LA WADA ATTACCA «4 ANNI A IANNONE»
Si complica l’incredibile vicenda della positività al drostanolone
È stata riconosciuta l’assunzione involontaria, ma al Tas l’Agenzia mondiale chiederà la pena più alta
Due anni di rinnovo da una parte, quattro di sospensione richiesti dalla Wada dall’altra. La giornata di ieri - che peraltro si è limitata a mettere il timbro su scenari che si stavano già delineando - ha sintetizzato quanto siano ai poli opposti le situazioni del presente dei due piloti Aprilia. Aleix Espargaro ha rinnovato con la Casa italiana fino al 2022, un’operazione i cui (eventuali) dubbi erano stati fugati dall’entusiasmante prima presa di contatto in febbraio tra il pilota spagnolo - fratello maggiore del futuro compagno di Marc Marquez nel team Honda HRC - e la nuovissima RS-GP, figlia del reparto corse riorganizzato dall’a.d. Massimo Rivola.
RICORSO. Differente è invece la situazione di Andrea Iannone, che si prepara a correre il GP più importante della propria carriera. Una gara in cui non si sfreccia a 300 orari, tra pieghe e accelerazioni, ma dal cui esito dipende la carriera del trentenne di Vasto. Il collegio difensivo di Iannone, guidato dall’avvocato Antonio De Rensis, ha presentato l’appello al Tas di Losanna, contro la sospensione di 18 mesi comminata dalla Disciplinare della Federazione motociclistica internazionale (FIM). Uno stop, valido fino al 17 giugno del prossimo anno, per la positività a uno steroide anabolizzante (il drostanolone) dopo il controllo antidoping del 3 novembre scorso in occasione del GP della Malesia. Ma a Losanna non saranno parte attiva soltanto la difesa - che chiede l’assoluzione - e l’accusa, con la Fim rappresentata dal giovane p.m. ceco Jiri Janak, ma anche la Wada, l’Agenzia mondiale antidoping che ieri ha preannunciato il proprio ingresso nell’arena. E che formulerà la stessa richiesta della FIM in primo grado, cioè quattro anni di pena. Una squalifica che andrebbe fino al 2023, e che stroncherebbe la carriera di Iannone.
BATTAGLIA SUI PROTOCOLLI. Uno stop di quattro anni è sinonimo di dolo, eppure nel caso di Iannone esiste una sentenza di primo grado che scagiona il pilota dalla volontarietà, anzi nel dispositivo della FIM appare chiaro come Andrea sia stato vittima di contaminazione alimentare. Una motivazione del verdetto che già stride con i 18 mesi di sospensione, figurarsi con i 48 richiesti dalla Wada.
Resta da capire se il Tribunale di Arbitrato per lo Sport si confermerà indulgente nei confronti dei casi di contaminazione alimentare, e se il drostanolone diventerà il “nuovo” clenbuterolo, che nei protocolli Wada è passato da sostanza squalificante a sostanza che può essere oggetto di consumo accidentale. Di fatto, il caso Iannone rischia di diventare oggetto al centro di una battaglia ideologica a livello di protocolli antidoping.
La difesa del pilota (che dispone di numerosi docenti universitari e si è rafforzata con un esperto di antidoping come Pascal Kintz) ha presentato perizie importanti: dall’esame del capello, più accurato e con uno storico superiore a quello delle urine, a cui il pilota è risultato negativo, a evidenze come l’uso del drostanolone per le carni cinesi, importate in grande quantità anche in Malesia, e che sarebbero al centro del caso di positività.
MERCATO. L’udienza sarà con ogni probabilità in agosto e nei prossimi giorni verranno resi noti i nomi degli arbitri. Ad aspettare è anche l’Aprilia, che ha sempre spalleggiato Iannone. Un atteggiamento rafforzato dalle motivazioni del verdetto di primo grado, che ha azzerato le responsabilità del pilota: in caso di vittoria di Andrea, il rinnovo biennale con la Casa veneta è da considerarsi automatico. In caso contrario, con una pena “esemplare” che lascerebbe parecchi dubbi, la scuderia che ora schiera Bradley Smith per il 2021 dovrà rivolgersi a un pilota ancora libero da vincoli a fine estate (Danilo Petrucci? Johann Zarco?).
La difesa di Andrea ha affilato le armi Petrucci e Zarco possibili alternative
Intanto l’Aprilia ha rinnovato per altre due stagioni Aleix Espargarò