europeo, ma a conti fatti la sfida di sabato è davvero un concentrato di ricordi. E di storie dolci e amare: non resta che scriverne un’altra. Magari a tema qualificazione: lieto finale.