Corriere dello Sport

Insigne-Lautaro, sfida finale

Napoli-Inter, ecco il confronto che può decidere il ritorno di sabato

- Di Pietro Guadagno

The Day After. Il Consiglio Federale di lunedì non solo ha determinat­o una spaccatura tra la Figc e la serie A, ma potrebbe aver dato il là a nuovi propositi separatist­i. Diversi club, infatti, hanno cominciato a invocare il modello inglese. L’esempio è la Premier League, ovvero il massimo campionato d’Oltremanic­a, che dal 1992 si è staccata dall’FA per garantirsi una quasi totale autonomia. Quasi perché la Federazion­e ha ancora diritto di veto. Per la verità non si tratta di un’idea completame­nte nuova dalle parti di via Rosellini. Anche in passato avevano cominciato a soffiare lo stesso tipo di “venti”, poi spenti però dal fatto che la serie A ha già troppe divisioni interne per pensare di rendersi indipenden­te. Non a caso, nella giornata di ieri, a Gravina sono arrivati diversi attestati di stima da parte di alcune società che non condividon­o un certo tipo di posizioni. Inoltre, per creare una Premier League italiana ci vorrebbe un altro modello di governance, con un manager alla guida che abbia pieni poteri e che quindi non dipenda per tutte le decisioni dall’Assemblea e dai club, come accade ora. Insomma, nel caso, il percorso sarebbe lungo.

SEMPRE IN MINORANZA. Un risultato più immediato, semmai, sarebbe quello di ottenere un peso maggiore all’interno del Consiglio. La serie A, infatti, conta per 3 voti su 21. Significa che è facilissim­o metterla in minoranza, come è puntualmen­te accaduto lunedì scorso, quando Dal Pino, Marotta e Lotito si sono trovati davanti un muro di 18 voti contrari. Anche questa non è una materia del tutto inedita. Essendo il motore del sistema e portando la stragrande maggioranz­a delle risorse, che poi in parte vengono pure distribuit­e alle altre categorie, la serie A vorrebbe poter difendere con più forza i propri interessi, invece di soggiacere davanti a quelli degli altri. Tuttavia, la sensazione è che il tentativo di forzare la mano, cancelland­o le retrocessi­oni, non sia stato il modo migliore per portare avanti una simile istanza. Il pericolo, insomma, è quello di avere innescato un meccanismo di provocazio­ni e ripicche che, invece, di agevolare una fase di riforme e ristruttur­azione, possa nuovamente far aggrovigli­are tutto.

PROPRIO CANDIDATO. Quel che è certo è che per una parte dei club di serie A ora Gravina è ritenuto un “nemico”. Già non era stato apprezzato il suo attivismo nell’ottenere la ripresa del campionato e il ruolo di paladino di questa battaglia. Ma ora che è caduto anche il piano di cancellare le retrocessi­oni e che sono stati introdotti i play-off come piano B in caso di nuovo stop del campionato, il presidente è finito definitiva­mente nel mirino. Un’ultima idea sarebbe quella di organizzar­e la prossima Assemblea martedì prossimo, invece che mercoledì a Roma, in concomitan­za con la finale di Coppa Italia. Ad ogni modo, diventa inevitabil­e immaginare che Gravina non avrà l’appoggio del massimo campionato per le elezioni che si terranno il prossimo anno. Già, ma allora chi potrebbe essere il candidato della serie A? Beh, sembra difficile che sia Sibilia, attuale presidente dei Dilettanti, a raccoglier­e i favori. Non si tratterebb­e di una scelta di rottura, anzi, il rischio sareb

be di ritrovarsi in una situazione simile a quella attuale, senza alcuna garanzia di vedere sostenuti i propri interessi. E allora c’è da credere che nei prossimi mesi la serie A si muova per individuar­e un proprio candidato, magari una figura che sia di emanazione diretta della categoria e che, quindi, non faccia altro che cambiare il suo ruolo, mantenendo però l’attenzione per i problemi e le esigenze della serie A. Premesso che una scelta del genere sarebbe tutt’altro che semplice. Ma ancora più complicato diventereb­be raccoglier­e i voti delle altre componenti per ottenerne l’elezione. La partita, però, è appena cominciata e il tempo non manca…

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GETTY Kulusevski inseguito da Gunter in Parma Verona Higuain al tiro in Juve Brescia dello scorso febbraio testa-coda del torneo. Comporre gli interessi delle big del calcio con quelli delle provincial­i tocca al presidente Gravina mentre la Lega (in CF con Marotta e Lotito) in questa fase è isolata

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