Tutti a scuola di sabato e nelle palestre: il piano per ripartire
Turni differenziati, decidono i presidi. Ma è già caos sull’impiego degli spazi per lo sport. Covid, al minimo morti e contagi
Distanziamento, apertura pomeridiana, numero ridotto di alunni in classe, mix tra didattica a distanza e in presenza (ma solo alle superiori) e scuole aperte anche di sabato per gestire meglio i flussi ed evitare assembramenti. Queste sono alcune indicazioni che il Ministero dell’Istruzione inserirà nelle nuove linee guida. Da ieri c’è anche una data per la riapertura dei cancelli: lunedì 14 settembre 2020. La bozza nella giornata di giovedì verrà sostituita dalla versione definitiva che finirà sul tavolo della Conferenza unificata per essere condivisa con Regioni, enti locali, presidi e uffici scolastici territoriali.
MISURE. Tra i nodi ancora da sciogliere c’è quello relativo alle mascherine. Nelle disposizioni di fine maggio del Comitato Tecnico Scientifico si fa riferimento al metro di distanza tra le persone e all’uso obbligatorio di dispositivi di protezione dai 6 anni in su, ma nell'ultimo documento non vi è alcun riferimento sul tema. Si va verso un compromesso: obbligo di indossarle negli spazi comuni ma non seduti al banco. Da escludere anche le strutture in plexiglass e i divisori ipotizzati durante la "fase 2". In caso di nuova quarantena del Paese, invece, si procederà alla didattica a distanza 2.0 con l’obiettivo di garantire a tutti le stesse possibilità e superare il digital divide dei mesi scorsi.
SPORTASCUOLA. Nella nuova scuola verrà garantita ampia autonomia ai presidi, in particolare sugli orari delle lezioni e sui luoghi più adatti per ospitarle. Su questo fronte c’è chi trema. Lo sport che ha resistito all’uragano del Covid-19, in particolare, rischia di essere spazzato via dai timori dei dirigenti scolastici che potrebbero convertire le palestre in aule. Cambiare la destinazione d’uso di questi spazi potrebbe essere necessario per agevolare il distanziamento che le classi sovraffollate, rinominate “classi pollaio”, ovviamente non consentono. Le palestre-aule portano a due problemi: la possibile derubricazione dell’educazione fisica dai curricula (o la sua applicazione solo teorica) e l’estromissione di migliaia di società sportive e associazioni dilettantistiche dagli spazi che il pomeriggio vengono utilizzati in concessione (e pagati) per le varie attività come la pallavolo, il basket, il tennis tavolo, la ginnastica artistica...
LA PARTITA. Inoltre, c’è una dimensione sociale che spesso viene dimenticata. L’educazione fisica è una materia che incide sullo sviluppo psico-fisico-motorio dei giovani, contrasta la sedentarietà e “forma” nuove generazioni di atleti. Se non ci fosse stato lo sport a scuola, probabilmente, non avremmo avuto nemmeno un gigante come Mennea. Società e associazioni dilettantistiche - in Italia 20 milioni di praticanti e 95mila realtà - a tutto questo aggiungono l’impegno sul territorio per togliere i ragazzi dalle strade educandoli a divenire, ancor prima che campioni, dei cittadini consapevoli. Stamattina la ministra dell’Istruzione, Azzolina, incontrerà il ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili, Spadafora, che in questi giorni ha raccolto le preoccupazioni degli assessori allo sport delle Città Metropolitane d'Italia (gli hanno scritto una lettera), di dirigenti societari, presidenti di federazioni e di enti sportivi.