«SALUTE, I CLUB LASCIATI SOLI»
Il presidente della Lega donne eletto per l’8ª volta
Fabris: «Leghe e società non possono essere le uniche ad essere responsabili degli spettatori»
Il 62nne veneto Mauro Fabris lunedì per l’ottava volta è stato eletto presidente della Lega Pallavolo Serie A femminile, ruolo che ricopre dal 2006. Nell’assemblea dei club, la prima svoltasi in via telematica, ha superato il suo avversario Roberto Ghiretti al termine di un confronto dialettico che si è sviluppato nelle ultime settimane.
Sicuramente il successo elettorale più sofferto, ma forse anche per questo la gratificazione è stata maggiore.
Fabris, è alla settima rielezione consecutiva: un bel record ma soprattutto una bella soddisfazione?
«Sì, in un momento difficile come questo è una bella soddisfazione e anche un grande impegno. C’è stato un bel confronto interno alla Lega: non tanto sui programmi quanto sulle dinamiche che hanno portato ad una discussione tra club. Vedremo poi chi si iscriverà il 16 luglio, quando scadranno i termini. Adesso quel che conta rimetterci a lavorare affinché il campionato più bello del mondo possa ripartire subito».
Le sue dimissioni erano arrivate dopo contrasti abbastanza accesi con la Fipav: una situazione da superare?
«E’ già superata. Questa storia è stata troppo romanzata: si è andati oltre, ma non certo da parte mia. Io vedo, come è accaduto nei giorni scorsi nel calcio, che tra federazioni e leghe c’è questo rapporto sempre dialettico in tutte le discipline perché si rappresentano situazioni ed interessi diversi. Importante è il risultato, e questo dice che negli anni scorsi, ed anche negli ultimi tempi, con la Federazione abbiamo trovato soddisfazioni entrambi. La Fipav con una Nazionale che è rinata grazie all’esperienza del Club Italia che gioca, unico caso al mondo, nel campionato di serie A. Le società hanno avuto la possibilità di ottenere le straniere ed hanno vinto nel 2019 tutte le coppe in Europa e il titolo di campioni del mondo per club. Con la Federazione non c’è alcun contrasto, né personale né altro. E’ solo un confronto normale».
Quando è scoppiata la pandemia lei era abbastanza preoccupato. Adesso che il peggio sembra passato è più sereno? «No, perché non so ancora come, quando e in che condizioni torneremo a giocare. La pandemia ci ha trovato tutti impreparati, dal Governo al Coni, dalla Federazione alla Lega. Ma che si pretenda anche per i prossimi campionati che siano le Leghe e i club a prendersi la responsabilità per la sicurezza degli spettatori, o addirittura quella delle atlete, questo non va bene. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità: non si possono scaricare sulle spalle delle società certe situazioni sanitarie. La Federazione ha fatto un protocollo che è già stato rivisto una volta, ed io mi auguro lo sia ancora. Perché così non si può giocare a pallavolo…»
Siamo un po’ ottimisti: pensiamo di poter ancora vedere il campionato più bello del mondo?
«Nonostante le difficoltà del momento, le società hanno continuato ad investire e a migliorare i loro roster. Conegliano ha confermato tutte le sue campionesse e qualche cosa forse ha anche aggiunto. I valori sulla carta sembrano ancora una volta delineati. Ma come ha dimostrato il torneo interrotto l’anno scorso, le belle sorprese possono sempre esserci: penso ad esempio a Busto Arsizio, che era secondo in classifica al momento dell’interruzione. Io sono ottimista da questo punto di vista: i club continuano ad investire e questo è un segnale importante. Adesso dobbiamo sostenere quelli più deboli che non possono rimanere indietro. Penso all’A2, ma anche all’A1 sul tema delle tasse gara e sul tema degli aiuti: con la Federazione e con le istituzioni pubbliche stiasituazione mo lavorando per la defiscalizzazione della sponsorizzazione sportiva, per dare una mano a chi è in difficoltà».
Ha parlato di A2 dove c’è una squadra della Capitale che sta lavorando parecchio: Roma potrebbe essere l’apripista per un ritorno dei grandi centri nel volley?
«Ho partecipato entusiasta alla presentazione in Campidoglio dell’iniziativa delle società di Roma femminile e maschile che hanno unito le forze. Questo progetto sta andando avanti e sono molto contento, perché il problema della pallavolo di vertice assente nelle grandi città è reale. Tranne a Firenze, non siamo presenti nelle grandi città, e quindi speriamo davvero che la di Roma si rafforzi».
Al volley femminile mancano le squadre al sud. Ci sono tante grandi campionesse dell’Italia meridionale che fanno la fortuna delle squadre di club e ed anche della Nazionale, ma non c’è alcuna formazione di vertice. Che ne pensa?
«Il Sud ha tanti problemi, anche di impianti, e soprattutto di investitori. Bisogna trovare delle energie, delle risorse economiche. Rispetto al passato quasi la metà della A2 è formata da squadre del centro-sud e delle isole, quindi almeno in quella categoria gli equilibri sono modificati. Servono società organizzate diversamente che attraggano gli investitori: i talenti ci sono, i tecnici anche».
«Con la Fipav non c’è alcun contrasto, né personale né di altro genere. E’ stato tutto risolto: si è trattato soltanto di un confronto normale»