Pubblico negli stadi ecco il piano di Gravina
L’obiettivo di Figc e Lega: terminare i tornei con il ritorno degli abbonati
La Figc e la Serie A sono al lavoro, mentre le società, pur analizzando il problema con attenzione, attendono notizie positive. Riaprire gli stadi al pubblico è l’ultimo tassello mancante per la ripartenza a pieno regime del nostro pallone dopo lo stop per il coronavirus.
La Figc e la Serie A sono al lavoro, mentre le società, pur analizzando il problema con attenzione, attendono notizie positive. Riaprire gli stadi al pubblico è l'ultimo tassello mancante per la ripartenza a pieno regime del nostro pallone. Ci sarà ancora da aspettare un po' per far entrare agli incontri di A più persone rispetto alle 300 (giocatori e staff tecnici inclusi) ammesse dal protocollo per la fase delle partite validato dal Cts. Il presidente della Federcalcio Gravina, però, è convinto che, dopo la quarantena, anche la barriera degli spalti vuoti cadrà e parlando a Radio Deejay lo ha confermato: «Manca ancora un tassello che a me sta molto a cuore: la partecipazione dei tifosi agli incontri. Spero che sia possibile in tempi molto rapidi, mi auguro già ai primi di luglio: vorrebbe dire che il nostro Paese è uscito da questo momento particolarmente buio». Il dpcm che entrerà in vigore oggi e che durerà per un mese prevede che fino al 14 luglio l'ingresso alle manifestazioni sportive sia inibito agli spettatori. In teoria, dunque, non c'è margine, ma in via Allegri non si danno per vinti e comunque considerano la presenza di pubblico, almeno da metà luglio in poi (diciamo per le ultime 6-7 giornate), già un successo. Anche se in realtà si tratta della logica conseguenza dell’apertura di quasi tutte le attività del Paese. In Federcalcio sanno bene che il ritorno alla normalità sarà graduale e che, finché non ci sarà un vaccino, rivedere le tribune gremite come prima sarà complicato.
STADI COME CINEMA E TEATRI. Il tema è sul tavolo perché i grandi parchi giochi sono di nuovo funzionanti (già attivo Gardaland; il prossimo week end toccherà a Leolandia, tra Milano e Bergamo...) e da oggi apriranno le porte i cinema e i teatri. Naturalmente seguendo le norme sul distanziamento sociale, ma il via libera a certi spettacoli è senza dubbio un segnale di normalità importante che il calcio vorrebbe far proprio. Negli stadi mantenere le distanze, restare seduti e vigilare non appare in generale complicato. A eccezione delle curve dove ci sono gli ultras e per gli steward sarebbe impossibile imporre certe norme. Spadafora dopo la manifestazione del 7 giugno dei gruppi ultras e degli estremisti di destra al Circo Massimo fu duro: «Alla riapertura del calcio il tifo violento non avrà alcuno spazio».
Le curve inizialmente rimarranno chiuse o saranno studiate soluzioni alternative?
CHI ENTRA E CHI NO? Nelle scorse settimane il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, aveva espresso la speranza di riempire gli stadi dal 10 al 25% della loro capienza. Sarebbe un primo passo importante, ma comunque costringerebbe i club a fare delle scelte perché tutte e 20 le formazioni di Serie A hanno un numero di tessere stagionali superiore al 25% dei posti dell'impianto: si va dal 78% di riempimento dell'Atalanta (16.620 abbonati) al 67% della Juventus (27.700) per arrivare al 65% di Cagliari (10.700) e Fiorentina (28.026). L'idea più ricorrente tra la società è quella di dare la priorità alle aree corporate e hospitality, ovvero a quei posti che a inizio stagione sono stati venduti agli sponsor insieme a servizi vip come catering e parcheggi. Determinare quali altri settori saranno aperti, però, non è facile. Sarà deciso un criterio comune a tutti, magari indicato dalla Lega, oppure ogni dirigenza sceglierà liberamente? Di certo pare complicato che possano essere messi in vendita biglietti. Almeno nel breve periodo.
RIMBORSI. Qualche club ha rimborsato i biglietti delle singole partite a porte chiuse (Inter-Ludogorets di Europa League, Juventus-Milan e Napoli-Inter di Coppa Italia), mentre nessuno ha provveduto a rimborsare gli abbonamenti. Motivo? Perché gli stadi per le ultime giornate potrebbero essere riaperti e quindi dovrebbe essere emesso un voucher solo per un certo numero di incontri.