Sta meglio degli avversari Manca la brillantezza e in finale ne avrà bisogno
Gattuso sta meglio dei suoi tre colleghi che hanno partecipato alla ripresa del calcio. Ha centrato il primo obiettivo della stagione riportando il Napoli in finale di Coppa Italia e in un anno come questo, anzi, in sei mesi come quelli vissuti da Rino sotto il Vesuvio, è un grosso risultato. Ma non è a posto nemmeno lui. All’andata contro l’Inter era stata una scelta l’atteggiamento tattico del Napoli, la difesa organizzata e il contropiede ben fatto erano stati preparati dal tecnico e realizzati dalla squadra. Sabato, invece, non sembrava così. Era più o meno lo stesso tipo di partita dell’andata, ma non si trattava più di una scelta. Era la furiosa pressione dell’Inter a costringere il Napoli in difesa. Certo, Gattuso sapeva come ripartire, non a caso ha conquistato la qualificazione con un fantastico contropiede (un lancio, uno scatto, un passaggio, il gol: roba da manuale del calcio), ma la sofferenza sul piano atletico è stata eccessiva. Su quello fisico era inevitabile: se Conte, sui calci d’angolo, può mandare in area i giganti della difesa, Gattuso fatica a rispondere con armi appropriate. Ma atleticamente il Napoli non è stato convincente, nel finale è rimasto schiacciato dall’assedio interista. Boccheggiava in attesa dell’ultimo fischio di Rocchi.
Entriamo in un campo dove prevalgono le conoscenze scientifiche e per questo possiamo solo limitarci ad osservazioni superficiali. E’ probabile che la preparazione durante i tre lunghi mesi di interruzione per il coronavirus abbia effetto prossimamente, ma sarebbe meglio, per il Napoli, se già mercoledì potesse disporre di una brillantezza di squadra che contro l’Inter hanno mostrato solo alcuni giocatori come Maksimovic, Insigne, Mertens e soprattutto Ospina. All’Olimpico il Napoli ha bisogno di sveltezza e di tecnica in avanti, di forza e consistenza in difesa. Ha bisogno di
tante, tantissime energie.