Bufera Tönnies: suo il mattatoio del Covid tedesco
BERLINO - In aprile, nel pieno della pandemia, Clemens Tönnies (66 anni) come presidente dello Schalke si era offerto invano di contribuire al programma igienico-sanitario della Lega calcio (Dfl) per mettere in sicurezza la Bundesliga. Il più importante commerciante tedesco di carni bovine e suine (7 miliardi di fatturato, 16.500 dipendenti, export in 80 nazioni, grandi affari con la Cina) viene dalla gavetta e voleva riconvertire per l’esame dei tamponi anti-virus i suoi laboratori aziendali specializzati nei controlli di qualità. Due mesi dopo, Tönnies è nella bufera. Parlamentari e semplici cittadini lo hanno denunciato alla procura penale di Bielefeld per gravi violazioni che hanno trasformato il mattatoio di Tönnies a Gütersloh nel più pericoloso focolaio di Coronavirus attivo dopo il calo della curva pandemica. Circa 700 occupati nel mattatoio sono risultati positivi. «Sono preoccupato per cosa salterà fuori quando nei prossimi giorni testeremo gli altri seimila lavoratori», ha detto Karl-Josef Laumann, ministro della Salute del Nordreno-Vestfalia. Settemila persone che vivono nel territorio sono state messe in quarantena. L’attività di macellazione è stata sospesa. Le scuole della zona sono state chiuse. Le autorità locali hanno chiesto l’aiuto tecnico dell’esercito. La diffusione del Covid sarebbe stata causata dalle precarie condizioni dei lavoratori stranieri stagionali di Tönnies (macellai romeni, bulgari, polacchi) ammassati in alloggi inadeguati. Non è la prima grana per il presidente che assiste alle partite in curva con i tifosi. Di recente ha dovuto autosospendersi dalla presidenza dello Schalke per alcuni mesi accusato di razzismo per l’esortazione agli africani di fare meno figli. La sponsorizzazione della sua squadra da parte del gruppo energetico russo Gazprom (150 milioni fino al 2022) gli ha creato nemici politici negli alti gradi della Nato.