«Gli italiani avevano voglia di A»
Il sistema calcio in Italia fattura 4,7 miliardi, paga 1,2 miliardi di tasse all'anno (incide da solo per il 70% del contributo fiscale generato dal comparto sportivo) e consente allo Stato - che per ogni euro investito nel settore ne riceve ben 15 - di risparmiare oltre 1,2 miliardi sulla spesa sanitaria. Ma il calcio non è solo una grande industria: è la più incredibile fabbrica di emozioni collettive del Paese e i risultati della ricerca “Sponsor Value” di StageUp e Ipsos lo confermano.
SICUREZZA. Il 56% degli interessati (stimati in 16 milioni di persone) hanno dichiarato che nel lungo periodo di interruzione la Serie A è mancata loro “molto” o
“abbastanza”. Il 44% della popolazione sarebbe dunque entusiasta per la ripresa del pallone, ma sono tanti anche i contrari all'assegnazione dello scudetto e alle retrocessioni in caso di nuovo stop (54% dei cittadini, 58% degli appassionati). In generale, si predica cautela: la pandemia ha modificato i comportamenti, rendendo i cittadini più prudenti. Per tornare allo stadio, ad esempio, quasi tutti hanno sottolineato l’importanza delle misure di sicurezza. La "riduzione della capienza" e la "sanificazione degli ambienti prima e dopo l'evento" sono un'esigenza imprescindibile per il 41% degli intervistati. Seguono, nella classifica delle urgenze, la "misurazione della temperatura all'ingresso dell'impianto sportivo" (32%) e la "fornitura all'ingresso di un kit con mascherina, guanti e disinfettante" (30%).
ABBONAMENTI E PAURE. Quasi un tifoso su due (il 47%) non è interessato a sottoscrivere un abbonamento per la prossima stagione. I motivi? Probabilmente per mancanza di fiducia nei confronti dei club - senza rimborso delle gare “non godute” a causa delle porte chiuse potrebbe scattare una class action - e per il timore di nuovi assembramenti. Identica la percentuale (17%) di chi è propenso ad abbonarsi con uno sconto rispetto al prezzo attuale e di chi confermerebbe l’atto di fede anche alle stesse condizioni. Il 53% degli italiani non era favorevole alla ripresa dell’attività (molti "no" sono arrivati da chi ha comunque ammesso di sentire la mancanza del calcio) “per motivi di sicurezza sanitaria” (58%), “perché adesso ci sono altre priorità” (46%) o “per rispetto alla tragedia del coronavirus” (14%). «La Serie A si conferma un elemento importante per il ritorno alla normalità – ha dichiarato Giovanni Palazzi, Ceo di StageUp – Nonostante il senso di minaccia sanitaria percepita sia in diminuzione, gli interessati, per tornare ad assistere allo spettacolo dal vivo, avvertono la necessità di strumenti di prevenzione e protezione personale».
Il campionato è mancato molto o abbastanza al 56% degli intervistati