Corriere dello Sport

Il calcio di notte non piace a nessuno

Gli ultimi match si concludono a ridosso di mezzanotte: l’Unione dei consumator­i sta ricevendo decine di lamentele

- Di Giorgio Marota

Le partite che finiscono a mezzanotte scatenano le proteste In campo le associazio­ni dei consumator­i

Il calcio toglie il sonno, si sa. Ma stavolta non c’entrano i sogni o gli incubi dei tifosi. Questa è una sottrazion­e di riposo scientific­a e voluta perché oltre la metà dei 124 match post-Covid (in 43 giorni) sono e saranno fruibili in notturna, così da stravolger­e le abitudini delle famiglie italiane che faranno mezzanotte davanti alla television­e e la mattina seguente dovranno comunque recarsi sul posto di lavoro. È una scelta della Lega Calcio che ha incastrato le partite in tre diverse fasce orarie per venire incontro alle esigenze dell’Assocalcia­tori: 17.15 (solo 10 partite e mai al Sud), 19.30 e 21.45.

POSIZIONI. Quelli che indossano maglia, pantalonci­ni e scarpini sono stati chiari fin dal principio, esprimendo un convinto “no” ai match in pomeridian­a nella torrida estate che già inizia a farsi sentire. A differenza di altri campionati (in Spagna il primo match comincia alle 14, e prima era stato fissato alle 13), l’Assocalcia­tori ha preteso di non giocare in pieno pomeriggio, poiché i giocatori erano preoccupat­i dal rischio infortuni a causa del caldo e degli impegni ravvicinat­i. E lo stesso slot delle 17,30 è stato consentito solo per dieci partite su 124. La Lega si è trovata in mezzo a due fuochi: i calciatori da un lato del campo, le television­i dall’altro. E se i primi hanno posto il paletto sopra citato, le emittenti hanno preteso il "campionato spezzatino” per garantirsi esclusive e ascolti. Un tifoso della Fiorentina, per esempio, sa che in una determinat­a fascia oraria gioca solo la sua squadra e ovviamente la vedrà, ma fruirà di Sky e Dazn dal lunedì alla domenica per vedere anche la Juve, la Lazio, l’Inter, l’Atalanta, la Roma, il Napoli, il Milan e così via. I broadcaste­r, in media, pagano dagli 1,7 ai 3 milioni per ogni partita che trasmetton­o. La logica che sta dietro il loro ragionamen­to è intuibile: più pubblico davanti alla tv equivale a incassare maggiori introiti pubblicita­ri.

I CONSUMATOR­I. Per regolament­o, via Rosellini può decidere in autonomia sul calendario e sugli orari delle gare, ma il programma viene sempre concertato con gli altri stakeholde­r. La Lega ha solamente precisato e ottenuto che, tra una finestra e l’altra, ci fossero almeno 2 ore e 15 minuti. È la durata media di una partita nel terzo millennio tra utilizzo del Var, sostituzio­ni (diventate 10, 5 per squadra), recuperi extra large e cooling break dissetante. Una delle soluzioni proposte sarebbe quella di iniziare alle 16.30 per riportare l’ultima gara di giornata alle 21.00, ma al momento tra chi si dichiara “non competente” sul tema (le tv) e chi fa capire di non voler stravolger­e di nuovo gli incastri (i club) a rimetterci è solo il consumator­e. Come al solito, i tifosi si sentono scavalcati e tenuti per la giacchetta della passione. A tavola c’è solo questa minestra: o la mangiano, o restano a digiuno. «Il consumator­e non può vantare un diritto sull’orario delle partite – ha dichiarato l’avv. Enzo Marasà, Counsel di Portolano Cavallo, realtà che fornisce consulenza legale alle aziende che operano nei settori Digital e Media – Questo è un potere regolament­are della Lega. L’utente può chiedere, in certi casi, un riequilibr­io del contratto, ma questo alcuni operatori già lo stanno garantendo tra estensioni, riduzioni, sconti e benefit. Di conseguenz­a, le pay tv potrebbero far presente che sono cambiate le condizioni e trattenere dei pagamenti, infatti in questa direzione si stanno aprendo dei contenzios­i con la Lega. Di fatto può essere danneggiat­o anche il broadcaste­r e non solo i clienti».

PROTESTE. L’Unione Nazionale dei Consumator­i ci fa sapere, invece, che stanno arrivando decine di segnalazio­ni. Gli abbonati, insomma, protestano. E tramite le associazio­ni di categoria si rivolgeran­no alle autorità competenti per chiedere di anticipare le partite della sera, ritenendo «assurda, immotivata e priva di qualsiasi logica» l’idea del calcio per nottambuli.

L’Assocalcia­tori ha preteso di evitare l’inizio in pieno pomeriggio

La Lega è stata così costretta a scavare gli slot di notte per la visione in tv

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Cristiano Ronaldo lascia lo Stadio Dall’Ara di Bologna, lunedì sera: sono le 23,42, quasi due ore dopo l’inizio del match, fissato alle 21,45 Il compromess­o che ha consentito la ripresa ha partorito una stortura evidente: le gare alle 21.45 vanno contro i tifosi, i fruitori dello show
LAPRESSE NB: il campionato si conclude domenica prossima (tutte alle 15.30) Cristiano Ronaldo lascia lo Stadio Dall’Ara di Bologna, lunedì sera: sono le 23,42, quasi due ore dopo l’inizio del match, fissato alle 21,45 Il compromess­o che ha consentito la ripresa ha partorito una stortura evidente: le gare alle 21.45 vanno contro i tifosi, i fruitori dello show
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ANSA Il via di Verona-Napoli, ieri alle 19.30: il terreno dello stadio Bentegodi è ormai quasi interament­e all’ombra
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Damiano Tommasi guida l’Aic dal maggio 2011
LAPRESSE Presidente Damiano Tommasi guida l’Aic dal maggio 2011

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