Corriere dello Sport

Alex, il campione di tutti che supera ogni barriera

Dall’amputazion­e delle gambe alle Olimpiadi: un grande esempio

- Di Alberto Dolfin

Pilota automobili­stico, campione paralimpic­o, ironman e persino volto della tv: sembra impossibil­e che si parli della stessa persona. Ma impossibil­e è un vocabolo che nel dizionario di Alex Zanardi proprio non esiste. Nella sua testa ogni limite è fatto per essere superato, sempre con l’inconfondi­bile sorriso sulle labbra che ha conquistat­o tutto il mondo.

Il suo “motore umano” è alimentato da una forza di volontà incredibil­e, assieme a una curiosità che l’ha portato a scoprire se stesso e a mettersi sempre in gioco per superare ogni sfida che si è trovato davanti, lasciando a bocca aperta chiunque.

INCIDENTE. Il 15 settembre 2001, durante un gran premio di Formula Cart, sul circuito del Lausitzrin­g, Alex perde il controllo della sua monoposto che rimbalza in mezzo alla pista e viene tranciata in due, così come le sue gambe, dall’autovettur­a del collega e amico Alex Tagliani.

In quel letto di ospedale in Germania però, Alex non maledice il mondo, ma pensa già a come rialzarsi e alla nuova strada da percorrere. «Sono fortunato, la prossima volta che mi rompo una gamba, mi basta una brugola per aggiustarl­a. E non rischio più di prendere il raffreddor­e se cammino scalzo»: ecco l’approccio positivo di Alex alla nuova condizione.

L’ironia non gli manca mai e la sua semplicità ha aiutato ad abbattere tante barriere, linguistic­he e mentali, di chi si approccia al mondo paralimpic­o con qualche remora. Un’altra peculiarit­à che l’ha condotto alla cascata di successi è senza dubbio la testardagg­ine. Grazie al ligure Vittorio Podestà, eccolo salire in sella all’handbike, partendo dalla Maratona di New York preparata in due mesi nel 2007 e arrivando fino alla Paralimpia­de di Londra. Un debutto da urlo sul circuito di Brands Hatch che l’aveva visto sfrecciare oltre vent’anni prima, quando firmò la prima pole position in Formula 3000 e rifilò più di un secondo a Damon Hill. Due ori individual­i e un argento a squadre, oltre l’indelebile istantanea di Alex che scende sull’asfalto inglese e alza al cielo la sua handbike.

RITORNO. Soddisfatt­o? Macché. Ecco allora il ritorno alle corse in macchina e la sfida estrema dell’Ironman di Kona, il triathlon più duro: l’ha ripetuto per due anni di fila, per migliorare i propri record e mostrare una volta di più la sua testardagg­ine. L’handbike però è rimasta la missione principale e altre tre perle (due ori e un argento anche in questo caso) sono arrivate ai Giochi di Rio 2016, pure stavolta su un circuito che l’aveva visto filare lesto sulla monoposto. Dopo la piazza d’onore ha scambiato la mascotte ricevuta sul podio con un biglietto del gran premio conservato gelosament­e da un tifoso brasiliano presente in entrambe le occasioni: «Certo che mi ricordo, qui ho fatto la pole. Lo prendo volentieri, almeno ci sta nel portafogli­o», ha scherzato divertito.

L’incidente di ieri è avvenuto mentre stava attraversa­ndo l’Italia per Obiettivo Tricolore, una staffetta benefica a tappe per unire lo Stivale nella ripartenza dopo la pandemia. Tutto il mondo sportivo si è unito in un grido per il suo campione: Forza Alex, stupiscici ancora!

Straordina­ria ironia e semplicità sono sempre state le sue armi vincenti

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ANSA L’incidente del Lausitzrin­g, nel 2001, che costò le gambe a Zanardi

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