Corriere dello Sport

«Devi imparare a capirlo, poi ti insegna tanto»

Invocato o temuto, condiziona tantissime discipline. Carl Lewis ne era il figlio; Coppi, secondo Paolo Conte, lo «divideva col naso»

- Di Giorgio Burreddu gio.bu.

Anche queste giornate se le porterà via il vento, che fa il suo giro, come sempre, e le depositerà nella memoria. Sofia Goggia, che sta su allo Stelvio e ha ricomincia­to ad allenarsi con la squadra azzurra, dice che il vento è «un elemento fondamenta­le nella crescita di ogni persona e della natura stessa perché più il vento è forte e più gli alberi mettono le radici nella terra e questo paragone è applicabil­e anche alle persone: quando passano un momento di crisi esistenzia­le».

Oggi è la giornata mondiale del vento e anche dell’energia che produce, quella delle pale eoliche, quella rinnovabil­e, dei mulini, del green. Di energia e vento abbiamo bisogno per ricomincia­re. Come lo sport (non tutto, ma una parte sì) che con il vento deve fare i conti. «Il vento va e viene, non tira mai in una direzione specifica. Spero sempre che possa tirare dalla mia, per favorirmi e darmi una mano nella realizzazi­one dei miei desideri e dei miei obiettivi. Ma è importante anche quando ce l’ho contro, perché mi aiuta a crescere».

FIGLIO. Col vento si sono cimentati i più grandi. Carl Lewis ne fu il figlio legittimo: vinse dieci medaglie olimpiche, nove d’oro. Correva più veloce degli altri e quando arrivò Bolt scelsero la folgore perché il vento era già occupato. Nel 2008 Tyson Gay diventò l’uomo più veloce del mondo. Strappò un fantastico 9”68 sui 100 metri. Peccato che il vento soffiasse a 4,1 metri al secondo, il doppio delle regole, e dovettero invalidarl­o. «Non è stata una delusione - disse Gay -, ho corso abbastanza per sapere quando il vento soffia oltre il limite».

L’uomo e la natura, di questo si occupa lo sport. Oltre i limiti. E’ quando i fattori si scontrano che si resta impigliati. Capitò anche a Roger Federer in quarto di finale a Montecarlo: perse contro Melzer, testa di serie numero 7. «Il vento ha cominciato a soffiare alla fine del primo set, quando già ero in svantaggio». Nei giorni di vento il tennis, che è uno sport di precisione, cambia status, si fa più incerto.

MOTORE. Vento di passioni, vento di suggestion­i. Con «due occhi miti e naso che divide il vento» c’era solo uno, Fausto Coppi, quello cantato da Gino Paoli. Gianni Bugno ha sempre pensato di essere meno grande di quello che era. Quando vinse la Milano-Sanremo, al traguardo lo aspettavan­o i giornalist­i. Bugno, lo sa che oggi ha tenuto la media oraria più alta in assoluto della storia della corsa? Davvero, e quale sarebbe? 45,806 chilometri all’ora, gli dissero. C’era vento a favore, concluse lui. Ed è di vento che hanno parlato anche i corridori alla fine del “lockdown”, non gli erano mancate le ruote, la bicicletta, le salite, no: gli era mancato il vento in faccia.

Romantico, benevolo, violento: il vento nello sport può esserti nemico o amico, dipende dagli dei. Lo sanno bene Caterina Banti e il suo compagno di catamarano Ruggero Tita, insieme sono campioni di tutto. «Per noi il vento è la forza propulsiva, senza non possiamo navigare, non possiamo uscire, e può essere birichino, oscillante, raffinato. Ne senti la forza, a volte non ci si rende conto della potenza incredibil­e che può avere. A volte mi chiedono che cos’è per me il mare, è libertà ma è anche vento». In mare è un’opportunit­à. Lontano è carezza o schiaffo, dinamica o resistenza: dipende.

Alessandra Sensini il posto più ventoso del mondo se lo ricorda a Gran Canaria, «una spiaggia con i sassi, un angolo molto selvaggio, lì facevo il circuito pro’ e mi sono capitate volte che ho preso anche botte da 50 nodi. Mi ha insegnato tanto: resistere a quel vento voleva «Il vento mi completa, completa le mie passioni». Giuseppe Gibilisco, campione mondiale del salto con l’asta a Parigi 2003 e bronzo olimpico ad Atene 2004, conosce bene il vento. «A Helsinki, ai Mondiali del 2005, mi giocò un brutto scherzo, era un vento che portava via il mondo. Ogni volta che andavo in pedana si alzava. Può esserti amico o nemico, dipende». Quei campionati li vinse Blom, un olandese che non avrebbe mai più toccato quelle vette: lo aiutò il vento. «Con l’asta è importante, è una componente che serve. A Siracusa abbiamo messo una doppia pedana proprio perché il vento cambia giro». Adesso Gibilisco allena Claudio Stecchi («per me può fare il record italiano»), e poi si cimenta con il vento. «Quando c’è mi fermo a meditare, guardo nel vuoto, mi porta a ricordare i momenti nei quali ho avuto grandi difficoltà dovute proprio al vento. Vado con la vela, volo in deltaplano, faccio parapendio, e mi cimento con il deltaplano a volo libero. Il vento fa parte del mio stile di vita».

La Goggia: «Spero che soffi a mio favore ma se è contrario ti aiuta a crescere»

A Tyson Gay costò il mondiale dei 100 Per chi si arrampica può essere di aiuto

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Alessandra Sensini, 50 anni oro olimpico nel windsurf

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