«Gli asintomatici contagiano poco»
Lo dice l’Oms, la scienza si divide ancora In Italia regna la prudenza: la giusta chiave di analisi è la minore carica virale del Covid-19
Il Coronavirus potrebbe adattarsi all’uomo e smetterla di uccidere. È quanto sperano molti virologi, basandosi su una certezza, che è quella che i virus non scompaiono, e su una fondata ipotesi, che è quella che anche questo Coronavirus si comporti come altri suoi cugini, diventati da letali a causa di banali raffreddori. In questo momento della pandemia, che potremmo definire fase 3 “a ruota libera” dal punto di vista scientifico, c’è la corsa a chi “azzecca” prima che cosa accadrà nei prossimi mesi. Con due ottiche che si contrastano: quella economica e quella scientifica. Se il virus non uccide più tutto può tornare come prima da subito, se invece non si sa come si comporterà i rischi sono altissimi in questo momento di riapertura e di messaggi contradditori. Qualche esempio: le mascherine non servono a chi non è operatore sanitario e a chi non è malato o positivo, non è vero le mascherine sono obbligatorie in tutti i luoghi pubblici. Senza guanti non si deve uscire, non mettete i guanti che rischiano di aumentare il contagio; gli asintomatici vanno individuati perché sono contagianti e nessuno se ne rende conto, no gli asintomatici raramente infettano; i guariti positivi possono trasmettere il virus, no i guariti anche se positivi non contagiano. E così via, spesso la fonte delle contraddizioni è la stessa Organizzazione mondiale della Sanità.
Il virus non ucciderà più?
E torniamo al Coronavirus che potrebbe non uccidere più l’uomo. Viene detto su sensazioni o su basi scientifiche? È quanto emerge da uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Genetica dell’University College di Londra guidato da Francois Belloux. Gente seria. E che subito definisce che questo è un parere. I ricercatori inglesi sono ben lungi dall’affermare che il Sars-Cov-2 non circola più, ma ipotizzano nelle loro conclusioni che «il Coronavirus potrebbe adattarsi all’uomo e non uccidere più». Lo studio in questione si basa sull’analisi di 766 sequenze di Coronavirus provenienti da differenti aree geografiche. I ricercatori hanno individuato quasi duecento “mutazioni indipendenti o omoplasie”. Si ritiene possibile un adattamento del
Covid-19 all’uomo.
I positivi asintomatici infettano o non infettano?
Intanto bisognerebbe sapere quanti sono. Lo sa la Cina per quanto riguarda l’intera popolazione di Wuhan dopo aver effettuato 11 milioni di tamponi in tre settimane: ne hanno individuati 300, tra quelli mai infettati né ricoverati né sospettati durante l’intero arco della drammatica emergenza cinese, quasi tutta concentrata proprio nella città di Wuhan. Ma per quanto riguarda l’OMS, ieri la funzionaria Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19, ha detto senza troppi distinguo: «È molto raro che gli asintomatici possano trasmettere il Coronavirus». Sorprende un po’ la politica dell’OMS in questi giorni, forse mettendo le mani avanti sullo spinoso tema dei farmaci che presto dovrà affrontare. Dopo aver (quasi del tutto) bocciato i guanti monouso, che non sarebbero efficaci contro il coronavirus, apre ora il dibattito scientifico “asintomatici” sostenendo che difficilmente questi soggetti trasmettono il virus. Era l’idea di partenza diffusa in quasi tutti i Paesi colpiti dalla pandemia, poi buona parte del mondo medico-scientifico ha fatto un passo indietro affermando che anche gli asintomatici possono trasmetterlo. Anzi, in Italia la ricerca a tappeto mira anche a stanare le persone che non presentano sintomi e che quindi possono facilmente trasmettere il virus. Ma a Maria Van Kerkhove chi lo ha detto? E qui mancano informazioni su studi o dati di laboratorio, sicuramente ci sono ma non sono stati divulgati. Anche perché è complicato dire quanti asintomatici sono stati studiati nel mondo, visto che ancora nella maggior parte del pianeta non si sa nemmeno quanti sono.
Ma non è il nodo della carica virale il vero problema?
Il nodo principale resta quello della carica virale. Una persona può infettare le altre nel caso sia consistente la carica virale trasmessa. Detto ciò, in base alla letteratura scientifica disponibile, esistono persone che non presentano sintomi della malattia e che in effetti non sono contagiosi. I dati non consentono una generalizzazione del discorso, che al contrario potrebbe essere pericolosa. Il contagio può avvenire anche attraverso gli asintomatici. Buona parte del mondo scientifico italiano continua ad optare per la massima prudenza.
Test sierologici a Bergamo. Che cosa è emerso?
L’Ats Bergamo ha reso noti i risultati dei test sierologici ai quali, dal 23 aprile al 3 giugno sono stati sottoposti 9.965 cittadini e 10.404 sanitari. Per i primi, la percentuale di positività è del 57% mentre è del 30% tra chi opera in corsia. Quel 57% tra la popolazione spiega la drammatica situazione in cui si è ritrovata la sanità bergamasca.
E ora si può parlare di una sorta di “immunità di gregge”? Assolutamente no, ancora troppo pochi i test effettuati rispetto alla popolazione per affermare che quel 57% sia generale. E poi riguardo l’ancora semi-sconosciuto SarsCov-2, le stime più ottimistiche per avere un’”immunità di gregge” pongono la soglia minima al 70% (per confronto basti pensare che l’immunità di gregge per il morbillo, per il quale esiste un vaccino, ha la soglia al 95%).