Quei vizi che Conte non ha eliminato
L’Inter è di fronte al timore dell’ennesimo rinvio (del successo). È presto per allestire un processo, ma non per porsi una domanda e fare una riflessione. A che punto è l’Inter? Alla partenza aveva tre obbiettivi.
L’Inter è di fronte al timore dell’ennesimo rinvio (del successo). È presto per allestire un processo, ma non per porsi una domanda e fare una riflessione. A che punto è l’Inter? Alla partenza aveva tre obbiettivi, campionato, Champions e Coppa Italia. Non che fosse obbligata a vincere, ma doveva portarsi avanti il più possibile e vedere se, con le carte in mano, poteva aspirare a una buona posta. La Champions è andata e la Coppa di scorta a Conte non piace, trovandosi però in ottima compagnia: viene snobbata tutta l’Italia calcistica, in uno dei rari casi di unità nazionale (neanche una finalista dal 1999). Vincerla riempirebbe una casella vuota dal 2011, ma l’abitudine all’impegno in Europa League non è una prerogativa nostrana. Sabato sera a Napoli è tramontato anche il secondo traguardo stagionale, la Coppa Italia. Resta il campionato per cui il recupero di domenica sera con la Sampdoria diventa una sorta di finale. Non è detto che vincere basti per poter insidiare Juventus e Lazio, ma senza quei tre punti anche sperare nel doppio crollo delle rivali sarebbe inutile.
La riflessione successiva riguarda, al momento, il disavanzo tra investimento e impatto iniziale dell’Inter versione Conte e prospettiva, molto concreta, di rimanere a “zero tituli” per usare l’espressione di Josè Mourinho, l’allenatore del Triplete, convitato di pietra sulla panchina di tutti i suoi successori. L’arrivo di Votantonio aveva suscitato grandi entusiasmi e una magnifica risposta popolare. Anche i risultati parevano assecondare la rinascita. Ma ora l’Inter teme di ritrovarsi un’altra volta nel ruolo di attore non protagonista vanificando il lavoro di Conte e, soprattutto, lo sforzo del club. Le due campagne acquisti, estiva e invernale, sono state sontuose, allenatore compreso, uno dei più pagati e vincenti in circolazione. A gennaio, poi, a due giocatori fortemente voluti dal tecnico, Young e Moses, si è aggiunto Eriksen, un campione non “da gennaio”, per la sua importanza. Eppure proprio da lì in poi qualcosa si è inceppato. Sono ricomparsi vecchi vizi. Ad esempio quando giocatore emerge con il suo reale valore (Eriksen), due spariscono dai radar (Lukaku e Martinez). Non sappiamo cosa succederà in questo calcio compresso e giocato nel tempo di solito riservato a bagni, vacanze, ritiri e amichevoli, ma l’Inter si ritrova nuovamente in salita. Quello contro la Sampdoria non è un recupero ma un ponte tra il nulla e una nuova speranza.