Corriere dello Sport

MERTENS SFIDA IL MAESTRO DA RE AZZURRO

Il belga adesso è il migliore realizzato­re di sempre del Napoli: centoventi­due reti Fu proprio Sarri a inventare Dries centravant­i e il belga iniziò a segnare in dosi industrial­i: mercoledì a Roma il faccia a faccia per il trofeo tricolore

- Di Antonio Giordano

Enella nuvola dell’ennesima sigaretta, e nella frescura d’un portico, nella calura d’una estate gonfia d’ira e in quel vago orizzonte che si stagliava nell’ombra ormai lontana del pipita, spuntò un’idea: «Vorrei provare con Mertens». E’ luglio del 2016 e il Napoli ha una sua forma incerta, persino astratta, mentre si dondola dolentemen­te per quella fuga improvvisa e inaspettat­a e insegue un attaccante: s’avverte nitida il rumore degli elicotteri, che decollano inseguendo un sogno - Icardi - e s’intravedon­o Bacca o Kalinic o un universo invitante di centravant­i. Milik non è ancora atterrato, sta per farlo, però porta con sé quel pregiudizi­o folle che nasce dai ventidue anni ed è incapace di «occultare» ventiquatt­ro gol nell’Ajax, mica in giro per tornei amatoriali. Il pipita è una ferita che sanguina e Mertens non sa, perché Sarri non glielo ha ancora detto, che potrà diventare altro, uscire dagli equivoci, nascere a nuova vita: ma ci vorranno (ancora) quindici mesi, quelli che il destino sfrutterà per mettere fuori causa e per due volte Milik, mentre Gabbiadini si tormenterà nei propri dubbi e appassirà. Poi, cambierà il calcio, a Napoli e anche nei dintorni, e Dries Mertens, che nel 2015-2016 ha intanto segnato sempliceme­nte undici gol, come un «uomo qualunque», troverà la sua destabiliz­zante dimensione: trentaquat­tro subito, altri ventidue nella ultima stagione con Sarri.

L’ALLIEVO. Napoli-Juventus è la loro Storia, è un oceano di ricordi che ondeggiano e travolgono, è la fantasia che va quasi al potere, muta i destini e certo li addobba di capolavori che sembrano, adesso, comparire appesi alle pareri della memoria, mentre il Maestro e il suo Allievo prediletto stanno per rivedersi. Questa è una partita, una finale, ma anche un intreccio terribilme­nte romantico, che riempie un’ora e mezza e però pure una vigilia, piena di aneddoti e di vigilie, del tormento per quello scudetto sfiorito in albergo a Firenze, mentre in tv andava Inter-Juventus, e però anche dell’estasi d’essere arrivati lì, con una squadra piena di talento, una esagerazio­ne, che si sublima e si esalta nel 4-33 ma con Mertens centravant­i.

RIVOLUZION­E. Diceva Sarri che per far la rivoluzion­e gli sarebbero bastati diciotto uomini, ma glieti, servì uno, Mertens, per stravolger­e se stesso e anche il calcio italiano, gonfio di esibizioni che catturavan­o lo sguardo e ipnotizzav­ano, come una Grande Bellezza. Il Napoli arriva a DM14 con l’Empoli, ha bisogno di scoprire l’istinto del «falso nueve», in realtà un autentico centravanp­er un mesetto o giù di lì, poi da Cagliari in poi (11 dicembre) diventa un’incontroll­abile gioia che sparge felicità tripletta in uno 0-5 al Sant’Elia, introduzio­ne al poker con il Torino e ad una stagione che serve per provare a scrivere la favola, nella quale c’è però sempre un orco o un lupo.

Va così anche nel calcio.

IL RE. Mertens sino al momento in cui non si veste di nuovo ha segnato trentanove gol e in tre anni e mezzo, ora che sta a 122 ed è diventato il re di Napoli e dei bomber, e si gode (come ieri) la spiaggia di Nerano, ha modo di pensane

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Dries Mertens ha compiuto
33 anni lo scorso 6 maggio scorso ed è in procinto di prolungare il suo contratto con il club partenopeo per altre due stagioni con opzione per la terza
Ciro il Grande Dries Mertens ha compiuto 33 anni lo scorso 6 maggio scorso ed è in procinto di prolungare il suo contratto con il club partenopeo per altre due stagioni con opzione per la terza

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