Il pubblico virtuale fa discutere
Lo sventolio colorato non è piaciuto a tutti ma verrà riproposto in campionato
Festa Napoli
Spacca. La realtà virtuale dello stadio che è vuoto ma sembra pieno grazie alla grafica computerizzata, divide. Spacca nel senso vero del termine. A qualcuno è piaciuta (“figata”) e ad altri no (“antica, una vecchia Pes”) e i social in questo sono stati e sono, come al solito, terreno fertile. Morale: l’esperimento voluto dalla direzione marketing della Lega di Serie A per la finale dell’Olimpico ha trovato sostenitori e anche critici. Di fatto se ne parla e se ne parlerà visto che il campionato che sta per cominciare sarà di fatto a porte chiuse. Almeno per ora e salvo aperturine finali. Quindi per far fronte agli spalti vuoti e per rendere meno impervio il compito di chi propone uno spettacolo televisivo, qualcosa andrà escogitato. Partendo proprio da Napoli-Juventus dell’altra sera.
ESPERIMENTO. Pronti via, telecamera 1. Che sarebbe quella che dà l’inquadratura massima, quella centrale che copre buona parte della gara, dal 60 al 70% e può avere anche ampio campo visivo. Chi ha visto la partita dell’Olimpico l’avrà notato. Il pubblico era virtuale, in realtà al posto di cartonati o sagome utilizzate altrove, la via scelta è stata quella di una virtualizzazione animata tecnologia realizzata da Vizrt/Infront per Lega Serie A e Coca-Cola - per tutti i novanta e passa minuti della finale (rigori compresi). Non era facile, nel campionato spagnolo, avanti a noi per diverse situazioni - per esempio la utilizzano ma è statica, come se fosse una macchia colorata per non vedere i sediolini vuoti. E allora ecco lo sventolio: come se allo stadio ci fossero stati seduti tifosi con tanti volantini in mano divisi, quelli bianconeri dove giocava la Juve, e quelli azzurri dove c’era in Napoli, e una parte centrale di volta in volta - dedicata o al tricolore o allo sponsor della manifestazione, il rosso Coca-Cola che ha investito non poco nel trofeo che segnava la ripartenza del nostro calcio. Quindi un gesto e un messaggio di grande speranza e fiducia nel nostro pallone da parte di una azienda leader nel mondo, global brand si direbbe. Può piacere e non piacere, il pubblico virtuale, in alcuni momenti può essere percepito come stucchevole, ma è una innovazione di prodotto editoriale e di branding e come tale comporta dei rischi.
L’APPROCCIO. Tutta la Coppa Italia ha avuto un suo percorso. Prima le due semifinali a spalti vuoti dedicate in campo a medici e infermieri che ci hanno salvato durante la pandemia. Lo slogan era «Torniamo a sognare, a giocare, a tifare, a sperare, torniamo in campo. Torniamo grazie a voi. Ripartiamo, grazie a voi», così la Serie A attraverso i propri profili social, in collaborazione con il Ministero della Salute, aveva voluto dedicare un video ai protagonisti in prima linea contro il Covid, proprio medici e infermieri. Con la finale di mercoledì un ulteriore passo avanti è stato fatto, lo step è quello successivo, «Vi rivogliamo allo stadio», quello sventolio che ha infastidito alcuni e che invece per altri ha reso gradevole la visuale, quel movimento continuo
ha dato la sensazione comunque di una presenza e non del vuoto. Tutto in attesa che i tifosi realmente ritornino negli stadi. Per l’inizio del campionato sono in arrivo altre novità: si potrebbe riservare la grafica virtuale per esempio ad alcuni momenti della partita, all’ingresso delle squadre e al novantesimo, o a inizio della ripresa o ancora in alcune fasi scelte. Vedremo,
l’idea è allo studio.
PROVOCAZIONE. E c’è chi di provocazione in provocazione è già andato oltre. Gianluca Nicoletti da Radio24 ha una posizione ideale: «E’ stato affascinante, non sono un appassionato di calcio ma dei fenomeni sì, e questo tipo di partita in cui c’è rapporto diretto tra spettatore televisivo e calciatore, mi intriga. Ho sentito le voci, quasi i battiti. E’ come se non fosse più mediato da chi urla sugli spalti o applaude, è come se si fosse creato uno spettacolo parallello in cui diventa tutto viscerale e la rappresentazione sportiva viene proposta nella sua purezza. Senza mediazioni e senza condizionamenti. E non è poco».