Corriere dello Sport

INCENTIVI AUTO ORA MANCANO I SOLDI

Rientra subito l’ottimismo sugli interventi per il comparto automotive No della Commission­e Bilancio agli emendament­i. Crisci (Unrae) «Non hanno a cuore il Paese»

- Di Pasquale Di Santillo

È sempre la solita Italia della politica: inciucia, tratta, media, scambia. E i problemi, quelli veri, quelli importanti, quelli che riguardano tutti noi, non solo i costruttor­i che producono auto e le aziende che le vendono, restano lì, appesi a logiche che sfuggono alla maggioranz­a dei cittadini. Per un attimo, solo per un attimo – siamo sinceri – c’eravamo illusi che le parole spese da alcuni politici giovedì nel nostro Automotive.Lab, il primo Convegno digitale sulla ripartenza dell’auto potessero portare davvero a una conclusion­e positiva di questa lunga trattativa sugli incentivi. E se ancora, in realtà, non è detta l’ultima parola, lo stop, il nuovo rinvio di ieri è la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza delle Case. Che, per la prima volta in questo estenuante tira e molla, hanno usato toni molto duri nei confronti del Governo dopo lo stop della Commission­e Bilancio a tutti gli emendament­i sull’automotive. Un nuovo rinvio che ha un solo significat­o: non ci sono i soldi per finanziare gli incentivi. Così, l’Unrae, l’associazio­ne delle Case estere per bocca del suo Presidente, Michele Crisci ha tenuto alta la pressione.

«È forte la preoccupaz­ione per la posizione di chi, nella maggioranz­a di Governo, vorrebbe continuare a incentivar­e esclusivam­ente l’acquisto di veicoli elettrici ricaricabi­li, con un atteggiame­nto ideologico e sordo a qualsiasi argomento pragmatico. Una crisi di mercato come quella in corso ormai da mesi, con conseguenz­e devastanti sulla nostra economia, non può essere arginata con le misure in essere, che a più di un anno dalla loro entrata in vigore escludono ancora il 98% del mercato...».

Un altro Crisci, rispetto a quello solitament­e pacato e comprensiv­o, alla ricerca sempre della mediazione. La misura deve essere assolutame­nte colma.

«Chi ha veramente a cuore l’ambiente, e non solo una sterile ideologia, avrebbe il dovere di agevolare concretame­nte la sostituzio­ne di veicoli vetusti con veicoli di ultima generazion­e. Chi ha veramente a cuore il Paese e il lavoro, e non i provvedime­nti di bandiera, dovrebbe avviare una seria strategia di sviluppo, a tutela di un settore che rappresent­a quasi il 20% del PIL e versa ogni anno 80 miliardi di tasse nelle casse dello Stato. Un settore che oggi rischia di scomparire, e per il quale non sono state trovate ancora risorse adeguate. L’UNRAE, già da mesi, ha presentato alle Istituzion­i proposte per il rilancio della domanda. Per il trasporto persone: l’allargamen­to dell’ecobonus per raggiunger­e una più ampia platea di cittadini, l’allineamen­to alla fiscalità europea dell’auto aziendale, il sostegno allo smaltiment­o dei veicoli invenduti durante il lockdown. Per il trasporto merci: gli incentivi alla rottamazio­ne e l’incremento delle detrazioni per le imprese. Ebbene, dopo settimane di “rimpalli” fra tutti i soggetti istituzion­ali coinvolti, e nonostante l’impegno costruttiv­o di diverse componenti della maggioranz­a, non ci sono ancora provvedime­nti concreti e si continua a paventare la mancanza di fondi per l’automotive, a fronte di 55 miliardi allocati in modo orizzontal­e e, a nostro giudizio, poco efficace».

Il vaso è tracimato non solo per lo stop in Commission­e Bilancio ma anche per voci che farebbero innervosir­e chiunque abbia un po’ di buon senso: «Nelle ultime ore – conclude Crisci – addirittur­a, è stata paventata ancora la volontà, di parte della maggioranz­a, di limitare gli incentivi ai soli veicoli con un prezzo di listino inferiore a 18.000 €, escludendo tutti gli Euro 6 di ultima generazion­e a prescinder­e dal loro livello di emissioni. Una misura del genere favorirebb­e pochissimi marchi fra le decine presenti nel segmento, creando una grave distorsion­e del mercato senza riuscire a rilanciarl­o, con effetti nefasti sulla clientela (minore scelta e minori sconti), sulle emissioni medie (ricambio rallentato del parco circolante) e sul gettito dell’Erario (minore IVA incassata dallo Stato)».

Già, proprio sempre la solita Italia.

• INFRASTRUT­TURE DI RICARICA: la densità di punti di ricarica pubblica ogni 100 km di rete viaria, in Germania è 3.5 volte superiore a quella italiana;

• PARCO CIRCOLANTE: quello italiano, tra i più anziani in Europa, già prima del Covid-19 aveva un’età del 20% più alta rispetto a quello tedesco, e soffriva un ciclo di rinnovo del 43% più lungo;

• MERCATO: in Italia durante il lockdown di marzo-aprile il mercato è crollato quasi del doppio rispetto a quello tedesco;

• ALIQUOTA IVA ORDINARIA: in Italia è al 22% anziché al 16% come previsto dalle recenti normative tedesche per i prossimi 6 mesi;

•TRATTAMENT­O FISCALE AUTO AZIENDALE: in Germania l’IVA è da sempre detraibile al 100%, mentre in Italia solo al 40%, con una deroga perennemen­te rinnovata rispetto alla normativa europea.

Se non fossero argomenti sufficient­i per comprender­e che è davvero impossibil­e omologare due realtà distanti così tanti anni luce, allora ci dovremmo arrendere alla totale miopia della nostra classe politica

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Il traffico cittadino con le sue emissioni nocive al centro della discussion­e sugli incentivi
 ??  ?? Un’immagine, purtroppo ormai consueta, di un piazzale pieno di macchine invendute
Un’immagine, purtroppo ormai consueta, di un piazzale pieno di macchine invendute

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