Bookmakers in piazza per la riapertura delle agenzie
IL DECRETO RILANCIO TASSA LA RACCOLTA DELLE GIOCATE. MA CON LE SALE CHIUSE, LO STATO CI RIMETTE
Il prelievo sulle scommesse sportive previsto dal "Decreto Rilancio" potrebbe dare ossigeno al mondo del calcio. Ma i bookmakers sono sul piede di guerra e minacciano l’esodo, togliendo risorse preziose all’erario italiano. Le agenzie, già in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria, sperano negli emendamenti presentati alla Camera che propongono di tassare non più l’operatore, bensì il giocatore. L’onorevole Massimo Garavaglia (Lega), vorrebbe portare il prelievo a carico dello scommettitore dallo 0,5% all’1%. Il giro d’affari è notevole e nel 2019 ha raggiunto la cifra record di 14,5 miliardi tra scommesse nei negozi (6,5 miliardi) e online (8 miliardi). Con la tassazione dell’1% sugli incassi delle agenzie lo sport avrebbe un tesoretto da circa 145 milioni, con lo 0,5% da prelevare nelle tasche dei clienti la cifra, secondo una stima, sarebbe di 40 milioni.
PROTESTE. Intanto, il mondo del gioco scende in piazza al grido di «Non siamo invisibili, siamo lavoratori. Ci avete rubato la dignità». A tre mesi dall'inizio del lockdown gestori, imprenditori e dipendenti si sono ritrovati ieri a piazza del Popolo, a Roma, per chiedere la riapertura (che dovrebbe avvenire il 14 giugno) e il riconoscimento dello loro status. In Italia le scommesse sportive danno lavoro a 160 mila persone tra dipendenti dei negozi, concessionari di scommesse e slots. E con lo stop forzato a causa della pandemia è cresciuto in parallelo il mercato delle puntate illegali: a lanciare l'allarme è stato l'Osservatorio permanente Eurispes Giochi, Legalità e Patologie, parlando di «rischio di tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore».
PIANO COLAO. Dalle opposizioni, intanto, arrivano critiche al "Piano Colao", il documento di 121 pagine per far ripartire il Paese, redatto dalla task force guidata dal commissario all'emergenza. «Esprimiamo stupore per la scarsa considerazione di cui gode lo sport - ha dichiarato Alessio Butti di Fratelli d'Italia - ignorato prima dal ministro Spadafora e ora anche da Colao. Il ministro ci ha illuso giorno dopo giorno, dicendo che avrebbe agito a difesa del sistema sportivo. Dal Decreto Rilancio, ora in discussione alla Camera, lo sport è stato letteralmente espulso e nel "lavoro" prodotto dal Dottor Colao la parola "sport" non viene mai richiamata. Non un cenno sul come rilanciarlo, non una sola iniziativa per aiutare il mondo delle imprese sportive, delle società dilettantistiche, dei gestori di piscine, palestre, impianti, dei lavoratori sportivi».