PANATTA PIETRANGELI «I NOSTRI ASSOLUTI»
Oggi a Todi, dopo 16 anni, rivivono i Campionati che mezzo secolo fa a Bologna segnarono uno spartiacque per il tennis italiano, con una finale rimasta nella memoria
La vittoria del giovanissimo Adriano sul veterano Nicola chiuse l’epoca degli amatori e aprì al gioco nuovi orizzonti sociali, facendolo affermare anche nella classe media
Sono passati 50 anni. Mezzo secolo di tennis dalla finale dei Campionati Assoluti giocati alla Virtus Bologna tra il 37enne Nicola Pietrangeli e il 20enne Adriano Panatta. “La” finale. Il match più celebre della ultracentenaria storia degli Assoluti e quello che chiuse un’epoca per aprirne un’altra, come confermò il remake dell’anno seguente a Firenze, vinto sempre da Panatta, sempre in cinque set (a Bologna finì 6-1 3-6 3-6 10-8 6-4). Non fu solo la fine di un’epoca tennistica e l’inizio di un’altra, ma anche la nascita di una nuova dimensione sociale del tennis, che diceva addio all’epoca affascinante degli amatori - l’era Open era iniziata due anni prima - per trasformarsi in sport popolare, amato non solo dai ricchi ma anche dalla classe media. Era l’Italia del boom economico, e Panatta, il figlio dei custode dei campi del Parioli, raccoglieva il testimone da Pietrangeli, figlio della profuga russa Anna De Yourgaince, nato a
Tunisi, campione di uno sport pieno di fascino e lontano dal professionismo esasperato attuale. Oggi a Todi, dopo 16 anni di morte apparente, gli Assoluti riallacciano la loro vicenda antica, nel segno di una rinascita del nostro tennis dopo l’emergenza