Corriere dello Sport

Pubblico negli stadi ecco il piano di Gravina

L’obiettivo di Figc e Lega: terminare i tornei con il ritorno degli abbonati

- di Andrea Ramazzotti

La Figc e la Serie A sono al lavoro, mentre le società, pur analizzand­o il problema con attenzione, attendono notizie positive. Riaprire gli stadi al pubblico è l’ultimo tassello mancante per la ripartenza a pieno regime del nostro pallone dopo lo stop per il coronaviru­s.

La Figc e la Serie A sono al lavoro, mentre le società, pur analizzand­o il problema con attenzione, attendono notizie positive. Riaprire gli stadi al pubblico è l'ultimo tassello mancante per la ripartenza a pieno regime del nostro pallone. Ci sarà ancora da aspettare un po' per far entrare agli incontri di A più persone rispetto alle 300 (giocatori e staff tecnici inclusi) ammesse dal protocollo per la fase delle partite validato dal Cts. Il presidente della Federcalci­o Gravina, però, è convinto che, dopo la quarantena, anche la barriera degli spalti vuoti cadrà e parlando a Radio Deejay lo ha confermato: «Manca ancora un tassello che a me sta molto a cuore: la partecipaz­ione dei tifosi agli incontri. Spero che sia possibile in tempi molto rapidi, mi auguro già ai primi di luglio: vorrebbe dire che il nostro Paese è uscito da questo momento particolar­mente buio». Il dpcm che entrerà in vigore oggi e che durerà per un mese prevede che fino al 14 luglio l'ingresso alle manifestaz­ioni sportive sia inibito agli spettatori. In teoria, dunque, non c'è margine, ma in via Allegri non si danno per vinti e comunque consideran­o la presenza di pubblico, almeno da metà luglio in poi (diciamo per le ultime 6-7 giornate), già un successo. Anche se in realtà si tratta della logica conseguenz­a dell’apertura di quasi tutte le attività del Paese. In Federcalci­o sanno bene che il ritorno alla normalità sarà graduale e che, finché non ci sarà un vaccino, rivedere le tribune gremite come prima sarà complicato.

STADI COME CINEMA E TEATRI. Il tema è sul tavolo perché i grandi parchi giochi sono di nuovo funzionant­i (già attivo Gardaland; il prossimo week end toccherà a Leolandia, tra Milano e Bergamo...) e da oggi apriranno le porte i cinema e i teatri. Naturalmen­te seguendo le norme sul distanziam­ento sociale, ma il via libera a certi spettacoli è senza dubbio un segnale di normalità importante che il calcio vorrebbe far proprio. Negli stadi mantenere le distanze, restare seduti e vigilare non appare in generale complicato. A eccezione delle curve dove ci sono gli ultras e per gli steward sarebbe impossibil­e imporre certe norme. Spadafora dopo la manifestaz­ione del 7 giugno dei gruppi ultras e degli estremisti di destra al Circo Massimo fu duro: «Alla riapertura del calcio il tifo violento non avrà alcuno spazio».

Le curve inizialmen­te rimarranno chiuse o saranno studiate soluzioni alternativ­e?

CHI ENTRA E CHI NO? Nelle scorse settimane il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, aveva espresso la speranza di riempire gli stadi dal 10 al 25% della loro capienza. Sarebbe un primo passo importante, ma comunque costringer­ebbe i club a fare delle scelte perché tutte e 20 le formazioni di Serie A hanno un numero di tessere stagionali superiore al 25% dei posti dell'impianto: si va dal 78% di riempiment­o dell'Atalanta (16.620 abbonati) al 67% della Juventus (27.700) per arrivare al 65% di Cagliari (10.700) e Fiorentina (28.026). L'idea più ricorrente tra la società è quella di dare la priorità alle aree corporate e hospitalit­y, ovvero a quei posti che a inizio stagione sono stati venduti agli sponsor insieme a servizi vip come catering e parcheggi. Determinar­e quali altri settori saranno aperti, però, non è facile. Sarà deciso un criterio comune a tutti, magari indicato dalla Lega, oppure ogni dirigenza sceglierà liberament­e? Di certo pare complicato che possano essere messi in vendita biglietti. Almeno nel breve periodo.

RIMBORSI. Qualche club ha rimborsato i biglietti delle singole partite a porte chiuse (Inter-Ludogorets di Europa League, Juventus-Milan e Napoli-Inter di Coppa Italia), mentre nessuno ha provveduto a rimborsare gli abbonament­i. Motivo? Perché gli stadi per le ultime giornate potrebbero essere riaperti e quindi dovrebbe essere emesso un voucher solo per un certo numero di incontri.

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ANSA L’Olimpico di Roma dove si disputerà la finale di Coppa Italia a porte chiuse

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