Che soddisfazione per Maksimovic
Con Sarri giocava pochissimo e fu anche dato in prestito Dall’esilio temporaneo in Russia allo Spartak Mosca a “Oje vita, oje vita mia...” per il trofeo tricolore vinto
Nikola Maksimovic ha vinto. Tre volte. E ognuna con sacrifici enormi, denti e pugni strettissimi: ha conquistato da grande protagonista la Coppa Italia, il suo primo trofeo italiano; ha battuto Sarri, l’allenatore che in tre stagioni gli ha concesso le briciole e un dasvidania a gennaio, direzione Mosca, Spartak; e soprattutto ha rapito la gente di Napoli. Che storie, il calcio. E che bella la tenacia di questo difensore che odia i social e ama la realtà, guardato spesso con un certo scetticismo: s’è chiuso in casa infortunato e alla fine del lockdown ha spalancato la porta e s’è ripresentato come un leone. Un muro, un gigante, un re di coppa: strepitoso con l’Inter in semifinale e con la Juve in finale. Insuperabile, leader in campo come nello spogliatoio e soprattutto consapevole: l’incontro con Gattuso è stato decisivo, evidentemente. Il centrale ammirato nelle ultime due partite non è secondo a nessuno, anzi, e di questo passo anche un eventuale addio di Koulibaly potrebbe risultare meno doloroso. A suo tempo, si vedrà. Ora è solo il momento di Maksimovic, napoletano di Serbia che ama la città profondamente, tremendamente, anche se Napoli s’è accorta di lui in ritardo. Scusate, poco male, il tempo per recuperare non mancherà: già, perché il rinnovo ormai è cosa fatta.
LA RIVINCITA. E allora, l’uomo del giorno. Anzi di questi giorni di trionfo tinti d’azzurro: semifinale e finale, il primo trofeo del dopo quarantena è del Napoli e Nikola detto Niko canta con il popolo. Scena meravigliosa, quella catturata da centinaia di telefoni mercoledì, nella notte della vittoria: la squadra arriva alla
Partite in azzurro stazione, lui salta su un taxi ma il traffico (d’amore) è notevole e bisogna fermarsi: tutti urlano, fanno festa, e lui sbuca dal finestrino come facevano ad Hazzard e intona la canzone del soldato. Oje vita, oje vita mia: alé. Gioia pura e soddisfazione ancora più bella. Maksimovic, del resto, è uno che ha sofferto e lottato tanto da quando è arrivato da queste parti: invisibile agli occhi di Sarri fino al prestito allo Spartak; più coinvolto con Ancelotti; protagonista con Gattuso. Il feeling tra i due era quasi scritto: sono uomini di carattere, dicono quello che pensano, non si nascondono. Ma la fiducia sul campo, beh, è un’altra cosa: si conquista con il lavoro e Nikola ce l’ha fatta.
CI SIAMO. Due capolavori, le partite giocate in Coppa con l’Inter e la Juve: arrivederci a tutti, tante cose Lautaro e altrettante a Cristiano e Dybala. Il comandante della difesa: da solo in semifinale, insieme con Koulibaly in finale. E poi, beh, il rigore: freddo e implacabile. Uno dei trascinatori della nuova era, tra i senatori dello spogliatoio e soprattutto un nuovo acquisto: lo scambio dei documenti è cominciato, il rinnovo fino al 2025 sarà firmato e annunciato nel giro di qualche giorno (insieme con quello di Zielinski). Cosa manca? Beh, concludere a testa altissima il campionato e poi provare a raccontare un'altra storia con il Barça al Camp Nou, nel ritorno degli ottavi di Champions. Lui la prima la giocò titolare e fu anche tra i migliori, sì, ma l’opera non è mica compiuta: c’è da lavorare un bel po’, per cantare ancora con la gente. Come piace a lui.
Il difensore serbo è stato impeccabile contro Lautaro Dybala e Ronaldo
Dopo la finale all’arrivo a Napoli si è messo a cantare con i tifosi azzurri